Astronomia

Un nuovo osservatorio potrebbe finalmente dare una risposta al “mistero” del Pianeta Nove

Nelle remote profondità del nostro sistema solare, gli astronomi sospettano da tempo la presenza di un gigante nascosto, un nono pianeta oltre Nettuno. Chiamato Pianeta Nove (o Pianeta X), questo mondo ipotetico ha eluso la rilevazione per quasi un decennio. Tuttavia, con l’avvento dell’osservatorio all’avanguardia Vera C. Rubin, la ricerca potrebbe essere vicina a una conclusione.

Il Pianeta Nove

Il concetto di Pianeta Nove è emerso dai peculiari schemi orbitali osservati negli oggetti transnettuniani (TNO). Questi corpi celesti distanti, come Sedna e 2012 VP113, mostrano orbite allungate e strane che suggeriscono l’influenza gravitazionale di un oggetto massiccio non visto. Gli astronomi del Caltech Mike Brown e Konstantin Batygin hanno proposto l’ipotesi del Pianeta Nove nel 2016, sostenendo che queste anomalie orbitali potrebbero essere spiegate al meglio dalla presenza di un grande pianeta distante.

La loro ipotesi postula che il Pianeta Nove sia un gigante gassoso o ghiacciato, probabilmente sette volte la massa della Terra, situato a circa 500 unità astronomiche dal Sole. Questa enorme distanza significa che ci vorrebbero tra 5.000 e 10.000 anni perché il Pianeta Nove completi un’orbita intorno al Sole. Nonostante le sue probabili somiglianze nella composizione a Nettuno, la sua distanza estrema e l’orbita potenzialmente eccentrica lo hanno reso una sfida da rilevare con i telescopi esistenti.

L’Osservatorio Vera C. Rubin

Il prossimo osservatorio Vera C. Rubin, che inizierà le operazioni nel 2025, è dotato della più grande fotocamera digitale del mondo, capace di catturare dettagli senza precedenti nelle lontane profondità del nostro sistema solare. Questa struttura all’avanguardia promette di svelare finalmente il Pianeta Nove o di escludere definitivamente la sua esistenza. Mike Brown rimane fiducioso, notando che le capacità dell’osservatorio sono esattamente ciò che serve per individuare un oggetto così debole e distante.

L’Osservatorio Vera C. Rubin, situato sul Cerro Pachón in Cile, rappresenta una pietra miliare nella ricerca astronomica moderna. Intitolato alla celebre astronoma Vera Rubin, il telescopio riflettore da 8,4 metri combina una vasta capacità di raccolta della luce con un campo visivo eccezionalmente ampio di 3,5 gradi, ciò permette di fotografare l’intera volta celeste visibile dal sud del Cile nel corso di dieci anni. Con una camera digitale da 3,2 gigapixel, il telescopio acquisirà 15 terabyte di dati grezzi ogni notte, generando un totale di 30 petabyte in un decennio. Questa mole di dati offrirà dettagli senza precedenti che serviranno alla misurazione delle lenti gravitazionali, alla mappatura degli oggetti del sistema solare e all’osservazione di eventi transienti.

Trovare il Pianeta Nove sarebbe un risultato monumentale che rimodellerebbe la nostra comprensione dell’architettura e dell’evoluzione del sistema solare. Potrebbe anche offrire nuove intuizioni sulla formazione dei pianeti giganti sia all’interno del nostro sistema solare che intorno a stelle lontane. Mentre alcuni astronomi rimangono scettici, indicando spiegazioni alternative come il bias osservativo o altre influenze gravitazionali, la caccia al Pianeta Nove continua a catturare la comunità scientifica e il pubblico. Che questo mondo elusivo venga trovato presto o che l’ipotesi venga confutata, la ricerca stessa ha significativamente avanzato la nostra esplorazione delle regioni esterne del sistema solare.