Scienziati, ‘il rischio è significativo’ | Ogni secondo che passa gli essere umani sono in pericolo: puoi morire schiacciato
Il problema crescente dei detriti spaziali e gli sforzi delle organizzazioni per ridurre il loro impatto sulla terra.
Ogni giorno, senza che ce ne rendiamo conto, migliaia di minuscoli detriti spaziali piovono sulla Terra. Queste particelle microscopiche, provenienti da asteroidi e comete, si accumulano fino a raggiungere un totale di circa 40.000 tonnellate di polvere ogni anno. Tuttavia, non sono solo le particelle invisibili a rappresentare una preoccupazione: la presenza di detriti più grandi, provenienti da satelliti dismessi e altri rifiuti spaziali, sta diventando una minaccia crescente.
Negli ultimi decenni, l’aumento esponenziale delle missioni spaziali ha portato a una proliferazione di detriti in orbita terrestre. Attualmente, si stima che ci siano circa 3.000 satelliti dismessi che orbitano intorno al nostro pianeta, insieme a migliaia di altri pezzi di rifiuti spaziali. Questi detriti possono rimanere in orbita per anni, rappresentando un rischio sia per i satelliti attivi che per le missioni spaziali in corso.
Uno dei problemi principali è rappresentato dai grandi frammenti che possono rientrare nell’atmosfera terrestre in modo incontrollato. Mentre la maggior parte dei piccoli detriti brucia durante la discesa, i pezzi più grandi possono sopravvivere all’attrito atmosferico e raggiungere la superficie terrestre. La possibilità che qualcuno venga colpito da uno di questi frammenti è sempre stata considerata estremamente bassa, ma l’aumento del numero di lanci spaziali ha reso necessario un nuovo esame dei rischi.
Con l’aumento delle attività spaziali, la probabilità di incidenti legati ai detriti spaziali cresce. Questo ha portato gli scienziati a sviluppare modelli matematici complessi per prevedere le traiettorie dei frammenti di detriti e stimare le aree di possibile impatto. Uno studio recente, pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy”, ha rivelato dati allarmanti riguardo al rischio per la popolazione mondiale.
La probabilità di impatto dei detriti spaziali
Secondo lo studio, la probabilità di un incidente causato dai detriti spaziali è significativamente più alta di quanto si pensasse in passato. Utilizzando modelli matematici avanzati, i ricercatori hanno stimato che, nei prossimi dieci anni, c’è una probabilità del 10% che qualcuno possa essere colpito da un frammento di detrito spaziale. Questo rischio, sebbene ancora relativamente basso, è sufficiente per sollevare preoccupazioni tra gli esperti del settore.
L’analisi ha anche evidenziato che le regioni del mondo a latitudini più meridionali, come Lagos in Nigeria, Jakarta in Indonesia e Dhaka in Bangladesh, sono tre volte più a rischio rispetto a città del nord come Mosca, Pechino o New York. Questo è dovuto alla maggiore densità di popolazione nelle aree meridionali, che aumenta la probabilità di impatto in caso di rientro incontrollato di un detrito spaziale.
Soluzioni possibili per mitigare il rischio
Fortunatamente, esistono tecnologie che potrebbero ridurre significativamente il rischio di impatti. Una delle soluzioni è la “passivazione” dei veicoli spaziali, che consiste nell’espellere qualsiasi energia residua (come batterie o carburante) una volta che il veicolo ha terminato la sua missione. Questo riduce la probabilità di esplosioni o rientri incontrollati. Un’altra opzione è programmare i satelliti in modo che si spostino in orbite più basse al termine della loro vita operativa, garantendo che brucino completamente durante il rientro nell’atmosfera.
Inoltre, aziende come SpaceX stanno sviluppando razzi riutilizzabili che generano meno detriti, riducendo ulteriormente il rischio di impatti. Le organizzazioni internazionali stanno anche lavorando per affrontare il problema. L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha in programma una missione per catturare e rimuovere i detriti spaziali utilizzando un robot a quattro braccia. Anche le Nazioni Unite hanno pubblicato delle linee guida per la mitigazione dei detriti spaziali nel 2010, rafforzate nel 2018. Tuttavia, queste linee guida non sono obbligatorie e mancano di forza legale internazionale, rendendo necessaria una cooperazione globale più stretta per affrontare efficacemente il problema.