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Illustrazione di Urano (Pixabay)

Illustrazione di Urano (Pixabay FOTO) - www.aerospacecue.it

Dopo tanti anni dal suo particolare incontro con Urano, si è fatta più chiarezza sulle anomalie che hanno influenzato la Voyager-2.

Quando si parla di Urano, le cose si fanno subito strane; è un pianeta che non smette di sorprendere. Pensate che l’unica volta in cui una sonda spaziale ci ha dato un’occhiata da vicino è stato nel lontano 1986, quando la Voyager-2 della NASA ha fatto una rapida visita. Da quel momento, ciò che sappiamo su questo gigante ghiacciato è cambiato parecchio, anche se quel passaggio ci ha lasciato molti dubbi. Uno su tutti? Il misterioso comportamento del suo campo magnetico.

Quella breve occhiata di Voyager-2 ci ha fatto capire che la magnetosfera di Urano – cioè quella sorta di scudo magnetico che circonda il pianeta – è tutto fuorché normale. Immaginate una gigantesca bolla magnetica piena di particelle super-energizzate che girano come impazzite. Già, qualcosa non tornava. I fisici si aspettavano di vedere del plasma lì dentro, ma di plasma ce n’era ben poco, e questo lasciava i dati raccolti dalla sonda… come dire, a metà.

Da allora, Urano ha guadagnato il soprannome di “pianeta con la magnetosfera strana”. Gli scienziati hanno cercato di capire cosa potesse essere successo in quel preciso momento. Perché proprio mentre la Voyager-2 passava di lì? Possibile che fosse tutta una coincidenza? Queste domande hanno tormentato la comunità scientifica per anni. E, spoiler: forse ora un indizio c’è.

Di recente, uno studio ha rianalizzato quei vecchi dati della Voyager-2 con strumenti più moderni e, sorpresa sorpresa, sembra che qualcosa abbia davvero interferito col campo magnetico di Urano proprio durante quel passaggio. Qualcosa di potente, come un picco di pressione del vento solare – una sorta di raffica di particelle proveniente direttamente dal Sole – che potrebbe aver temporaneamente deformato la magnetosfera di Urano.

Cosa ha davvero influenzato Urano

Il vento solare, dicono gli studiosi, avrebbe “schiacciato” la magnetosfera di Urano, riducendola fino a un quinto della sua dimensione normale. Immaginate una bolla che si comprime sotto una pressione esterna. Ecco, qualcosa di simile. Questo avrebbe anche spiegato la mancanza di plasma che aveva lasciato gli scienziati confusi per così tanto tempo. Un evento del genere accade raramente, ma, guarda caso, la Voyager-2 è passata proprio nel momento “giusto”.

In pratica, quel colpo di vento solare avrebbe causato un vero e proprio svuotamento temporaneo della magnetosfera, creando un ambiente in cui le particelle cariche potevano accumularsi in modo insolito. Questo spiegherebbe le intense radiazioni osservate dalla sonda. Tutto questo – ora che ci pensiamo – sembra una beffa cosmica, no? Se la Voyager-2 fosse arrivata qualche giorno prima, avremmo visto tutt’altro panorama.

Voyager 2
Strumenti in dotazione della Voyager 2 (NASA Foto) – www.aerospacecue.it

Nuovi spunti da vecchi dati

Non finisce qui: i nuovi studi sui dati raccolti suggeriscono anche che alcune delle lune principali di Urano potrebbero essere più attive di quanto si pensasse. Magari non sono solo pezzi di roccia congelata nello spazio.

Questo apre la porta a un mare di nuove domande e possibili missioni. Insomma, Urano si conferma ancora una volta un mondo strano, ma anche incredibilmente affascinante. Chissà cos’altro ha in serbo per noi il “gigante bizzarro” del nostro sistema solare.