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Hera: la missione ESA verso Dimorphos per esaminare i risultati di DART

Dopo il successo della missione DART, finalizzata a verificare l’impatto con l’asteroide Didymos, la NASA ha annunciato il progetto di una nuova missione chiamata HERA. Il lancio della missione Hera è previsto per il 2024, con l’obiettivo di raggiungere il suo destino entro il 2027.

La missione DART

La missione DART (Double Asteroid Redirection Test) è una missione spaziale condotta dalla NASA con l’obiettivo di testare la capacità di deviare la traiettoria di un asteroide. Il bersaglio di questa missione è il sistema binario di asteroidi chiamato Didymos, che consiste in un asteroide principale di circa 780 metri di diametro, chiamato Didymos A, e un piccolo satellite di circa 160 metri di diametro, chiamato Didymoon o Didymos B.

La navicella spaziale DART è stata lanciata nel novembre del 2021 e ha raggiunto l’asteroide Didymos nel settembre del 2022. L’obiettivo principale della missione è colpire il satellite Didymoon con l’obiettivo di alterarne la sua orbita attorno all’asteroide principale. La collisione avrà un effetto relativamente piccolo sulla traiettoria complessiva del sistema, ma fornirà dati cruciali per comprendere meglio le dinamiche delle collisioni asteroidali e le tecniche di deflessione degli asteroidi in futuro, in caso di necessità di difendere la Terra da un asteroide potenzialmente pericoloso.

Credits- ESA

Questa missione rappresenta un passo importante nell’ambito della ricerca e della preparazione per la difesa planetaria, ovvero la capacità di prevenire impatti catastrofici di asteroidi con la Terra.

Lo scontro tra la missione DART e l’asteroide lunare Dimorphos

La missione DART ha raggiunto pienamente il suo obiettivo prendendo di mira l’asteroide lunare Dimorphos, un corpo celeste con un diametro di soli 150 metri che orbita attorno all’altro asteroide Didymos, di dimensioni più imponenti, con 760 metri di diametro. Sebbene né Dimorphos né Didymos rappresentino una minaccia diretta per la Terra, la missione DART svolge un ruolo cruciale come test di questa tecnologia.

L’impatto avvenuto nel settembre del 2022 ha comportato una variazione di 33 minuti nell’orbita di Dimorphos, secondo le misurazioni effettuate tramite strumenti posizionati sia sulla Terra che nello spazio. Inoltre, la sua velocità di rotazione è stata alterata e circa 900.000 kg di polveri superficiali sono stati espulsi nello spazio istantaneamente. Va notato che la velocità orbitale è stata modificata di soli 2,7 millimetri al secondo.

La missione DART costituisce un importante passo avanti nell’esplorazione spaziale e nell’ambito della preparazione per la difesa planetaria, offrendo preziosi dati e aprendo nuove prospettive per la nostra comprensione delle dinamiche degli asteroidi.

La missione Hera

Ora che la NASA ha condotto con successo una missione impattante contro un asteroide, i ricercatori europei stanno pianificando una missione simile sullo stesso asteroide Dimorphos per esaminare da vicino gli effetti ottenuti da DART.

La missione, nota come Hera, comprenderà una navicella spaziale che trasporterà due componenti hardware più piccoli, ovvero due CubeSat denominati Milani e Juventas. Il lancio è programmato per il 2024 con l’obiettivo di raggiungere la destinazione entro l’inizio del 2027. I due CubeSat saranno utilizzati per eseguire i primi rilevamenti radar al mondo di un asteroide e per condurre ispezioni della superficie alla ricerca degli impatti causati dall’incidente.

Dal momento che il 2024 si avvicina, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha fornito un aggiornamento sullo stato di avanzamento della missione Hera. Secondo l’agenzia, Milani e Juventas sono attualmente in fase di test presso il centro di verifica e collaudo dell’ESA a Noordwijk, nei Paesi Bassi.

Anche se non è stato specificato a che punto siano giunti con i test, sembra che il progresso stia procedendo come pianificato. Tutti sperano che Hera trasformi l’esperienza della missione DART in una “tecnica di difesa planetaria ripetibile” che potrebbe un giorno garantire la nostra protezione da potenziali catastrofi spaziali.

Credits immagine di copertina – ESA