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Starlink sta inquinando più delle fabbriche a carbone | A rivelarlo uno studio: ‘Oscurano il campo delle osservazioni spaziali’

Satellite Starlink (Depositphotos foto)

Satellite Starlink (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Le emissioni elettromagnetiche provenienti dai satelliti, in particolare dai modelli di ultima generazione, si stanno rivelando un problema. 

Le costellazioni di satelliti hanno trasformato la nostra percezione dello spazio, diventando una realtà quotidiana che influenza non solo le comunicazioni globali, ma anche l’osservazione del cielo. Negli ultimi anni, il numero di satelliti in orbita attorno alla Terra è aumentato esponenzialmente, con una moltitudine di compagnie che investono in questa tecnologia. La loro presenza offre vantaggi indiscutibili, rendendo più accessibili tecnologie come l’Internet satellitare o i sistemi di navigazione globale, ma questa crescita porta con sé una serie di sfide che stanno emergendo con sempre maggiore evidenza.

La crescente presenza di questi dispositivi in orbita non è esente da effetti collaterali, specialmente per chi si occupa di esplorare i misteri dell’universo. Le reti di satelliti non sono più una novità, eppure il loro impatto sull’ambiente circostante, sulla ricerca e sull’osservazione astronomica sta diventando un punto di discussione centrale. Molte delle preoccupazioni espresse dagli esperti riguardano non solo il visibile, ma anche l’invisibile: fenomeni che sfuggono all’occhio umano, ma che sono estremamente rilevanti per le tecnologie avanzate utilizzate nella scienza.

Le tecnologie di osservazione, come quelle utilizzate in radioastronomia, si basano su strumenti che captano segnali debolissimi provenienti dallo spazio. La sfida sta proprio qui: ciò che per noi è invisibile può interferire con il delicato equilibrio degli studi scientifici. Se da un lato i satelliti rappresentano una risorsa preziosa, dall’altro il loro numero crescente e la loro costante attività rischiano di compromettere seriamente alcune delle ricerche più affascinanti mai intraprese.

L’astronomia radio, in particolare, è una disciplina che sta risentendo fortemente di questa evoluzione tecnologica. Da decenni, gli scienziati utilizzano enormi reti di antenne per ascoltare l’universo e raccogliere dati che altrimenti non sarebbero accessibili. Tuttavia, l’aumento dell’attività satellitare in orbita terrestre ha aperto una nuova questione che riguarda la sovrapposizione tra i segnali emessi dai satelliti e le frequenze utilizzate per la ricerca spaziale.

La sfida per l’astronomia moderna

Una delle questioni più critiche sollevate dai recenti sviluppi riguarda le emissioni elettromagnetiche non intenzionali provenienti dai satelliti, in particolare dai modelli di ultima generazione. Queste emissioni interferiscono con le osservazioni, complicando il lavoro degli astronomi e mettendo a rischio intere ricerche. Sebbene il fenomeno sia noto da tempo, la situazione sembra essersi aggravata con l’introduzione di nuovi modelli di satelliti, che rilasciano radiazioni in quantità significativamente maggiori rispetto ai predecessori.

Con il lancio regolare di nuovi satelliti, le interferenze radio stanno diventando sempre più difficili da gestire. I telescopi radio, come la rete LOFAR, hanno già rilevato segnali provenienti dai satelliti, sovrapponendosi pericolosamente alle frequenze radio necessarie per lo studio dello spazio profondo. Questa sovrapposizione potrebbe, in futuro, ostacolare definitivamente la capacità degli scienziati di raccogliere dati cruciali.

Rete di satelliti (Depositphotos foto)
Rete di satelliti (Depositphotos foto) – www.aerospacecue.it

Le prospettive future e le richieste degli scienziati

Il problema si è amplificato con il lancio dei nuovi satelliti Starlink v2mini, che rilasciano fino a 32 volte più radiazioni rispetto ai modelli precedenti, secondo recenti studi. Questo aumento esponenziale delle emissioni elettromagnetiche sta mettendo in difficoltà gli astronomi, i cui strumenti faticano sempre più a distinguere i segnali naturali dallo “sciame” di interferenze artificiali. Senza una regolamentazione internazionale efficace, l’accumulo di emissioni potrebbe compromettere gravemente la ricerca scientifica e astronomica, bloccando l’accesso a dati fondamentali per la comprensione dell’universo.

Le ripercussioni non si limitano al solo ambito accademico: gli studi in radioastronomia hanno spesso ricadute tecnologiche che influenzano direttamente la vita quotidiana, come lo sviluppo di strumenti di comunicazione e tecnologie di imaging medico. Senza un intervento tempestivo, il futuro dello studio del cosmo potrebbe essere compromesso in maniera irreversibile.