Starliner, gli astronauti torneranno più vecchi di quarant’anni | Il problema principale riguarderà le loro ossa: lo studio mette i brividi
Diventare astronauta è un sogno che affascina molti fin dalla tenera età. Quelli che riesocno a dicventarlo devono essere pronti a questi cambiamenti.
L’idea di esplorare lo spazio, fluttuare in assenza di gravità e osservare la Terra da una prospettiva privilegiata attira chiunque desideri andare oltre i confini del nostro pianeta. Tuttavia, la strada per diventare astronauta è lunga e complessa. Richiede un insieme di competenze, preparazione fisica e mentale che pochi riescono a raggiungere.
Il primo passo fondamentale per chi aspira a diventare astronauta è l’educazione. Un solido background in materie scientifiche come ingegneria, fisica, biologia o matematica è indispensabile.
Le agenzie spaziali come la NASA cercano candidati con un’istruzione avanzata, spesso richiedendo un master o un dottorato in uno di questi campi. Tuttavia, l’educazione non è sufficiente. Gli aspiranti astronauti devono possedere esperienza professionale significativa, spesso accumulata in ambienti estremi o in campi che richiedono risoluzione di problemi complessi.
Gli astronauti devono superare rigidi test fisici che valutano la loro resistenza, forza e salute generale. Il corpo umano deve essere in grado di affrontare lo stress del lancio, l’assenza di gravità e le possibili emergenze durante la missione. La preparazione include anche l’addestramento in ambienti simulati, come sott’acqua o in camere a gravità zero, per abituarsi alle condizioni che troveranno nello spazio.
L’effetto dello spazio sul corpo umano
La selezione degli astronauti è estremamente competitiva. Ogni anno, migliaia di candidati si presentano, ma solo una manciata viene scelta per il rigoroso programma di addestramento che dura diversi anni. Durante questo periodo, i candidati vengono formati in tutti gli aspetti delle operazioni spaziali, dalla gestione delle emergenze al funzionamento dei sistemi complessi della navetta spaziale.
Solo coloro che dimostrano una perfetta combinazione di competenze tecniche, resistenza fisica e stabilità mentale avranno la possibilità di volare nello spazio. Una volta selezionati e completato l’addestramento, gli astronauti devono affrontare sfide fisiche significative durante le loro missioni. Uno degli effetti più gravi dell’assenza di gravità è la perdita di densità ossea.
La missione estesa degli astronauti della NASA
Ogni mese passato nello spazio può comportare una perdita dell’1-2% della densità ossea, il che può avere conseguenze devastanti, soprattutto in missioni prolungate. Anche se gli astronauti seguono regimi di esercizi rigorosi, questi spesso non sono sufficienti a prevenire completamente la perdita di massa ossea.
Un recente esempio di questa sfida è la missione di due astronauti della NASA, Butch Wilmore e Suni Williams, la cui missione sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) è stata prolungata inaspettatamente fino a otto mesi. Secondo gli esperti, a causa della prolungata esposizione all’assenza di gravità e nonostante l’esercizio regolare, Wilmore e Williams potrebbero sperimentare una perdita ossea equivalente a 10-20 anni, esponendoli a rischi significativi di fratture una volta tornati sulla Terra.