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Via Lattea, finora ha nascosto un segreto ghiacciato | Scoperto qualcosa che assomiglia tanto ad una stella: ma sarà così?

Via Lattea (Freepik)

Via Lattea (Freepik foto) - www.aerospacecue.it

Un nuovo rinvenimento ha scatenato decine di differenti dubbi ed ipotesi. C’è chi dice si tratti di una giovane stella. Cosa è stato individuato?

La Via Lattea è la galassia dove ha sede il nostro Sistema Solare, che contiene miliardi di corpi tra stelle, pianete e nebulose. L’universo che abitiamo si situa, in particolare, in una zona nota come Braccio di Orione, che dista più o meno 27.000 anni luce dal centro della galassia.

Ma perché è chiamata ‘lattea’? Il termine deriva con tutta probabilità dagli antichi Greci, che osservando il cielo durante le fasi notturne non potevano fare a meno di notarne l’aspetto lattiginoso. La definizione specifica è “Galaxias Kyklos”.

Per riconoscerla bisogna proprio cercare una sorta di striscia contrassegnata da una particolare luminosità, data dalle numerose stelle che la costituiscono. Se volete vederla in modo chiaro e completo, gli osservatori astronomici sono indubbiamente i luoghi più adatti. Eppure sono molti gli avamposti tra montagne o zone costiere da cui sarà possibile ammirarla anche ad occhio nudo.

Tra le varie tipologie di galassia, la Via Lattea si contraddistingue per la sua forma a spirale barrata; questa conformazione prevede una struttura centrale rettilinea che rappresenta il nucleo effettivo della galassia, e quindi il centro, ed è circondata da due ‘bracci’ di stelle. La sua regione centrale è nota come Centro Galattico.

La scoperta di oggetti mai avvistati prima; un enorme punto interrogativo

Il team coordinato da Takashi Shimonishi dell’Università di Niigata ha effettuato una scoperta inedita nel 2021, relativa proprio ad oggetti non bene identificati e mai avvistati prima all’interno della Via Lattea. Si tratta di due sfere che risultano essere costituite da gas ghiacciato, localizzate a due distanze profondamente differenti, a tal punto da condurre gli esperti ad escluderne una correlazione. Inizialmente si pensava potessero essere riconducibili a giovani stelle, a partire dalle primissime osservazioni effettuate quasi vent’anni fa grazie al telescopio spaziale AKARI.

I professionisti hanno cercato ulteriori metodi per racimolare un numero maggiore di dati ed informazioni, analizzandone, ad esempio, la lunghezza d’onda della luce emanata. Per fare ciò si è reso necessario l’impiego di un radiotelescopio, l’ALMA (Atacama Large Millimeter Array) in Cile. Ma è stato proprio il professor Shimonishi ad esprimere l’assenza di ipotesi che possano spiegare le caratteristiche di questi oggetti, rivelati come non corrispondenti a nessun elemento già noto. Gli stessi sono in prevalenza composti da monossido di carbonio e monossido di silicio e presentano dimensioni inferiori rispetto a nubi di gas presenti nella Via Lattea.

Una nuova tipologia di stella (Freepik)
Una nuova tipologia di stella (Freepik foto) – www.aerospacecue.it

Le osservazioni proseguono

La concentrazione di silicio potrebbe far pensare ad un’associazione diretta con le esplosioni cosmiche, come nel caso delle giovani stelle, ma l’ipotesi si è rivelata essere non compatibile con le caratteristiche dei fenomeni presumibilmente associabili, a partire dalle dimensioni, fino a giungere al materiale ghiacciato di cui gli oggetti sono costituiti. E a comportare nuovi punti interrogativi per gli studiosi sono le luci infrarosse emesse dagli stessi, che pur presentano temperature adeguatamente basse rispetto alla loro proprietà ghiacciata.

E tornando a parlare della distanza, se consideriamo che tra i due esempi rinvenuti intercorrono ben 13.000 anni luce, i punti interrogativi continuano a crescere. L’inspiegabilità dei fenomeni osservati potrebbe condurre finalmente alla conclusione che si tratti di nuove stelle, mai esistite e mai osservate prima d’ora. Secondo gli ultimi sviluppi il team giapponese che aveva effettuato il primordiale rinvenimento risulta essere in tempo d’osservazione usufruendo del telescopio spaziale James Webb, che garantirà una risoluzione spettrale senza precedenti, in modo da fornire ulteriori dettagli relativi al ghiaccio, alle polveri e alla conformazione termica degli oggetti, ritenuti ancora indefinibili.