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Asteroidi, ce n’é uno che meraviglia e preoccupa tutti allo stesso tempo | Il nostro satellite ci bombarda con pezzi del suo corpo

Asteroide near-Earth (Space.com)

Asteroide near-Earth (Space.com foto) - www.aerospacecue.it

Presunti asteroidi, che a seguito di approfondimenti, sono risultati essere veri e propri detriti. Perché uno degli ultimi individuati ha attirato l’attenzione dell’intero mondo astronomico?

Corpi celesti in orbita attorno al Sole, il cui approfondimento permette di comprendere a pieno l’evoluzione dei pianeti nel corso degli anni; si tratta degli asteroidi. Quelli formati prevalentemente da silicati e metalli occupano la Fascia Principale del Sistema Solare, mentre all’interno della Fascia di Edgeworth-Kuiper è possibile individuare corpi ghiacciati.

Nel corso degli anni la Terra è stata oggetto di svariati passaggi di asteroidi, noti come ‘flyby‘, che sono terminati anche direttamente sulla superficie terrestre. E’ il caso della caduta dell’asteroide 2008 TC3, caratterizzato da circa 5 metri di diametro, che nel corso della sua capitolazione si è disintegrato attraversando l’atmosfera.

Ma non è da escludere la possibilità che la caduta degli stessi elementi possa comportare conseguenze, più o meno importanti, sul nostro pianeta. Nel 2013 a Chelyabinsk, in Russia, un asteroide che presentava dimensioni pari a circa 30 metri di diametro è esploso a 30 km di quota, provocando un’onda d’urto non indifferente e provocando addirittura 1.500 feriti.

Gli studiosi si interessano particolarmente allo studio di tali corpi, in quanto grazie a questi è possibile risalire all’origine anche del nostro pianeta. Sapevate, per esempio, che pare siano stati proprio gli asteroidi a riempire gli Oceani della Terra con l’acqua? Si tratta di un elemento che ci aiuta a comprendere come la loro azione abbia rappresentato un elemento incisivo sulla formazione planetaria.

Oggetti dalla natura poco chiara

In orbita attorno al Sole sono presenti corpi, generalmente attribuibili a stadi superiori di razzi che hanno effettuato missioni lunari e spaziali nel passato. All’interno si presentano generalmente come cavi, con orbite fortemente perturbate dalla pressione di radiazione solare, nonché un rapporto particolarmente elevato tra area e massa. La loro scoperta è stata possibile nel corso degli anni mediante survey, il cui principale scopo, in realtà, sarebbe quello di ricercare asteroidi near-Earth.

In particolare, è recentemente emersa la presenza dell’asteroide denominato 2018 AV2, con tutta probabilità inerente alla missione dell’Apollo 10 o del Saturn V dell’Apollo 12. Nel corso della storia è capitato in differenti occasioni che apparenti asteroidi, a seguito di approfondite osservazioni fotometriche risultassero, in realtà, essere degli space debris, ossia dei veri e propri detriti, frammenti espulsi dallo spazio a seguito di collisioni e impatti, significativamente ridotti rispetto al passato, ma non ancora completamente impossibili da individuare. Gli esperti hanno evidenziato come potrebbero trattarsi di ejecta lunari che, una volta entrati in orbita eliocentrica, si trasformino in veri e propri asteroidi near-Earth. Gli ejecta vengono teoricamente espulsi dalla Terra durante la formazione del cratere, ma restano dei dubbi riguardanti l’espulsione degli stessi nello spazio.

Frammenti di asteroidi (Depositphotos)
Frammenti di asteroidi (Depositphotos foto) – www.aerospacecue.it

Da asteroide a detrito lunare

Tra gli asteroidi individuati ai quali è stata attribuita una natura lunare vi è il 469219 Kamo’oalewa, che presenta dimensioni comprese tra i 40 e i 100 metri, la cui osservazione è stata possibile mediante l’impiego del Lowell Discovery Telescope e del Large Binocular Telescope, grazie ai quali è stato possibile risalire all’origine lunare, in quanto frammento derivante dalla superficie del satellite. Attualmente la China National Space Administration starebbe pianificando una missione robotica, nota con il nome di Tianwen-2, al fine di entrare in possesso di campioni dei frammenti e portarli sulla Terra per effettuare ulteriori approfondimenti. La medesima sorte ha riguardato anche l’asteroide 2024 PT5, successivamente catalogato come frammento lunare, che presenta un’estensione compresa tra gli 8 e il 19 metri di diametro, che dopo esser stato scoperto lo scorso agosto, ha raggiunto la distanza di circa 568.000 km dalla Terra, lontananza minima rispetto al nostro pianeta, ma proseguendo la propria orbita eliocentrica è stato soggetto ad un progressivo allontanamento. Tuttavia, nel periodo compreso tra la fine di settembre e la fine di ottobre, la distanza e la velocità relativa – pari a 1,37 km/s – hanno fatto si che il 2024 PT5 figurasse come un vero e proprio ‘quasi-satellite‘ rispetto alla nostra Terra. Il Lowell Discovery Telescope ha catturato immagini esclusive del detrito, individuando mediante una spettrofotometria una banda di assorbimento pari a 1 μm, utile per ipotizzare la natura lunare, e perciò naturale, dell’asteroide.

Lo spettro dell’asteroide risulta essere molto simile rispetto ad ulteriori campioni che sono stati prelevati proprio nel corso di missioni lunari, ma presenta alcune caratteristiche peculiari che lo hanno reso un oggetto d’interesse per gli studiosi di tutto il mondo. Fra questi la capacità di riflettere la luce in modo quasi analogo ai materiali lunari, distanziandosi dalle caratteristiche tipiche degli asteroidi. E’ stato, infatti, analizzato come tra le classi tassonomiche in cui i corpi vengono catalogati, non esiste nessuna in grado di risultare compatibile con il 2024 PT5 e il suo spettro. Questo ha portato gli astronomi a pensare che l’asteroide potesse provenire dalla fascia principale. L’asteroide si presenta come oggetto piuttosto rosso, capace di riflettere circa il doppio della luce rispetto a a 0,55 μm. Le informazioni raccolte dagli esperti sullo space debris portano alla conclusione che si tratti effettivamente di un elemento che abbia origine naturale. Gli approfondimento a riguardo potranno fornire informazioni del tutto inesplorate, che permetteranno di comprendere a pieno l’evoluzione collisionale dello spazio. A riportarlo è The Astronomical Journal Letters.