Intervista al Professor Francesco Nasuti, Direttore del Centro di Ricerca Aerospaziale
A Cura della giornalista Valentina Busiello
Il CRAS Centro di Ricerca Aerospaziale dell’Università La Sapienza di Roma.
Abbiamo incontrato nella sede Dipartimento di Ingegneria Meccanica ed Aerospaziale della Sapienza, il Professor Francesco Nasuti, Direttore del Centro di Ricerca Aerospaziale, dove ci ha condotto in un luogo davvero magico come se fossimo proiettati nel passato, nell’epoca dei più grandi pionieri Aerospaziali italiani. Una storia che parla da sola, le origini che richiamano il presente ed il futuro, fino all’epoca moderna e tecnologica del secolo.
Il Professore Francesco Nasuti, dice: “Oggi nella vita quotidiana anche se non sempre ce ne rendiamo conto siamo tutti legati allo spazio che è quindi diventato un ambito economico e strategico e non più pioneristico. Lo spazio non è più legato solo alle tecnologie abilitanti dell’ingegneria aerospaziale e dell’elettronica e delle telecomunicazioni ma c’è anche tutto il settore delle utilizzazioni, l’utilizzo dello spazio dove compaiono tanti nuovi attori, quelli della cosiddetta space economy. Ciononostante gli aspetti strategici, come quelli dell’accesso allo spazio e dalla sicurezza, continuano a svolgere un ruolo importante. Per esempio, la programmazione dei lanciatori Europei per l’accesso allo spazio è al centro dell’attenzione dei governi, delle agenzie ed industrie. Tornando alle tecnologie abilitanti, Sapienza ha una storia centenaria in questo settore e continua ad essere uno dei punti di riferimento per la formazione degli ingegneri aerospaziali.”
Dove tutto ha inizio.
“L’Università La Sapienza è il luogo dove sono cominciati gli studi nel settore Aerospaziale in Italia. Parliamo di una storia di tradizioni a partire da circa cento anni fa, composta da formazione accademica e da studi iniziati in stretto contatto con la Forza Armata quale l’Aeronautica Militare. Nel 1926, fu fondata la Scuola di Ingegneria Aeronautica in Sapienza, dove nacquero una serie di esperimenti, sviluppi, evoluzioni scientifiche, studi di ricerca aeronautiche. In quegli anni grazie anche al contributo del Prof. Gaetano Arturo Crocco, preside della Scuola, fu fondata la Direzione Superiore Studi ed Esperienze dell’Aeronautica Militare (DSSE), un centro di sperimentazione aeronautica realizzato presso l’odierna città di Guidonia.”
La città di Guidonia che prende il nome dal Generale Alessandro Guidoni “la città dell’aria.
“È importante ricordare questo centro perché in esso hanno lavorato ricercatori che hanno svolto un ruolo decisivo per gli sviluppi della formazione e della ricerca nel campo dell’ingegneria aerospaziale nell’università di Roma. Al DSSE hanno lavorato il Prof. Antonio Ferri, che ne è anche stato direttore, e il Prof. Luigi Crocco, entrambi professori della Sapienza trasferitisi negli Stati Uniti dopo la guerra. Insieme a loro il Prof. Luigi Broglio che successivamente avrebbe insegnato e guidato la Scuola di Ingegneria Aerospaziale della Sapienza per molti decenni.”
Il Generale Broglio fu il Preside della Scuola di Ingegneria Aeronautica alla Sapienza dove portò una formazione di nicchia, e, grazie alla sinergia con gli Stati Uniti e Aeronautica Militare italiana, portò il raggiungimento di un importante traguardo a livelli mondiali?
“Si, la collaborazione con gli Stati Uniti si sviluppa agli inizi proprio grazie al rapporto tra ricercatori del calibro di Ferri e Broglio stabilitosi a Guidonia. Il prof. Ferri molto rapidamente diventa un punto di riferimento nel campo dell’aerodinamica negli Stati Uniti e poté quindi contribuire allo stabilirsi dei progetti congiunti Italia-USA. Così, successivamente, con il progetto San Marco, guidato dal Prof. Broglio, l’Italia divenne la terza nazione al mondo ad aver inviato in orbita un satellite nazionale anche se attraverso un vettore americano, il San Marco 1, di cui, in questi giorni, stiamo celebrando il 60° anniversario del lancio.”
Ci parla del Dipartimento di Ingegneria Meccanica ed Aerospaziale in Sapienza?
“Il Dipartimento include la maggior parte dei docenti e ricercatori nell’ambito dell’ingegneria meccanica e aerospaziale di Sapienza. I dipartimenti sono la sede centrale nell’organizzazione della formazione e della ricerca nelle università. Il nostro dipartimento è responsabile della formazione nel campo dell’ingegneria meccanica e in quello dell’ingegneria aerospaziale. Soffermandoci su quest’ultima, formiamo ingegneri dalla laurea, alla laurea magistrale (abbiamo una laurea in ingegneria aeronautica ed una in ingegneria spaziale e astronautica) al dottorato di ricerca, con un totale di un migliaio di studenti iscritti. La ricerca nell’ingegneria aerospaziale (svolta da ricercatori che per i 2/3 sono nel nostro dipartimento) ha avuto riconoscimenti internazionali per la sua qualità. Sapienza è risultata nello Shanghai Ranking, nell’ambito Aerospace engineering, sempre tra le prime 30 università nel mondo e le prime 5 in Europa dall’istituzione di questo ranking nel 2017.”
