Ecco i vari scenari pensati dalla NASA per la dismissione dell’ISS
La Stazione Spaziale Internazionale (ISS) è un laboratorio orbitante intorno alla Terra da oltre due decadi. Questo straordinario complesso è il risultato della collaborazione tra diverse agenzie spaziali internazionali, tra cui la rinomata NASA. Come tutte le strutture, anche l’ISS è soggetta a un naturale deterioramento strutturale. Per questo motivo, nei prossimi dieci anni, è previsto la dismissione dell’ISS. Tuttavia, come avverrà questo processo?
Creazione e scopo della ISS
La Stazione Spaziale Internazionale (ISS) è stata una straordinaria collaborazione internazionale, coinvolgendo gli Stati Uniti, la Russia (Roscosmos), l’ESA (Agenzia Spaziale Europea), la JAXA (Agenzia di Esplorazione Aerospaziale Giapponese) e l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) nella sua costruzione, avvenuta nei primi anni ’90. Progettata come un avamposto di ricerca scientifica in condizioni di microgravità, le sue missioni hanno notevolmente ampliato la nostra comprensione della fisiologia umana nello spazio e hanno catalizzato lo sviluppo di innovative tecnologie spaziali.
La Stazione Spaziale Internazionale (ISS) è dotata di un sofisticato sistema di riciclo dell’acqua, che sottopone l’acqua a processi avanzati di purificazione e filtraggio, garantendo la sua sicurezza per il consumo dell’equipaggio. Grazie a questo processo di riciclo efficiente, la stazione riduce significativamente la sua dipendenza dai rifornimenti esterni, contribuendo all’autosufficienza in orbita.
Inoltre, la ISS può ospitare in modo continuativo un equipaggio di sei astronauti, con la flessibilità di accoglierne occasionalmente fino a dieci in situazioni speciali come durante i cambi di equipaggio o missioni particolari. Oltre a essere un laboratorio di ricerca scientifica di prim’ordine, l’ISS funge da banco di prova per le più moderne tecnologie e procedure, che si prefigurano come fondamentali per le future missioni spaziali, comprese quelle indirizzate verso il pianeta Marte.
L’ampia gamma di scoperte e progressi derivanti dalla continua attività a bordo dell’ISS sta aprendo nuovi orizzonti nell’esplorazione e nello sfruttamento dello spazio. Questa straordinaria piattaforma orbitante è davvero il futuro del progresso spaziale.
La struttura imponente dell’ISS copre una superficie di circa 357 metri quadrati e ha un peso impressionante di oltre 400 tonnellate. In orbita a un’altitudine di circa 420 chilometri sopra la Terra, la stazione spaziale continua la sua rotazione costante intorno al pianeta, permettendo ricerche ed esperimenti di portata globale.
I piani di dismissione dell’ISS
Nonostante la robustezza della sua struttura finora, anche nello spazio si verifica un naturale deterioramento, anche con l’assenza di gravità, diversi fattori contribuiscono al decadimento strutturale. Di conseguenza, la NASA ha preso la decisione di pianificare il decommissioning della ISS.
Ecco le alternative considerate dalla NASA per gestire questa fase di abbattimento:
- Smontaggio e Recupero: Inizialmente, si è valutata l’opzione di smontare la struttura e riportare i componenti sulla Terra. Tuttavia, questa via si è rivelata impraticabile poiché nessun componente dell’ISS è stato progettato per essere smontato. Anche se fosse possibile, richiederebbe sforzi e risorse finanziarie al di là delle attuali possibilità.
- Alzare l’Orbita: Un’altra proposta prevedeva l’incremento dell’altitudine della stazione per posizionarla a circa 36.000 km dalla Terra. Questa opzione, tuttavia, presenta notevoli sfide, inclusi fattori come la massa e la distanza desiderata, oltre alla necessità di sviluppare nuovi componenti hardware, rendendo l’operazione costosa.
- Discesa Incontrollata: Una terza ipotesi suggeriva di lasciare che la stazione cadesse sulla Terra in modo incontrollato. Tuttavia, ciò avrebbe comportato gravi rischi per la sicurezza umana, dato che il decadimento non potrebbe essere previsto con precisione.
Di conseguenza, è stata scelta l’opzione di deorbitare la stazione in modo controllato, consentendo che bruci nell’atmosfera. Questo piano, seppur semplice e diretto, presenta un rischio praticamente nullo e richiede un investimento minimo. Tuttavia, comporterà la completa distruzione della stazione durante il processo.