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Mercurio, pronte le spedizioni per saccheggiarlo | Una montagna alta 15 chilometri tutta piena di diamanti

Pianeta fatto di diamanti

Non è più corsa all'oro, ora si pensa ai diamanti (Media Inaf foto) - www.aerospacecue.it

Mercurio e il suo misterioso mantello di diamante: è profondisismo e contiene una ricchezza incalcolabile.

Mercurio, il pianeta più vicino al Sole e il più piccolo del nostro sistema solare, ha sempre affascinato gli scienziati con le sue caratteristiche uniche e i suoi misteri irrisolti. Fin dai tempi antichi, questo pianeta è stato oggetto di osservazione e studio, ma solo con l’avvento delle missioni spaziali moderne è stato possibile ottenere dati dettagliati sulla sua superficie e sulla sua composizione interna.

Una delle prime missioni a fornire informazioni dettagliate su Mercurio è stata Mariner 10, lanciata dalla NASA nel 1973. Questa missione ha permesso di mappare circa il 45% della superficie del pianeta e di scoprire molte delle sue caratteristiche geologiche, inclusi vasti bacini di impatto e una sottile atmosfera, o “esosfera”, composta principalmente da ossigeno, sodio e idrogeno.

Successivamente, la missione MESSENGER (Mercury Surface, Space Environment, Geochemistry, and Ranging), lanciata nel 2004, ha rivoluzionato la nostra comprensione di Mercurio. MESSENGER è stato il primo veicolo spaziale a entrare in orbita attorno a Mercurio nel 2011, e ha fornito dati senza precedenti sulla sua composizione chimica, il campo magnetico, la struttura geologica e le temperature superficiali. La missione ha rivelato, tra le altre cose, la presenza di ghiaccio d’acqua nei crateri in ombra ai poli del pianeta.

Un altro aspetto intrigante di Mercurio è il suo nucleo insolitamente grande, che occupa circa il 85% del raggio del pianeta, rendendolo uno dei nuclei proporzionalmente più grandi del sistema solare. Questo nucleo metallico è circondato da un mantello e una crosta relativamente sottili. Gli scienziati credono che la grande dimensione del nucleo sia dovuta a un processo di differenziazione planetaria estremamente efficiente o a un evento catastrofico che ha rimosso gran parte del mantello originale.

Il mantello di diamante di Mercurio

Un recente studio ha rivelato un aspetto ancora più sorprendente del nostro vicino planetario. Utilizzando i dati raccolti dalla missione MESSENGER, gli scienziati hanno scoperto che sotto la crosta di Mercurio potrebbe nascondersi un mantello di diamante spesso circa 15 chilometri. Questa scoperta è stata fatta analizzando le anomalie gravitazionali e la composizione chimica della superficie di Mercurio. Gli scienziati hanno a lungo ipotizzato che il pianeta avesse un passato vulcanico ricco di carbonio.

Le osservazioni di MESSENGER hanno identificato macchie di grafite sulla superficie, suggerendo che Mercurio una volta avesse un oceano di magma ricco di carbonio. Questo magma sarebbe poi cristallizzato, portando alla formazione di un mantello di diamante sotto la superficie. Il team di ricerca ha utilizzato modelli computerizzati e simulazioni di alta pressione per ricreare le condizioni interne di Mercurio. Questi studi hanno mostrato che, data l’elevata pressione al confine tra il mantello e il nucleo di Mercurio, il carbonio presente si sarebbe trasformato in diamante piuttosto che in grafite.

Rappresnetazione del pianeta Mercurio
Mercurio ha una montagna di diamanti (Depositphotos foto) – www.aerospacecue.it

Implicazioni della scoperta

Questa scoperta non solo ci fornisce una nuova comprensione della composizione interna di Mercurio, ma solleva anche nuove domande sulla sua evoluzione geologica. Ad esempio, potrebbe spiegare perché il vulcanismo su Mercurio si è interrotto bruscamente circa 3,5 miliardi di anni fa. La presenza di un mantello di diamante potrebbe aver facilitato una rapida dissipazione del calore, raffreddando il pianeta più velocemente e ponendo fine alla sua attività vulcanica.

Gli scienziati sperano che le future missioni spaziali, come BepiColombo, una collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA), che dovrebbe arrivare su Mercurio nel 2026, possano fornire ulteriori dati per confermare questa teoria e rivelare ulteriori dettagli sulla struttura interna e l’evoluzione di Mercurio.