Alfa Centauri, hanno trovato il modo di comunicare | Riusciremo a telefonare sul nostro Pianeta dall’Universo
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Alfa Centauri (iStock foto) - www.aerospacecue.it
Sarà davvero possibile comunicare anche a distanza di miliardi di chilometri nello spazio? Studi ed ambizioni congiunte potrebbero portare al raggiungimento di questo rivoluzionario traguardo
Alfa Centauri è un sistema stellare che dista circa 40 trilioni di km dalla terra, vale a dire circa 4,4 anni luce. All’interno del sistema sono presenti due stelle che risultano essere molto simili al Sole, il che ha portato gli studiosi ad interrogarsi sulla possibile esistenza di esopianeti abitabili all’interno di Alfa Centauri.
Inoltre, l’uomo ha acceso il dibattito relativo all’aspirazione di raggiungere fisicamente il sistema stellare. Ma questo sarebbe realmente possibile? Considerando, come detto pocanzi, che la distanza dalla Terra è pari a 40 trilioni di chilometri, Alfa Centauri sarebbe raggiungibile in circa quattro anni, qualora venisse introdotto un sistema che permetta di viaggiare alla velocità della luce.
Ma attualmente, tra le tecnologie di cui l’essere umano dispone, la più rapida verificata può raggiungere la velocità massima di 250.000 km orari; si tratta delle sonde Helios, lanciate nello spazio dalla NASA. Se i medesimi mezzi venissero impiegati per consentire all’essere umano di raggiungere Alfa Centauri, si renderebbero necessari circa 18.000 anni.
Sono diversi gli innovativi progetti in studio, che sperano di portare al raggiungimento delle velocità più adeguate. Tra questi vi è Starshot, costituita sull’idea di sviluppare un’astronave sostentata da vele e da laser ad alta potenza, che garantirebbero di perseguire più di un quinto della velocità della luce.
La potenziale rivoluzione
Sulla rivista Physical Review Research, coordinata dall’American Physical Society, è stato pubblicato uno studio in cui si getta luce sulla possibilità di costituire un sistema di comunicazione rivoluzionario, mediante il lancio di una sonda dalla Terra, potenzialmente utilizzabile come trasmettitore. Ad occuparsene è stato un team di ricerca proveniente dall’Università di Padova, coordinato dal professore Paolo Villoresi. L’ambizione è di poter comunicare direttamente con il nostro pianeta durante il passaggio verso l’esopianeta Proxima Centauri B, esopianeta facente parte del sistema Alfa Centauri.
Nello studio viene evidenziato come potrà diventare possibile l’invio di messaggi luminosi e la realizzazione di emettitori in grado di trasmettere dati nonostante la distanza occupata dalla sonda tra la Terra e l’esopianeta, pari a circa 40 miliardi di chilometri. Il progetto fonda le sue basi sull’invio di una sonda a vela, in grado di raggiungere il 20% circa della velocità della luce mediante la spinta garantita da fasci laser provenienti dalla Terra. Una volta che la stessa sonda raggiungerà Proxima Centauri B, entrerà in gioco l’utilizzo di trasmettitori collocati esattamente sulla vela, trasformando i messaggi captati in impulsi luminosi. In questo modo si renderà possibile, unicamente nel corso di poche settimane, comunicare le osservazioni individuate dalla sonda sull’esopianeta direttamente sulla superficie terrestre.
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La collaborazione che ha portato fino all’ingresso in StarShot
Nel centro dell’università veneta, il Padua Quantum Technologies Research Center, svolgono il proprio operato non solo esperti di comunicazione quantistica spaziale, ma anche studiosi di sistemi di telecomunicazione, nano ottica e nanofabbricazione. La cooperazione tra i vari gruppi di lavoro ha permesso di giungere alla conclusione della sonda con superficie a vela, che ha letteralmente aperto le porte al già citato progetto StarShot, mosso dall’ambizione di ricercare inesplorate forme di vita nell’ambiente universale.
Tra le università coinvolte nello studio ‘High Directional Optical Transmitter with Phased Array of Nanoptical Emitters and Efficient Error Correction for Long Distance Space Communications‘, che fa capo al medesimo progetto StarShot, vi sono prestigiosi atenei siti in tutto il mondo, fra i quali Arizona State Univeristy, UCLA, MIT, Hawaii University e Caltech, solo per citarne alcuni. La presentazione dello studio, poi pubblicato su Physical Review Research, è da attribuire direttamente al suo coordinatore, il professor Villoresi, che ha proceduto con l’esposizione al mondo intero nel corso del primo Simposio Interstellare, che ha avuto luogo lo scorso dicembre, in modo da interessare e coinvolgere sempre più unità agli obiettivi di ricerca unitari della comunità scientifica globale.