Home » NASA ed ESA sono in possesso di uno strumento fuori dal comune | Riesce a catturare qualsiasi cosa: è davvero sconvolgente

NASA ed ESA sono in possesso di uno strumento fuori dal comune | Riesce a catturare qualsiasi cosa: è davvero sconvolgente

Galassie nell'universo (Depositphotos foto)

Galassie nell'universo (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Rivoluzione nell’osservazione spaziale: NASA ed ESA utilizzano strumenti straordinari capaci di catturare dettagli mai visti prima.

L’esplorazione dello spazio è una delle avventure più affascinanti che l’umanità abbia mai intrapreso. Non è solo una questione di scoprire nuovi pianeti o galassie lontane, ma è anche un viaggio per capire chi siamo e da dove veniamo. Per farlo, servono strumenti incredibilmente avanzati, capaci di guardare là dove nessuno è mai riuscito prima.

Quando si parla di innovazione nello spazio, i nomi della NASA e dell’ESA saltano subito in mente. Queste due agenzie, con anni di esperienza e risorse straordinarie, lavorano insieme su progetti che sembrano usciti da un film di fantascienza. È proprio questa collaborazione tra menti brillanti e tecnologie avanzatissime che ci permette di fare passi da gigante nell’osservazione del cosmo.

Negli ultimi decenni, l’ingegneria spaziale ha fatto passi da gigante. Abbiamo superato limiti tecnici che, fino a poco tempo fa, sembravano insormontabili. Oggi siamo in grado di costruire strumenti che non solo raccolgono dati, ma li analizzano con una precisione quasi spaventosa. E ogni nuova scoperta ci ricorda quanto siamo piccoli nell’universo… ma anche quanto siamo curiosi.

In fondo, il fascino della ricerca spaziale sta tutto lì: è come guardare attraverso un buco della serratura e scoprire un mondo nuovo ogni volta. Ogni telescopio, ogni sonda, ogni programma lanciato nello spazio diventa una finestra sul mistero, un modo per scoprire qualcosa che non sapevamo esistesse. Ed è proprio questo che spinge scienziati e ingegneri a non fermarsi mai.

Un risultato senza precedenti

Prendi per esempio il caso della galassia di Andromeda. Grazie al telescopio spaziale Hubble, che ha lavorato senza sosta per dieci anni (dieci!), è stato creato un fotomosaico pazzesco. Si parla di oltre 600 scatti uniti per creare un’immagine da 2,5 miliardi di pixel. Dentro ci sono 200 milioni di stelle. Sì, hai capito bene: milioni! E tutto questo lavoro ha richiesto una precisione tecnica da togliere il fiato.

Tra i protagonisti di questo ambizioso progetto c’è Leo Girardi, un ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) di Padova, nonché l’unico italiano del team. Girardi ha avuto un ruolo cruciale nel coordinare l’analisi dei dati raccolti dai due importantissimi programmi che li hanno rielaborati.

La galassia di Andromeda (NASA foto)
La galassia di Andromeda (NASA foto) – www.aerospacecue.it

I due programmi

Il risultato straordinario del mosaico di Andromeda è stato possibile grazie a due programmi osservativi, PHAT e PHAST, sviluppati per sfruttare al massimo le capacità del telescopio spaziale Hubble. Il primo, il Panchromatic Hubble Andromeda Treasury (PHAT), è stato avviato circa dieci anni fa. Questo programma si è concentrato sulla metà settentrionale della galassia di Andromeda, osservandola attraverso diversi filtri: quasi-ultravioletto, visibile e quasi-infrarosso. Grazie all’Advanced Camera for Surveys e alla Wide Field Camera, PHAT è riuscito a ottenere immagini dettagliate di circa 100 milioni di stelle, fornendo una mappa estremamente precisa della parte superiore della galassia.

A completare questo lavoro, è arrivato il secondo programma, il Panchromatic Hubble Andromeda Southern Treasury (PHAST), che si è occupato della metà meridionale di Andromeda. Questa regione si distingue per la sua struttura particolare ed è fondamentale per studiare la storia delle fusioni galattiche che hanno modellato Andromeda. PHAST, eseguito in un unico ciclo osservativo, ha aggiunto ulteriori 100 milioni di stelle al mosaico, rivelando dettagli che permettono di comprendere meglio le differenze strutturali tra il disco settentrionale e quello meridionale della galassia.