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‘La Terra ha un gemello’ | La notizia rivela la possibilità di poter vivere altrove: i risvolti sono entusiasmanti

Rappresentazione della vista da un pianeta gemello della Terra

Il gemello della Terra (Nasa/Ames Research Center/Daniel Rutter foto) - www.aerospacecue.it

Un gemello della Terra scoperto al di fuori del nostro sistema solare. Potrebbe essere la nostra nuova casa?

Nell’immenso universo, la ricerca di pianeti extrasolari, o esopianeti, continua a suscitare grande interesse tra gli astrofisici di tutto il mondo. Questi corpi celesti, che orbitano attorno a stelle diverse dal nostro Sole, rappresentano la nuova frontiera dell’astronomia moderna. Dal 1995, anno della scoperta del primo esopianeta, ne sono stati catalogati migliaia, molti dei quali presentano caratteristiche simili a quelle della Terra. Tali pianeti, definiti “simil-terre”, possiedono condizioni geologiche e morfologiche che potrebbero favorire lo sviluppo della vita.

La fascia di abitabilità è un concetto fondamentale nella ricerca di esopianeti potenzialmente abitabili. Questa regione spaziale, situata a una distanza ottimale dalla stella madre, permette all’acqua di mantenersi allo stato liquido sulla superficie del pianeta. L’acqua liquida è considerata essenziale per la vita come la conosciamo, rendendo i pianeti situati nella fascia di abitabilità i principali candidati nella ricerca di forme di vita extraterrestri.

Il potenziamento delle tecniche di osservazione ha reso possibile la scoperta di un numero crescente di esopianeti. Utilizzando strumenti avanzati come spettrografi e telescopi spaziali, gli scienziati sono in grado di rilevare minime variazioni nella luminosità delle stelle, causate dal transito dei pianeti. Questo metodo, noto come “transito”, è stato fondamentale per l’individuazione di molti esopianeti. Inoltre, l’osservazione in diverse bande dello spettro elettromagnetico, come l’infrarosso e i raggi X, ha ulteriormente aumentato la precisione delle scoperte.

Uno dei telescopi più avanzati impiegati in questa ricerca è il James Webb Space Telescope, operativo dal 2021. Questo strumento osserva il cosmo nell’infrarosso, permettendo di individuare pianeti situati in zone altrimenti difficili da esplorare. Grazie a tecnologie come queste, gli astrofisici hanno potuto fare scoperte straordinarie, ampliando la nostra comprensione dell’universo e avvicinandoci sempre di più alla possibilità di trovare vita su altri pianeti.

La scoperta di Wolf 1069 b

La recente scoperta di Wolf 1069 b, un esopianeta situato a 31 anni luce dalla Terra nella Costellazione del Cigno, rappresenta un passo significativo in questa direzione. Identificato attraverso il metodo delle velocità radiali, Wolf 1069 b è stato studiato da un team di astrofisici guidato da Diana Kossakowski dell’Istituto Max Planck per l’astronomia di Heidelberg. Questo esopianeta ha una massa pari a 1,26 volte quella della Terra e completa un’orbita attorno alla sua stella in soli 15,6 giorni.

Una delle caratteristiche distintive di Wolf 1069 b è la sua posizione nella zona abitabile della stella madre. Questa regione, non troppo vicina né troppo distante dalla stella, permette all’acqua di rimanere liquida, aumentando le possibilità di trovare forme di vita. Inoltre, la stella madre di Wolf 1069 b è una nana rossa, che emette una quantità ridotta di radiazioni ultraviolette, riducendo così i rischi di condizioni ostili per lo sviluppo della vita.

Rappresentazione della vista da un pianeta gemello della Terra
Scoperto un pianeta gemello della Terra (Depositphotos foto) – www.aerospacecue.it

Un pianeta particolare

Wolf 1069 b presenta anche un’altra caratteristica affascinante: mostra sempre la stessa faccia alla sua stella, simile al modo in cui la Luna presenta sempre lo stesso lato alla Terra. Questo fenomeno, noto come rotazione sincrona, significa che un lato del pianeta è costantemente illuminato mentre l’altro è sempre al buio. Questa condizione potrebbe creare un ambiente unico, con differenze estreme di temperatura tra i due lati del pianeta.

Gli astrofisici hanno anche ipotizzato la presenza di un campo magnetico su Wolf 1069 b, che potrebbe proteggere il pianeta dalle radiazioni cosmiche e contribuire alla formazione di un’atmosfera stabile. Un’atmosfera, se presente, potrebbe generare un effetto serra che riscalderebbe la superficie del pianeta, mantenendo l’acqua allo stato liquido e creando condizioni favorevoli per la vita. Wolf 1069 b si colloca al sesto posto tra i pianeti di massa terrestre potenzialmente abitabili più vicini alla Terra. La scoperta di questo esopianeta, insieme ad altri simili come quelli nel sistema TOI 700, alimenta la speranza di trovare, un giorno, forme di vita su altri mondi. Grazie ai continui progressi tecnologici e alle scoperte scientifiche, l’umanità si avvicina sempre di più a rispondere alla domanda se siamo soli nell’universo.