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Il volo per soli temerari | Dura tra le 4 e le 6 ore e mezza e tutto dipende dai venti: all’arrivo ti ritrovi in esilio

Vista dal finestrino di un aereo

Vista dal finestrino di un aereo (Pexels foto) - www.aerospacecue.it

Uno dei voli più pericolosi al mondo dura appena 6 ore: solamente i più temerari possono affrontarlo. Scopri perché.

Volare è spesso sinonimo di comodità e rapidità, un mezzo che cancella le distanze con un semplice decollo. Dai voli intercontinentali a quelli regionali, l’aereo è diventato un elemento indispensabile per milioni di persone.

Alcuni voli, però, rappresentano molto più di un semplice trasferimento da un punto all’altro. Sono veri e propri riti di passaggio, esperienze uniche che richiedono pazienza e coraggio. Le rotte meno battute, quelle dirette verso angoli remoti del pianeta, offrono sfide che vanno ben oltre il normale comfort di viaggio. In questi casi, il clima, i venti e la capacità dell’aereo possono determinare l’intero corso del volo.

Immaginate un volo in cui la destinazione sembra quasi un miraggio, un’isola sperduta dove l’atterraggio è un’impresa e ogni minuto in volo è un’incognita.

Un’esperienza così non è solo un viaggio, ma una prova di resistenza e determinazione. Superare le correnti atmosferiche, affrontare piste corte e combattere con i venti ostili non è per tutti. Solo i viaggiatori più temerari accettano questa sfida.

Un viaggio ai confini del mondo

Il volo da Johannesburg a Sant’Elena è l’incarnazione perfetta di questa avventura. Operato dalla compagnia Airlink, è una delle tratte più imprevedibili del mondo. L’isola di Sant’Elena, nota come l’ultimo esilio di Napoleone Bonaparte, si trova a circa 3.000 chilometri dalle coste della Namibia. Raggiungerla non è mai stato semplice, e ancora oggi è una sfida a causa delle condizioni climatiche avverse.

Fino al 2017, l’unico modo per arrivare su quest’isola sperduta era via mare, con una traversata che durava sei giorni da Cape Town. Poi è stata costruita una pista di atterraggio, ma il vento forte e imprevedibile rende ogni volo un’incognita. La pista, lunga solo 1.950 metri, limita il carico di carburante, e costringe quindi l’aereo a scegliere tra un viaggio con scalo o un volo diretto con condizioni perfette.

Vista dell'ala dal finestrino di un aereo
Vista dell’ala dal finestrino di un aereo (Pexels foto) – www.aerospacecue.it

La sfida dei venti e il punto di non ritorno

Il volo parte dal Terminal B dell’OR Tambo International Airport di Johannesburg. Gli Embraer ERJ-190 utilizzati per questa tratta devono spesso effettuare uno scalo tecnico a Walvis Bay, sulla costa della Namibia, per fare rifornimento. Tuttavia, se i venti sono favorevoli e i passeggeri a bordo sono pochi, il volo può proseguire diretto verso Sant’Elena.

La particolarità più inquietante è il cosiddetto “punto di non ritorno”. Una volta superata la metà della distanza tra Walvis Bay e l’isola, l’aereo non ha più abbastanza carburante per tornare indietro. Da quel momento in poi, atterrare diventa l’unica opzione possibile. Se i venti si intensificano oltre il limite di sicurezza, l’atterraggio diventa una prova di abilità per i piloti, costretti a tentare più volte prima di riuscire a toccare terra.