Comete, la morte di una di loro è arrivata in diretta | Sono rimasti tutti senza fiato – FOTO
Un cittadino ha catturato un’immagine della morte di una cometa. Ecco perché l’istantanea è così importante per la comunità astronomica
Le meteore sono corpi celesti che fanno parte del Sistema Solare, la cui origine appare ancora incerta. Molti esperti convengono sulla medesima teoria, ovverosia che questi oggetti derivino dalla Nube di Oort, una regione estremamente fredda che circonda il nostro sistema. Le stesse raggiungerebbero poi le vicinanze del Sole a seguito di perturbazioni generate da altre stelle, che ne provocano la caduta.
La principale parte che costituisce una meteora è il nucleo, prevalentemente composto da rocce, metalli, polveri, ma anche ghiacci d’acqua, anidride carbonica e metano. Per questo, le meteore hanno assunto una denominazione definibile colloquiale, vale a dire ‘palle di neve‘, per via delle loro proprietà ghiacciate.
Le comete possono essere classificate in due differenti gruppi. Da un lato troviamo le comete di corto periodo, le cui tempistiche orbitali sono pari ad almeno 200 anni, dall’altra le comete di lungo periodo, che impiegano fino a svariate migliaia di anni prima di compiere definitivamente l’orbita. Altre ancora sono contraddistinte da periodi orbitali infiniti.
E dove vanno a finire? Se si tratta di comete periodiche, queste tornano nel Sistema Solare interno, a meno che non vengano disintegrate progressivamente, fino al definitivo collasso, se transitano in aree prossime al Sole. Le comete non periodiche, invece, trascorrono appena pochi mesi nel nostro sistema prima di scomparire nelle aree più nascoste dell’Universo intero.
Il collasso di una cometa catturato in diretta
L’astronomo ungherese Lionel Majzik è riuscito ad immortalare le straordinarie immagini della morte di una cometa. Si tratta della C/2024 G3 (ATLAS), disintegratasi nello spazio per mano del Sole, che ha portato alla sua disgregazione nel corso di alcuni giorni. Il nucleo cometario, come anticipato, è stato distrutto proprio dal ‘Re’ del nostro sistema, proprio perché durante il passaggio ha raggiunto una distanza esigua rispetto al Sole. I resti della cometa possono ancora essere ammirati dall’emisfero australe; gli stessi si presenteranno come una sorta di scia di detriti.
Non è un caso che la cattura dell’incredibile evento sia avvenuta per mano di un esperto di comete, che ha dapprima seguito la C/2024 G3 (ATLAS), per poi individuarla ed eseguirne un’istantanea senza precedenti. In merito alla stessa, è stato effettuato anche un time-lapse che mostra le varie fasi evolutive della cometa nel corso di sei giorni circa, periodo durante cui è avvenuta la definitiva estinzione del nucleo. A seguito di questo fenomeno, anche la chioma e il candore sono stati soggetti al definito collasso, venendo scagliati altrove dalla potenza termica esercitata dal Sole.
Le future ipotesi degli astronomi
Secondo le informazioni diffuse dal sito astrovanbuitenen.nl, al 25 gennaio, la magnitudine della cometa risultava essere di +4,4. Presto, dunque, C/2024 G3 (ATLAS) non risulterà più osservabile ad occhio nudo, considerando che i limite è pari a +6 di magnitudine. Ciò vuol dire che, per gli studiosi ed appassionati, la cometa potrà essere inquadrata solo mediante l’impiego di strumenti, quali telescopi. Precedentemente, al momento del perielio, ossia quando C/2024 G3 (ATLAS) aveva raggiunto la distanza minima rispetto al Sole, la magnitudine risultava essere di -4.1. Il perielio è stato raggiunto dalla cometa lo scorso 13 gennaio, quando distava soli 13,5 milioni di chilometri dalla stella principe del sistema.
Gli esperti avevano già ipotizzato la morte della cometa, ma le prove fotografiche fornite da Majzik non lasciano più spazio a dubbi. La palla di ghiaccio e polveri era già stata individuata da un telescopio del sistema ATLAS (Asteroid Terrestrial Impact Last Alert System) localizzato in Cile; era il 5 aprile 2024. Si tratta di una cometa, come indicato dagli esperti, che probabilmente aveva già transitato nella regione solare circa 160.000 anni fa, proveniente dalla gelida nube di Oort. Inoltre, non è stata esclusa la possibilità che i suoi detriti possano originare un nuovo sciame meteorico in futuro.