Orione, Pleiadi e Cassiopea | È la più antica mappa dello Spazio, italiana e ha 2500 anni: oggi un buco nero, a quei tempi una Supernova
La più antica mappa stellare, trovata in Italia, svela un mistero di 2500 anni: dove oggi c’è un buco nero, un tempo brillava una supernova.
L’astronomia è stata una delle prime scienze che l’uomo ha cercato di comprendere. Sin dall’antichità, civiltà in tutto il mondo hanno alzato lo sguardo verso il cielo, cercando di decifrare i misteri dell’universo. Le stelle e i pianeti sono stati oggetti di studio, ispirazione e orientamento per culture diverse, che hanno creato mappe stellari per tracciare il movimento degli astri e pianificare le attività agricole e religiose.
Le costellazioni, quelle figure che le stelle formano nel cielo notturno, sono state simboli di mitologie e credenze, trasformandosi in veri e propri strumenti di navigazione. Osservare il cielo non era solo un modo per sognare o raccontare storie, ma un mezzo pratico per anticipare i cicli stagionali, conoscere il tempo e pianificare il futuro. Orione, Cassiopea e le Pleiadi sono tra le costellazioni più antiche e conosciute, usate da marinai e contadini per guidare i loro viaggi e le loro semine.
Le scoperte astronomiche fatte nel corso dei secoli ci hanno permesso di approfondire la conoscenza del cosmo, ma l’inizio di questo viaggio risale a molto tempo fa, quando l’umanità, con strumenti rudimentali, iniziava a incidere le stelle sulla pietra o a disegnarle su pergamene. La capacità di osservare il cielo e di rappresentare accuratamente la posizione delle stelle ha segnato un importante passo avanti nella comprensione dell’universo.
Oggi, grazie ai progressi tecnologici, possiamo studiare l’universo con una precisione che i nostri antenati non avrebbero mai immaginato. Tuttavia, ritrovare mappe stellari antiche ci permette di capire meglio come le civiltà passate percepivano il cielo e quale ruolo giocava nelle loro vite quotidiane. Queste scoperte rappresentano un ponte tra il passato e il presente, rivelando quanto fosse profondo l’interesse per le stelle già migliaia di anni fa.
Una mappa stellare incisa su pietra a Trieste
Recentemente, presso il castelliere di Rupinpiccolo, vicino a Trieste, un team di ricercatori ha scoperto una mappa celeste risalente a oltre 2.400 anni fa. Si tratta di una pietra incisa con 29 segni che rappresentano le stelle di alcune delle più famose costellazioni, tra cui Orione, Cassiopea e le Pleiadi.
Questa scoperta, guidata dall’Università Ca’ Foscari di Venezia e dall’Inaf di Trieste, potrebbe rappresentare la più antica rappresentazione del cielo notturno mai ritrovata. Oltre a queste costellazioni, gli studiosi hanno individuato l’incisione di una supernova, oggi non più visibile, in una regione del cielo dove attualmente si trova un buco nero.
Il significato delle incisioni e l’impatto sulla ricerca
Le incisioni sulla pietra non solo documentano un’antica comprensione del cielo, ma aprono anche nuove prospettive per lo studio dell’archeoastronomia. Il ritrovamento potrebbe cambiare la nostra percezione delle conoscenze astronomiche di civiltà antiche, mostrando che già 2.400 anni fa gli osservatori del cielo potevano essere in grado di documentare eventi cosmici eccezionali.
Questa mappa stellare potrebbe essere stata utilizzata per tracciare le stagioni e aiutare le attività agricole. Il fatto che includa una supernova ora invisibile, probabilmente situata nella stessa regione dove oggi si trova un buco nero, rende la scoperta ancora più affascinante e significativa per la ricerca moderna.