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Scoperte 3 enormi galassie incubatrici grazie al telescopio spaziale James

telescopio

James Webb Telescope (Wikimedia FOTO) - www.aerospacecue.it

Il James Webb Telescope è stato in grado di scoprire 3 maestose galassie presenti nell’universo primordiale. Ecco tutti i dettagli.

Una serie di ricercatori guidato dall’Università di Ginevra ha sfruttato le potenzialità del telescopio spaziale James Webb e hanno fatto una magnifica scoperta.

Per l’appunto, essi hanno avuto l’opportunità di scoprire tre “nuove” galassie, che in realtà nuove non sono perché esistono già dal primo miliardo di anni di vita dell’universo stesso.

Questa è un’iniziativa che fa parte del progetto FRESCO (Fast Response to Extreme Spectral Events in the Cosmos). L’obiettivo principale di FRESCO è quello di monitorare e raccogliere dati su eventi spettroscopici distanti nell’universo.

Il progetto FRESCO si concentra sull’analisi di presenze estremamente distanti e deboli nel cosmo, che sono generalmente difficili da studiare con telescopi tradizionali a causa della loro lontananza.

La scoperta degli studiosi con il telescopio spaziale James Webb

Il progetto si basa sull’analisi di un campione di galassie con righe di emissione – ossia linee spettrali che si formano quando gli atomi o gli ioni presenti in una galassia assorbono energia e successivamente la rilasciano sotto forma di luce – risalenti ai primi miliardi di anni dell’universo. Grazie a questi elementi, gli esperti sono in grado di determinare meticolosamente la distanza di queste galassie e calcolare la loro densità stellare. Da questa analisi è emersa una scoperta di particolare rilievo. Infatti, tre galassie nello specifico hanno dimostrato un eccezionale numero di stelle. Nel dettaglio, esse hanno mostrato un tasso di formazione stellare che raddoppia rispetto ad altre galassie dello stesso periodo ma che hanno una massa inferiore.

Le “nuove” galassie sono state poi chiamate “i tre Mostri Rossi“. Questo perché si caratterizzano di una polvere che le rende di una particolare tonalità di rosso nelle immagini riportate di seguito del James Webb Space Telescope. Questa scoperta ha sollevato interrogativi tra gli scienziati. Per l’appunto, lo studioso Stijn Wuyts ha sottolineato il fatto che in genere le galassie più giovani sono soggette a fattori che rallentano la formazione stellare. Ciononostante, questi “Mostri Rossi” sembrano aver evitato tali limiti e continuano a generare stelle con una potentissima efficienza.

tre mostri rossi
I tre Mostri Rossi ripresi dal James Webb Space Telescope (NASA/CSA/ESA FOTO) – www.aerospacecue.it

Nuove scoperte che mettono in dubbio le teorie tradizionali

Le recenti scoperte suggeriscono che le galassie in questione nell’universo primordiale si siano formate in modo molto più rapido ed efficiente di quanto si pensasse. Infatti, tradizionalmente si riteneva che tutte le galassie nascessero all’interno di aloni di materia oscura che erano in grado di catturare gas per formare strutture galattiche unite gravitazionalmente. In tale processo, solo una piccola parte di gas veniva trasformata in stelle. In questo caso parliamo di una percentuale massima del 20%.

Ciononostante, l’osservazione di galassie particolarmente grandi e numerose nei primissimi periodi dell’universo solleva dubbi sulle teorie contemporanee. In particolare, queste tre galassie sembrano aver sviluppato una formazione stellare incredibilmente potente. Ed è proprio questo che mette in dubbio tutte le teoria in cui si credeva tradizionalmente. Di conseguenza, gli studi cosmologici potrebbero necessitare di revisioni per renderle attuali. Infatti, a questo punto emerge la necessità di includere i processi che hanno permesso alle galassie primordiali di evolversi così velocemente.