Astronauti, nuova trovata tecnologica per le uscite nello spazio | Addio pannoloni e cateteri: le infezioni saranno un brutto ricordo
Un prodotto che ridurrà le infezioni e permetterà una passeggiata spaziale più confortevole per gli astronauti.
Le tute spaziali, fondamentali per le missioni umane nello spazio, hanno una storia affascinante che risale agli albori dell’esplorazione spaziale. Negli anni ’60, con l’inizio della corsa allo spazio tra Stati Uniti e Unione Sovietica, nacquero i primi modelli di tute spaziali. Questi indumenti pionieristici erano pensati principalmente per fornire ossigeno e protezione dai rigori dello spazio esterno, consentendo agli astronauti di sopravvivere in un ambiente estremamente ostile.
Negli anni successivi, con l’avanzare delle tecnologie e delle missioni spaziali, le tute si sono evolute significativamente. Durante le missioni Apollo, le tute dovevano permettere agli astronauti di camminare sulla superficie lunare, offrendo protezione contro la polvere lunare, le radiazioni solari e le temperature estreme. Le tute delle missioni Apollo erano dotate di un sistema di supporto vitale portatile (PLSS) che forniva ossigeno e regolava la temperatura, rappresentando un enorme passo avanti rispetto ai modelli precedenti.
Con l’era dello Space Shuttle e della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), le tute spaziali hanno continuato ad evolversi. Le tute EMU (Extravehicular Mobility Unit) utilizzate per le attività extraveicolari (EVA) intorno alla ISS sono progettate per offrire maggiore mobilità e comfort rispetto alle tute precedenti. Inoltre, sono equipaggiate con sistemi avanzati di comunicazione e supporto vitale, permettendo agli astronauti di lavorare fuori dalla stazione spaziale per periodi prolungati.
Nonostante i significativi miglioramenti, le tute spaziali attuali presentano ancora alcune limitazioni, soprattutto in termini di gestione dei bisogni fisiologici degli astronauti durante le EVA. Attualmente, gli astronauti utilizzano pannoloni super assorbenti, noti come Maximum Absorbency Garments (MAG), che possono causare problemi di igiene e comfort, come irritazioni cutanee e infezioni. Questa situazione evidenzia la necessità di innovazioni che possano migliorare ulteriormente le condizioni di lavoro degli astronauti nello spazio.
Un nuovo sistema per il recupero e filtraggio dell’urina nelle tute spaziali
Un recente sviluppo promette di rivoluzionare la gestione dei bisogni fisiologici durante le attività extraveicolari. Un team di ricercatori del Weill Cornell Medical College ha sviluppato un innovativo sistema di raccolta e filtraggio dell’urina, progettato per essere integrato direttamente nelle tute spaziali. Questo sistema, ispirato alla “stillsuit” del film Dune, potrebbe migliorare notevolmente le prestazioni e il comfort degli astronauti durante le EVA.
Il nuovo sistema raccoglie l’urina attraverso un catetere esterno e la filtra utilizzando un processo a osmosi diretta e inversa (FO-RO), trasformandola in acqua potabile. Questo approccio circolare e sostenibile garantisce una migliore idratazione e riduce i rischi per la salute degli astronauti, che attualmente devono affrontare diete restrittive e un limitato accesso all’acqua durante le EVA. Con il nuovo sistema, l’urina viene raccolta in una “coppa” in silicone e convogliata verso un filtro che rimuove le impurità, producendo acqua potabile.
Vantaggi e sfide del nuovo sistema
Il dispositivo di raccolta dell’urina è costituito da un indumento flessibile e confortevole, integrato nella tuta spaziale. Il sistema FO-RO consente di recuperare fino al 87% dell’acqua dall’urina, consumando meno del 10% dell’energia della tuta. Questo miglioramento non solo aumenta l’efficienza energetica ma riduce anche i costi associati al trasporto di acqua nello spazio, con un risparmio significativo per le missioni future.
Tuttavia, ci sono ancora alcune sfide da superare. Attualmente, il dispositivo aggiunge circa 8 kg al peso della tuta, e i ricercatori stanno lavorando per ottimizzare il sistema di filtraggio e ridurre l’ingombro complessivo. Nonostante queste difficoltà, il team è fiducioso che, con ulteriori sviluppi e test, questo sistema rivoluzionario possa diventare una realtà nelle future missioni spaziali, rendendo queste ultime più sicure e durature.