Professore Nasuti, Direttore del Centro di Ricerca Aerospaziale della Università Sapienza, ci parla della nascita di questo centro di ricerca fino alla sua evoluzione presente e futura?
“Il centro nacque nell’anno 2008 come un centro di ricerca interdipartimentale per le ricerche nel settore aerospaziale e denominato CRAS: Centro di Ricerca Aerospaziale della Sapienza, sotto la spinta del Prof. Marcello Onofri che ci ha lasciato proprio qualche mese fa. Il Prof. Onofri (allievo del Prof. Carlo Buongiorno, uno dei più stretti collaboratori del prof. Broglio nonché allievo di quest’ultimo e del Prof. Ferri) ha svolto un ruolo di protagonista negli ultimi 30 anni nell’ambito universitario e nei rapporti tra università e industria. La nascita del CRAS, con un centinaio di ricercatori, è stata motivata non dalla volontà di sovrapporsi o sostituire i dipartimenti coinvolti, ma dallo scopo di coordinare queste attività, realizzando opportune sinergie e fornendo una visibilità forte ed unitaria al settore. Il CRAS è una struttura interdipartimentale di coordinamento delle attività di ricerca che i docenti svolgono prevalentemente nei propri dipartimenti di appartenenza. Obiettivo del CRAS è quindi quello di consentirci di operare in forma coordinata e sinergica, per avere una visibilità che va oltre i confini del singolo dipartimento e che possa permetterci di avere la massima rappresentatività come ricercatori della Sapienza.”
Cosa intende per centro di ricerca interdipartimentale?
“Come le dicevo i dipartimenti sono la sede della ricerca e della formazione e in esso si svolgono le ricerche proprie delle singole discipline. Esistono tuttavia ricerche multidisciplinari o interdisciplinari che richiedono un coordinamento tra vari dipartimenti o una presentazione unitaria della ricerca svolta da ricercatori che svolgono ordinariamente la propria ricerca disciplinare all’interno di diversi dipartimenti. Quindi il CRAS include al suo interno diversi dipartimenti di Sapienza che spaziano in un vasto campo di discipline che tengono conto dell’ampiezza degli interessi odierni nel settore aerospaziale, che, come dicevamo, vanno oltre quelli abilitanti dell’ingegneria e ambisce ad essere l’interlocutore privilegiato di Sapienza quando si intende l’aerospazio nella sua concezione più ampia. Nel nostro centro, quindi, collaborano e si confrontano, per il campo delle ricerche aerospaziali, ricercatori di settori di ingegneria meccanica, aerospaziale, elettronica, informatica, telecomunicazioni, chimica, materiali, gestionale, civile, ambientale, automatica, gestionale, strutturale, geotecnica, insieme a ricercatori delle scienze di base come fisica, chimica, della medicina, e delle scienze politiche. Il centro intende aggiungere alle attività di ricerca disciplinari svolte nei dipartimenti una opportunità in più, quella di poter collaborare in sinergia in ambito di ricerca multidisciplinare/interdipartimentale nel settore aerospaziale grazie alle eccellenze nella ricerca presenti in Sapienza. Il centro inoltre prevede un’attività di comunicazione incontrando personalità di rilievo e mettendo a confronto i diversi ambiti disciplinari. Ad esempio recentemente abbiamo ospitato incontri sul tema della biomedicina spaziale.”
Ci illustra affascinandoci, le linee di ricerca del CRAS e le varie missioni ed esperimenti in ambito spaziale al quale il Centro di Ricerca Aerospaziale lavora sotto la guida dei più grandi ricercatori italiani della Sapienza?
“Sicuramente tra quelli in corso i progetti più affascinanti sono quelli relativi alle missioni interplanetarie, guidati dal Prof. Luciano Iess, insignito del prestigioso premio NASA Exceptional Scientific Achievement Medal, e che mi ha preceduto nell’incarico di direttore del centro. Con il suo gruppo di ricerca e con attività multidisciplinari il Prof. Iess ha partecipato e partecipa con progetti di radioscienza, geodesia planetaria e gravità relativistica, alle principali missioni della NASA e dell’ESA e dell’ASI come JUNO e JUICE dirette al pianeta Giove e alle sue lune, Cassini, diretta al pianeta Saturno e alle sue lune, Bepi-Colombo diretta al pianeta Mercurio, e VERITAS diretta al pianeta Venere. Ma abbiamo anche altri progetti di ricerca di rilievo come quelli dedicati allo studio dell’ambiente terrestre.
