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Via Lattea, in periferia c’é chi festeggia | Fuochi pirotecnici nella nostra Galassia: ecco cosa sono quegli strani corpi celesti

Regione di formazione stellare nota come Nube di Digel 2S

Nube di Digel 2S (Nasa/Esa foto) - www.aerospacecue.it

Ai confini della Via Lattea si accende lo spettacolo: ecco cosa sono i misteriosi fuochi cosmici che illuminano la periferia galattica.

I telescopi spaziali hanno rivoluzionato la nostra comprensione dell’universo. Con l’avanzamento della tecnologia, siamo riusciti a osservare dettagli straordinari di galassie lontane, stelle in formazione e fenomeni cosmici che prima erano semplici ipotesi teoriche. Uno degli strumenti più avanzati che abbiamo a disposizione oggi è il James Webb Space Telescope (JWST) capace di catturare immagini a lunghezze d’onda infrarosse con una risoluzione mai vista prima.

La formazione delle stelle è uno dei processi più affascinanti del cosmo. Le stelle nascono all’interno di dense nubi molecolari, in cui la materia si accumula fino a raggiungere una massa critica. Durante questo processo, vengono rilasciati enormi quantità di energia e materia, un fenomeno che affascina gli astronomi. Comprendere come nascono le stelle significa anche comprendere l’evoluzione delle galassie e dell’universo stesso.

Le nubi molecolari sono fondamentali per lo studio della formazione stellare. Queste gigantesche strutture, composte principalmente da idrogeno e polvere, rappresentano la culla di nuove stelle. Le loro caratteristiche variano enormemente a seconda della loro posizione nella galassia, della loro composizione chimica e delle condizioni fisiche interne. Osservare queste regioni consente agli scienziati di investigare diversi stadi della nascita stellare e il loro impatto sull’ambiente circostante.

È affascinante pensare a come l’astronomia moderna possa rivelare aspetti sempre nuovi del nostro universo. Gli strumenti a disposizione degli scienziati, come il telescopio Webb, permettono di ottenere dati di precisione senza precedenti, aprendo nuove frontiere nella nostra comprensione delle stelle e delle galassie. Ogni nuova immagine, ogni nuova scoperta ci avvicina a comprendere l’origine e il destino dell’universo.

Osservazioni delle nubi di Digel

Grazie al telescopio James Webb, gli astronomi hanno potuto scrutare le nubi di Digel, situate ai confini della Via Lattea, a una distanza di oltre 58mila anni luce dal centro galattico. Queste aree, conosciute come Digel Cloud 1 e Digel Cloud 2, rappresentano un laboratorio naturale per lo studio della formazione stellare. Queste nubi, con la loro bassa metallicità, ricordano per composizione chimica la Via Lattea primordiale, fornendo un’opportunità unica per studiare le condizioni che esistevano nelle fasi iniziali della formazione delle galassie.

Le immagini ottenute dal Web mostrano protostelle in stadi molto giovani, circondate da getti di materia che si estendono in tutte le direzioni. Questi getti, noti come outflows, sono tipici della prima fase di vita delle stelle. È la prima volta che gli scienziati riescono a osservare con tale dettaglio queste strutture nelle nubi di Digel, rivelando un’attività stellare molto più intensa del previsto.

Telescopio e cielo
Telescopio (Pixabay foto) – www.aerospacecue.it

Getti di materia dalle giovani stelle

All’interno di Digel Cloud 2S, una delle aree più dense e attive delle nubi, il Web ha immortalato getti spettacolari di materia emessi da giovani stelle appena formate. Questi getti sono stati descritti dagli scienziati come un vero e proprio spettacolo pirotecnico cosmico, con materia che viene espulsa in ogni direzione dai poli delle stelle.

Questi fenomeni offrono un nuovo sguardo sui meccanismi della formazione stellare, permettendo di comprendere meglio il ruolo di queste espulsioni di materia nella crescita e nell’evoluzione delle stelle. Per la prima volta, è stato confermato l’esistenza di un sottoammasso all’interno di Digel Cloud 2, grazie alle osservazioni condotte dal JWST, una scoperta che rappresenta un importante passo avanti nello studio di queste regioni remote.