L’Oceano ha restituito un oggetto spaziale | Lo ha recuperato Elon Musk: ‘È un’emozione unica, come un reperto archeologico’
Il mare regala sempre grandi sorprese. Ecco gli ultimi resti scoperti!
Nel corso della storia, il mare ha custodito i resti di grandi imprese tecnologiche e storiche, e alcuni dei recuperi più famosi dal fondo degli oceani hanno segnato momenti memorabili. Uno degli esempi più celebri è il recupero del Titanic, affondato nel 1912. Per decenni, la nave è rimasta irraggiungibile a causa della sua collocazione a oltre 3800 metri di profondità nell’Oceano Atlantico. Solo nel 1985, grazie a tecnologie avanzate, una spedizione guidata dall’oceanografo Robert Ballard è riuscita a localizzare e filmare per la prima volta il relitto, suscitando grande emozione a livello mondiale.
Un altro recupero straordinario è stato quello della capsula spaziale Liberty Bell 7, appartenente al programma Mercury della NASA. Nel 1961, dopo un volo suborbitale, la capsula affondò nell’Atlantico durante le operazioni di recupero. Rimase sul fondo dell’oceano per quasi 40 anni, fino a quando nel 1999 una spedizione finanziata dal conduttore televisivo Curtis Craven riuscì a recuperarla da oltre 4600 metri di profondità. Questo recupero permise agli scienziati di analizzare l’evoluzione dei materiali e della tecnologia impiegata in quelle prime missioni spaziali.
Nel 2013, un altro recupero marino ha catturato l’attenzione del mondo scientifico e tecnologico. Si tratta del recupero dei motori F-1 che hanno spinto il razzo Saturn V durante le missioni Apollo della NASA. Questi motori, che contribuirono a portare l’uomo sulla Luna, erano stati dispersi nell’Atlantico dopo il loro distacco dal razzo. Grazie agli sforzi del CEO di Amazon, Jeff Bezos, e alla sua spedizione privata, i motori sono stati localizzati e recuperati da una profondità di quasi 4300 metri. Questo recupero ha permesso di restaurare i motori e di esporli in musei, rendendo omaggio a una delle più grandi imprese tecnologiche dell’umanità e sottolineando quanto l’ingegneria marittima e spaziale possano collaborare per preservare pezzi di storia.
Questi recuperi non solo offrono uno sguardo affascinante al passato, ma permettono anche di studiare e migliorare le tecnologie moderne.
Il recupero del booster Super Heavy
SpaceX ha recentemente recuperato dal Golfo del Messico i resti del booster Super Heavy, il primo stadio del gigantesco razzo Starship. La spettacolare immagine del frammento sollevato dalle acque, condivisa da Elon Musk su X (ex Twitter), mostra 14 dei 33 motori Raptor. Questo recupero fa parte di un processo di studio fondamentale per l’azienda, che mira a perfezionare il design del razzo, evitando al contempo che i preziosi componenti cadano nelle mani di concorrenti o paesi rivali.
Nonostante l’aspetto danneggiato, il recupero rappresenta un passo avanti significativo. Il volo di giugno, durante il quale sia il Super Heavy che la navicella Starship hanno raggiunto la velocità orbitale e ammarato in sicurezza, è stato considerato un successo completo. Questo frammento, insieme ai dati raccolti, potrebbe fornire preziose informazioni per migliorare le future missioni spaziali, rendendo il razzo più efficiente e preparato per nuove sfide interplanetarie.
La visione di SpaceX per il futuro
Il recupero del booster si inserisce nel progetto ambizioso di SpaceX di sviluppare un veicolo spaziale completamente riutilizzabile. Il razzo Starship, con i suoi 122 metri di altezza, è il più grande mai costruito e rappresenta il cuore del piano dell’azienda per missioni verso la Luna, Marte e oltre. Ogni frammento recuperato dal mare contribuisce a migliorare la tecnologia e a ridurre i rischi legati alle missioni future.
Con il prossimo volo di prova programmato per fine novembre, SpaceX continuerà a spingere i confini dell’esplorazione spaziale. Ogni lezione appresa dai recuperi dei componenti testati avvicina l’umanità al sogno di diventare una specie multi-planetaria, trasformando la visione audace di Elon Musk in realtà.