Allarme rosso nel laboratorio in Siberia: il virus è sopravvissuto 44mila anni | “Potenziale per scatenare nuove malattie
Allarme rosso nel laboratorio in Siberia: il virus è sopravvissuto 11 mila anni. Ecco tutti i potenziali pericoli.
La scoperta di virus antichi intrappolati nel permafrost siberiano ha sollevato preoccupazioni significative tra gli scienziati riguardo ai potenziali pericoli che potrebbero emergere con il riscaldamento globale. Con il disgelo del permafrost, questi virus, che sono rimasti inattivi per migliaia di anni, potrebbero essere rilasciati nell’ambiente moderno. La loro riattivazione potrebbe comportare rischi sconosciuti per la salute umana e animale, poiché i nostri sistemi immunitari non sono preparati per affrontare patogeni che non sono stati presenti per millenni.
Il riscaldamento globale accelera il processo di scioglimento del permafrost, liberando non solo carbonio e metano, ma anche antichi patogeni. La possibilità che virus antichi possano infettare nuovamente le popolazioni moderne è una preoccupazione reale e concreta. La minaccia rappresentata dai virus antichi è amplificata dalla mancanza di immunità nelle popolazioni attuali.
Questo significa che, se un virus del passato dovesse essere rilasciato e diventare attivo, potrebbe diffondersi rapidamente senza ostacoli, causando potenzialmente epidemie su larga scala. Inoltre, gli scienziati temono che alcuni di questi patogeni possano avere una resistenza innata ai trattamenti moderni, rendendo le infezioni ancora più difficili da controllare e curare.
Il disgelo del permafrost non solo rischia di rilasciare virus antichi, ma anche di alterare gli equilibri ecologici attuali. Gli habitat naturali che si stanno sciogliendo potrebbero liberare microrganismi che non sono stati esposti alla luce solare o all’ossigeno per millenni, creando nuove minacce per la biodiversità. Gli scienziati sottolineano l’importanza di monitorare attentamente queste aree e di sviluppare strategie per mitigare i rischi associati al riscaldamento globale e alla liberazione di virus antichi.
Lo scongelamento del permafrost potrebbe scatenare delle nuove pandemie
Il ritrovamento di un lupo mummificato risalente a 44.000 anni fa nel permafrost siberiano ha suscitato grande interesse tra gli scienziati. La scoperta, avvenuta nel 2021 nella Yakutia, è relativa al primo esemplare completo di un lupo adulto del tardo Pleistocene ed è una ghiotta opportunità per lo studio della vita durante l’ultima era glaciale. Le condizioni di mummificazione nel permafrost hanno permesso una conservazione eccezionale del corpo del lupo, inclusi i suoi organi interni e il contenuto gastrointestinale. Questa preservazione dettagliata consente agli scienziati di analizzare non solo la dieta del lupo, ma anche l’ecosistema e le interazioni tra predatori e prede dell’epoca. Gli studi in corso mirano a confrontare il genoma di questo antico predatore con quello dei lupi moderni, per tracciarne l’evoluzione.
La possibilità di trovare virus e batteri antichi vivi nel corpo mummificato ha ulteriormente amplificato l’importanza di questa scoperta. I ricercatori stanno esaminando i campioni prelevati dagli organi interni del lupo per identificare eventuali microbi e virus che potrebbero essere sopravvissuti per millenni. Questa ricerca non solo potrebbe svelare nuovi dettagli sulle comunità microbiche del Pleistocene, ma anche rivelare potenziali agenti patogeni che potrebbero avere implicazioni per la salute umana e la biotecnologia.
Potenziale per scatenare nuove malattie
I campioni prelevati dal lupo mummificato includono anche il contenuto incontaminato del suo stomaco. Questo dettaglio offre un “istantanea” del biota antico, rivelando preziose informazioni sulle abitudini alimentari del lupo e delle sue prede. Gli scienziati sperano di identificare microorganismi antichi, inclusi batteri e virus, che potrebbero fornire nuove conoscenze sulla microbiologia e sulla patogenesi di quell’epoca. La ricerca condotta dagli scienziati dell’Università Federale Nord-Orientale di Yakutsk e da altri istituti coinvolti mira a identificare questi microorganismi e a capire se potrebbero avere applicazioni moderne in campo medico e biotecnologico. Alcuni batteri antichi, infatti, potrebbero produrre sostanze biologicamente attive utili per sviluppare nuovi farmaci o tecnologie.
Il progetto di studio non si limita solo al lupo mummificato. I ricercatori stanno esaminando altri antichi animali trovati nel permafrost siberiano. Questi studi interdisciplinari aiutano a comprendere meglio la storia geologica e climatica della Terra, nonché le cause delle estinzioni di massa e le dinamiche evolutive degli ecosistemi del passato. La scoperta del lupo e gli studi in corso rappresentano un’importante opportunità per esplorare le antiche comunità microbiche e i loro ruoli ecologici. Inoltre, il potenziale di scoprire nuovi patogeni antichi solleva importanti considerazioni sulla biosicurezza e sulla prevenzione di possibili nuove malattie.