Il CRAS è membro della Copernicus Academy che ha lo scopo di informare, educare, formare ed addestrare i potenziali fruitori all’uso integrato di metodi e strumenti di osservazione della Terra, geomatica e informatica avanzata, in particolare attraverso i prodotti e servizi resi disponibili da Copernicus. Partecipa agli studi sull’estensione della rete dei satelliti Sentinel del programma Copernicus. Sempre nell’ambito dell’osservazione della Terra e dell’utilizzo dei dati generati dall’osservazione della Terra il centro partecipa a programmi come SEMIA per la mitigazione rischi in agricoltura e OCEANOS per il monitoraggio dei mari. Altri progetti non meno importanti sono quelli che prevedono la realizzazione ed impiego di piccoli satelliti e l’individuazione e l’osservazione dei detriti spaziali con i progetti URSA MAIOR, CORAL e BILAR, e quelli di realizzazione di sistemi propulsivi per piccoli satelliti (progetti MEMIT e GRECS) e per lanciatori (PHAEDRA).”
Professore Nasuti, parlando dell’ambiente Lunare cosa ci dice in tema di ricerca?
“C’è il programma Artemis della NASA che crea un avamposto per la colonizzazione dell’umano sulla Luna, ed anche qui il ruolo dell’Italia con Thales Alenia Space Italia è estremamente importante, ma abbiamo anche Moonlight, il programma dell’Agenzia Spaziale Europea per la creazione di una costellazione satellitare orbitante intorno alla Luna, progettata per offrire servizi di comunicazione e navigazione avanzati e di cui Telespazio è il prime contractor. Con il CRAS partecipiamo anche a quest’ultimo progetto con una ricerca guidata dal laboratorio di radioscienza. Ma le attività di ricerca relative all’ambiente lunare non terminano qui. Ci saranno nei prossimi anni certamente molte iniziative anche a partire dal nostro centro che potrà usufruire della propria rete multidisciplinare per mettere insieme le necessarie competenze del campo medico- biologico e dell’ingegneria in vista della presenza umana sulla Luna.”
Nel settore accesso allo Spazio, ci illustra sul tema dei trend e gli sviluppi futuri?
“Sapienza ha una lunga tradizione nel settore dell’accesso allo spazio che possiamo far risalire anch’essa agli studi di Guidonia e ai prof. Antonio Ferri e Luigi Crocco, tra i più importanti studiosi nella storia della gasdinamica. E proprio il prof. Luigi Crocco fu il primo direttore di quella che oggi è l’area propulsione del dipartimento di ingegneria meccanica e aerospaziale (allora era l’istituto di “Motori per Aeromobili”). Successivamente la tradizione si è consolidata con il progetto San Marco e con i lanci dei satelliti scientifici con il vettore Scout e con gli studi del Prof. Broglio e del Prof. Buongiorno, e, più recentemente, con diversi progetti svolti all’interno dei dipartimenti e nel CRAS. In particolare, il CRAS, grazie ai contributi di ricercatori di 3 dipartimenti, ha partecipato con lavori si ricerca e supporto per ESA agli sviluppi dagli attuali lanciatori europei, Vega-C e Ariane 6, e alla futura evoluzione del primo chiamato Vega-E.
Come dicevamo in precedenza il settore dell’accesso allo spazio è strategico e abilitante per poter operare nello spazio e oggi viviamo un periodo di grande fermento in questo settore grazie anche alla rivoluzione imposta dai successi di Space-X e alle prospettive della space economy. Anche in Europa è quindi in atto la ricerca e lo sviluppo di lanciatori riutilizzabili. Probabilmente qualche anno fa non avremmo potuto prevedere la rapidità con la quale l’interesse si è spostato verso la riutilizzabilità dei lanciatori. Riutilizzabile vuol dire che, come negli altri sistemi di trasporto, anche il sistema di accesso allo spazio prevede un veicolo che viene utilizzato per andata e ritorno e quindi rifornito e riutilizzato per un nuovo accesso allo spazio. Questo prima dell’avvento di Space-X con il suo lanciatore Falcon 9 era avvenuto soltanto con il sistema di trasporto spaziale dello Space Shuttle. Ma in entrambi casi si tratta o si trattava di parziale riutilizzo.
La completa riutilizzabilità, che oggi sembra poter essere raggiunta attraverso il sistema di lancio Starship, resta una grande sfida soprattutto per il rientro dall’orbita terrestre. Anche sul tema del rientro siamo stati impegnati con il nostro centro di ricerca in studi riguardanti il programma di rientro europeo per la navetta IXV predecessore della navetta Space Rider oggi in fase di studio e realizzazione. Quest’ultima navetta ci permetterà di trarre ulteriori informazioni per lo sviluppo dei futuri lanciatori riutilizzabili europei. Ci aspettiamo quindi un’intensa attività nello sviluppo di lanciatori riutilizzabili di diverse dimensioni anche in Europa. La direzione verso il riutilizzo, spesso auspicata e rimandata negli anni passati, è infatti segnata, più per la sua valenza strategica che per gli immediati benefici economici che ne potranno venire, e caratterizzerà i prossimi decenni.”