“Tutto quello studiato fino ad ora non ha fondamento” | Scienziati hanno sfatato i falsi miti: “I sistemi di Pianeti sono nati cosi”
I sistemi planetari come non li avevamo mai immaginati: uno studio rivoluzionario riscrive le regole della formazione dei pianeti.
L’umanità ha sempre cercato di capire come è fatto l’universo e, soprattutto, come sono nati i pianeti e le stelle. Le idee si sono evolute nel tempo, passando da miti antichi a teorie più scientifiche. Ogni nuova scoperta ha aggiunto un pezzo al puzzle, anche se a volte ha complicato tutto. Insomma, si pensa di avere la risposta, ma poi si apre un nuovo mistero.
Gli astronomi, da secoli, studiano il cielo per spiegare come si formano i sistemi planetari. E, grazie alle tecnologie moderne, come telescopi super potenti e programmi di ricerca spaziale, abbiamo scoperto un sacco di cose incredibili su pianeti lontani. Ma il bello (o il brutto, dipende dai punti di vista) è che più si scopre, più ci si accorge che alcune teorie non funzionano proprio.
Ad esempio, abbiamo trovato pianeti “strani”, diversi da quelli del nostro Sistema Solare. Pianeti giganti che orbitano attaccati alle loro stelle, o piccoli mondi rocciosi che compiono giri folli attorno al loro sole in pochissimo tempo. Questi esopianeti stanno rivoluzionando il modo in cui vediamo la formazione dei pianeti. Non è più così semplice come pensavamo.
Finora, c’erano teorie che sembravano funzionare bene. Quelle teorie che spiegano tutto in modo logico, con regole precise, tipo: “I pianeti giganti fanno questo, quelli piccoli fanno quello”. Ma ecco, quando arriva una nuova scoperta, tutto può cambiare. Recentemente, uno studio ha messo in crisi un’idea che sembrava ormai scolpita nella pietra.
L’universo non segue le regole
Al centro di questa “rivoluzione” c’è uno studio guidato dall’Università di Ginevra, che ha osservato un sistema planetario chiamato WASP-132. È lontano, tipo 400 anni luce da qui, ma ha qualcosa di speciale. Questo sistema ha un “Giove caldo”, cioè un pianeta gigante gassoso che si trova molto vicino alla sua stella. Fin qui tutto normale, si direbbe. Ma il problema è che… non è solo.
Vicino a questo gigante gassoso c’è una “super Terra”, cioè un pianeta roccioso con una massa sei volte quella della Terra. Secondo le teorie attuali, questo non dovrebbe essere possibile. I pianeti giganti, migrando verso la loro stella, dovrebbero “buttare fuori” i pianeti vicini, oppure distruggerli. Invece, qui non è successo.
Quando le teorie iniziano a vacillare
Il sistema WASP-132 sembra fatto apposta per mandare in crisi gli scienziati. Perché? Perché, oltre al “Giove caldo” e alla “super Terra”, ci sono anche altri pianeti, tra cui uno gigantesco che impiega anni per completare la sua orbita. Questo significa che i processi di formazione di questi pianeti devono essere stati molto più complicati e “delicati” di quello che si pensava.
François Bouchy, uno degli autori dello studio, dice che queste scoperte sono una grande opportunità per rivedere tutto da capo. È una specie di laboratorio naturale, unico nel suo genere, che ci costringe a rimettere mano ai modelli che spiegano come si formano i pianeti. Lo studio, pubblicato su Astronomy & Astrophysics, potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase per l’astronomia.