“Freddo, buio e privo di ossigeno”, il Permafrost fa paura | Virus zombie pronti a scatenare una nuova pandemia
Virus zombie antichissimi pronti ad uscire dal permafrost per diverse cause. Il nostro sistema immunitario non è pronto.
Nelle remote e inospitali regioni dell’Artico, il permafrost custodisce segreti che risalgono a millenni fa. Strati di ghiaccio perennemente congelato coprono vaste aree di Siberia, Canada e Alaska, mantenendo in uno stato di conservazione perfetta antichi microrganismi. Questi ambienti estremi, dove la temperatura non sale mai sopra lo zero, creano condizioni ideali per la preservazione del materiale biologico, proteggendolo dal degrado naturale.
Il permafrost è uno scrigno di misteri per gli scienziati, che hanno iniziato a svelarne i segreti solo negli ultimi decenni. Gli studiosi sono particolarmente interessati ai virus e ai batteri antichi intrappolati nel ghiaccio, alcuni dei quali potrebbero risalire a milioni di anni fa. L’isolamento di questi agenti patogeni potrebbe fornire nuove informazioni sulle malattie del passato e sulla storia dell’evoluzione biologica.
Il cambiamento climatico, però, sta rapidamente alterando questi paesaggi ghiacciati. Le temperature globali in aumento stanno sciogliendo gli strati superficiali del permafrost, rilasciando nell’ambiente moderno questi antichi microrganismi. Gli scienziati temono che, oltre agli effetti immediati del riscaldamento globale, si possa verificare un rilascio di agenti patogeni che potrebbero rappresentare una minaccia per la salute pubblica.
Negli ultimi anni, il pericolo è diventato sempre più tangibile. Scienziati in tutto il mondo stanno monitorando con attenzione queste regioni, cercando di prevedere e mitigare i rischi associati alla liberazione di antichi virus. Le scoperte finora fatte hanno sollevato preoccupazioni serie, in particolare riguardo alla possibilità che alcuni di questi virus possano infettare nuovamente gli esseri umani.
L’allarme dei ricercatori sui virus zombie
Ricercatori hanno isolato ceppi di virus chiamati “Matusalemme” o “virus zombie” che erano rimasti intrappolati nel permafrost per migliaia di anni. Questi virus, sebbene antichi, hanno dimostrato di poter ancora infettare organismi unicellulari. Questo fatto porta molte preoccupazioni sul fatto che, con il continuo scioglimento del permafrost, altri virus possano emergere e potenzialmente causare nuove pandemie. Nel 2014, un team guidato dal genetista Jean-Michel Claverie dell’Università di Aix-Marseille ha isolato virus vivi da campioni di permafrost in Siberia.
Questi virus erano in grado di infettare amebe, ma non rappresentavano un rischio per gli esseri umani. Tuttavia, Claverie ha avvertito che non tutti i virus nel permafrost sono inoffensivi. Le analisi genomiche hanno rivelato tracce di poxvirus ed herpesvirus, noti agenti patogeni umani. Il permafrost copre un quinto dell’emisfero settentrionale della Terra e alcuni strati sono rimasti congelati per centinaia di migliaia di anni. Il riscaldamento globale sta però cambiando rapidamente questa situazione.
Cosa sta succedendo al permafrost
Gli strati superiori del permafrost si stanno sciogliendo a una velocità allarmante, rilasciando gas serra come il metano e antichi agenti patogeni. La regione artica si sta riscaldando molto più velocemente del tasso medio globale, aggravando il problema. Il vero rischio potrebbe derivare da un altro impatto del cambiamento climatico: la scomparsa del ghiaccio marino artico. Questo fenomeno sta permettendo un aumento del trasporto marittimo, del traffico e dello sviluppo industriale in Siberia, aumentando le probabilità di rilasciare agenti patogeni intrappolati nel permafrost.
Le operazioni di estrazione mineraria previste in Siberia potrebbero rilasciare grandi quantità di agenti patogeni, esponendo i lavoratori e le comunità circostanti a rischi sconosciuti. Claverie ha evidenziato che il permafrost profondo potrebbe contenere virus antichi, alcuni dei quali potrebbero essere in grado di infettare gli esseri umani. Il nostro sistema immunitario potrebbe non essere preparato a combattere questi microrganismi, aumentando il rischio di nuove epidemie. Per affrontare queste minacce, gli scienziati stanno collaborando con UArctic, l’Università dell’Artico, per sviluppare progetti che includano strutture di quarantena e competenze mediche specifiche. Queste iniziative mirano a individuare e trattare precocemente i casi di infezione da virus antichi, cercando di contenere eventuali focolai e prevenire una nuova pandemia.