Nell’ottobre del 1959, Stephen Hawking si recò a Oxford per frequentare l’University College, dove aveva studiato anche suo padre. All’epoca aveva solo 17 anni e di conseguenza era piuttosto giovane per entrare all’università quell’autunno, soprattutto se si tiene conto che molti suoi compagni di college non avevano solo un anno più di lui bensì parecchi, perché avevano interrotto gli studi per fare il servizio militare. Successivamente, Hawking avrebbe ammesso che la differenza di età fra lui e i suoi compagni di università non gli consentì di dare il meglio di sé a Oxford. In effetti, per circa un anno e mezzo, Hawking se ne stette in disparte, annoiato e dedicando pochissimo tempo allo studio.
Il piano di studi di fisica, stando alle sue parole, era “di una facilità ridicola. Si poteva superare l’esame finale senza aver frequentato le lezioni, andando semplicemente a una o due lezioni di un tutor la settimana. Non c’era bisogno di ricordare molti fatti ma solo qualche equazione”.
A quei tempi, l’atteggiamento prevalente fra gli studenti di Oxford era orientato “contro l’impegno nello studio” e lo spirito indipendente di Hawking e l’indifferenza con cui considerava i suoi studi erano in perfetta armonia con questa atmosfera.
Un giorno, durante un’esercitazione dal tutor, dopo aver letto una soluzione che aveva calcolato, appallottolò con sdegno il foglio, gettandolo nel cestino, dall’altro lato della stanza. Era anche possibile farla franca senza dover dedicare troppo tempo agli esperimenti in laboratorio.
Lui e Gordon Berry, due dei quattro studenti di fisica entrati a Oxford nel trimestre autunnale del 1959 (gli altri due erano Richard Bryan e Derek Powney), avevano trovato dei modi per velocizzare la raccolta dei dati e contraffare alcune parti degli esperimenti.
Una volta i quattro studenti di fisica si videro assegnare dal loro tutor, il dottor Robert Berman, un lavoro che aveva a che fare con l’elettricità e il magnetismo. Si trattava di tredici problemi: loro avrebbero dovuto risolverne il più possibile durante la settimana, in attesa dell’incontro successivo. Avvicinandosi lo scadere del tempo, Richard e Derek avevano risolto un problema e mezzo, Gordon soltanto uno, mentre Stephen non aveva neppure iniziato.
Il giorno dell’incontro con Berman, la mattina Hawking saltò tre lezioni per risolvere i problemi, mentre i suoi amici erano ormai certi che quella volta Stephen non sarebbe proprio riuscito a cavarsela impunemente. A mezzogiorno arrivò da loro affermando in tono sconsolato che era riuscito a risolverne solo…dieci. In un primo momento credettero che stesse scherzando, ma poi compresero che ce l’aveva fatta davvero. Stando alle parole di Derek, fu allora che gli amici di Stephen si resero conto che “non solo non eravamo sulla stessa strada, ma nemmeno sullo stesso pianeta”.
Alla fine del terzo anno, improvvisamente gli esami si profilarono all’orizzonte e Hawking si ritrovò a dover scegliere fra due possibili aree per la specializzazione post-laurea: la cosmologia o le particelle elementari. Lui scelse la prima e, quindi, fece domanda per un dottorato di ricerca a Cambridge, dove insegnava Fred Hoyle, il più famoso astronomo britannico dell’epoca. Venne accettato alla condizione che riuscisse a prendere una laurea di prima classe a Oxford.
Consapevole che assai difficilmente avrebbe conseguito il massimo dei voti (non aveva mai seguito una lezione e aveva calcolato di aver dedicato allo studio più o meno un migliaio di ore in tre anni, pari a una media di circa un’ora al giorno), temendo per le sue chance accademiche, Hawking decise di fare domanda per entrare nella pubblica amministrazione, superando le fasi preliminari di selezione per un posto al ministero dei Lavori pubblici.
La notte prima degli esami a Oxford, Stephen non riuscì a chiudere occhio per l’agitazione e gli esami, di conseguenza, non andarono bene. Tra l’altro, la mattina successiva avrebbe dovuto sostenere quelli per l’impiego statale, ma rimase addormentato, se ne dimenticò e non giunse in tempo. Ora dipendeva tutto dai risultati di Oxford. Gordon e Derek ottennero una laurea di seconda classe, Richard una sconsolante terza e Stephen si ritrovò catastroficamente in bilico fra una prima e una seconda. Dinanzi al risultato incerto, gli esaminatori convocarono Hawking per un esame orale e gli chiesero quali fossero i suoi piani.
Lui informò pacatamente i professori che se gli avessero dato il massimo dei voti sarebbe andato a fare il dottorato a Cambridge, dando loro l’opportunità di introdurre un cavallo di Troia nel campo avverso, mentre se gli avessero dato una votazione appena inferiore (che gli avrebbe comunque permesso di fare ricerca) sarebbe rimasto a Oxford. Gli esaminatori a questo punto avevano le idee chiare: andarono sul sicuro e gli diedero il massimo.