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Detriti spaziali, serve urgentemente una normativa che ne disciplini lo smaltimento | Senza potrebbero accadere catastrofi

Pattumiera nello spazio

Pattumiera nello spazio (Depositphotos FOTO) - www.aerospacecue.it

Come smaltire i detriti spaziali è un tema che sta sollevando molti dibattiti. Serve una strategia per disciplinarne lo smaltimento.

Negli ultimi decenni, l’esplorazione spaziale ha fatto passi da gigante. Missioni ambiziose ci hanno portato sulla Luna, abbiamo inviato sonde verso i confini del sistema solare e siamo stati in grado di costruire una stazione spaziale orbitante.

Tuttavia, questi traguardi hanno un costo invisibile ma crescente: l’accumulo di detriti spaziali. Questi rifiuti, un tempo ignorati, rappresentano oggi una delle sfide più urgenti per la sostenibilità delle operazioni nello spazio.

I detriti spaziali, noti anche come spazzatura spaziale, includono satelliti in disuso, parti di razzi, frammenti derivanti da collisioni o esplosioni e persino oggetti di uso quotidiano come utensili persi durante le missioni.

Si stima che nell’orbita terrestre ci siano milioni di pezzi di detriti, di dimensioni che variano da pochi millimetri a diversi metri. Sebbene piccoli frammenti possano sembrare innocui, la loro velocità è impressionante: possono viaggiare a oltre 28.000 chilometri orari, rendendoli potenzialmente devastanti in caso di collisione.

Non solo un problema tecnico

Il problema dei detriti spaziali non è solo tecnico, ma anche etico e ambientale. La proliferazione incontrollata di rifiuti orbitali minaccia non solo le future missioni spaziali, ma anche le infrastrutture essenziali per la vita sulla Terra, come i satelliti per le comunicazioni, la meteorologia e il GPS. Incidenti come la collisione tra il satellite Iridium 33 e il satellite russo Cosmos 2251 nel 2009 hanno evidenziato quanto sia reale e imminente il rischio.

Per affrontare questa crisi, sono state proposte diverse soluzioni tecnologiche. Tra le più promettenti vi sono i sistemi di rimozione attiva dei detriti, come reti spaziali, bracci robotici e persino laser terrestri capaci di spingere i frammenti verso l’atmosfera terrestre per farli bruciare durante il rientro. Tuttavia, queste tecnologie sono ancora in fase sperimentale e presentano sfide significative in termini di costi e fattibilità.

Detrito caduto in Kenya
Detrito caduto in Kenya (Screenshot la repubblica.it) – www.aerospacecue.it

Un detrito caduto sulla Terra

Il 30 dicembre 2024, un detrito spaziale metallico di 500 kg e 2,5 metri di diametro, probabilmente un anello di separazione di un razzo, è precipitato vicino al villaggio di Mukuku, nella contea di Makueni in Kenya. Nonostante il rientro atmosferico, il detrito non si è disintegrato, schiantandosi al suolo senza causare danni a persone o cose. L’agenzia spaziale kenyota ha delimitato l’area e avviato le indagini.

Questo evento non è isolato: negli ultimi due anni, episodi simili si sono verificati in Australia e negli Stati Uniti, alimentando preoccupazioni crescenti sui rischi posti dai detriti spaziali. Con l’aumento delle attività spaziali globali, cresce anche il numero di oggetti in orbita che, a fine vita, diventano pericolosi rottami.