La sonda indiana Chandrayaan-3 è riuscita ad atterrare con successo sul suolo lunare ed è tuttora pienamente funzionante. L’India diventa così la quarta nazione a toccare il suolo lunare, e la prima a raggiungere una posizione così vicina al polo lunare, dove si ipotizza la presenza d’acqua ghiacciata. Chandrayaan-3 è stata lanciata il 14 luglio, con l’obiettivo di realizzare il primo atterraggio lunare di successo dell’India. Lo scorso mercoledì, 23 agosto, l’Organizzazione Indiana per la Ricerca Spaziale (ISRO) ha confermato il successo della missione.
L’interesse indiano per i viaggi spaziali comincia nei primi anni Sessanta, quando gli scienziati lanciarono un piccolo razzo sopra il Kerala, uno stato dell’India meridionale. L’India crea così la Indian Space Research Organisation (ISRO), in italiano Organizzazione Indiana per le Ricerche Spaziali, l’agenzia spaziale nazionale indiana.
Sotto la guida di Vikram Sarabhai, un famoso astronomo e ricercatore indiano, il programma si focalizzò sull’uso pratico dello spazio per aumentare gli standard di vita in India. Satelliti di telerilevamento e per le comunicazioni furono così lanciati in orbita.
Nel 2003, pochi giorni dopo che la Cina ebbe affermato di voler inviare uomini nello spazio, il Primo Ministro dell’epoca spinse gli scienziati indiani a pianificare una missione per portare un uomo sulla Luna.
L’India quindi realizzò il proprio veicolo spaziale, lanciò diversi satelliti, inviò la sonda Chandrayaan-1 verso la Luna nell’ottobre 2008 e realizzò con successo una tecnologia di rientro. L’Indian Space Research Organisation aveva pianificato di portare a termine la seconda missione esplorativa verso la Luna, il Chandrayaan-2, per il 2013. Il lancio però è avvenuto solo nel 2019 e si è purtroppo conclusa con lo schianto del lander sulla superficie lunare a causa di problemi software.
Nonostante ciò, l’India ha ottenuto finora un’esperienza significativa nelle tecnologie spaziali e ha condotto con successo molti lanci commerciali. Nel 2008, vi erano dieci satelliti indiani in orbita simultaneamente.
Chandrayaan-3 è stato lanciata il 14 luglio 2023 e il 23 agosto 2023 è atterrata senza problemi al Polo Sud lunare, dopo essere entrata correttamente in orbita. Nessun veicolo si era mai posato vicino al polo, una regione che si pensa sia ricca di ghiaccio d’acqua che potrebbe sostenere un insediamento umano.
La Russia avrebbe potuto battere Chandrayaan-3 atterrando per prima sul polo lunare, purtroppo però la missione Luna-25 si è schiantata sulla superficie lunare fallendo la sua missione. Chandrayaan-3, con un peso di 3,9 tonnellate, include un lander e un piccolo rover mentre come orbiter verrà utilizzato quello della missione precedente, la Chandrayaan-2. Chandrayaan-3 ha un budget di 6 miliardi di rupie (circa 72 milioni di dollari americani al cambio attuale). La missione prevede un lander chiamato Vikram, che trasporta un piccolo rover chiamato Pragyan.
Sia il lander che il rover sono dotati di una serie di strumenti che ci permetteranno di scoprire i segreti del lato oscuro della Luna. Il rover in particolare si muoverà intorno al sito di atterraggio, il polo lunare, per prelevare ed analizzare dei campioni di terriccio lunare. Gli scienziati sono molto interessati alla sua composizione, l’obiettivo sarà quello di capire se uno stabilimento umano sulla Luna è un’idea fattibile.
Se tutto va secondo i piani, il duo robotico esplorerà l’ambiente esotico per un giorno lunare (circa 14 giorni terrestri) dopo l’atterraggio. Raccoglieranno una serie di dati prima che la fredda e buia notte lunare spenga le loro luci.
La Luna è un obiettivo molto ambito dalle potenze spaziali, USA e URSS hanno combattuto duramente per essere la prima nazione a mandarci un uomo. Adesso, grazie alle nuove scoperte sul Polo Sud lunare, la Luna è tornata al centro dell’interesse scientifico.
Intorno ai primi anni Sessanta si è scoperto che il Polo Sud lunare possedeva un enorme cratere del diametro dei 2500 km e con una profondità di 13 km. Questo bacino però è risultato interessante solo da poco, quando negli anni Novanta i veicoli spaziali Galileo e Clementine osservarono la Luna.
Le immagini multispettrali ottenute da queste missioni mostrarono che il bacino contiene un’abbondanza di Ferro, Titanio e Torio: una composizione assai diversa dai campioni riportati dalle missioni Apollo. Inoltre, uno studio più recente con il telescopio Sofia ha portato le prime prove di un enorme bacino di acqua ghiacciata sulla superficie della Luna, proprio in corrispondenza del Polo Sud. L’unione tra questi elementi, la presenza di acqua e l’abbondanza di ferro, porterebbe il Polo Sud lunare ad essere un ottimo punto di partenza per le future missioni con equipaggio spaziale.
La Luna potrebbe presto diventare la prossima rampa di lancio per i pianeti più esterni del Sistema Solare. Infatti, la grande problematica degli attuali lanci spaziali è l’alta gravità che un razzo deve superare per entrare in orbita.
Di tutto il carburante che viene usato per una missione, la gran parte di esso serve per vincere la forza di gravità che circonda la Terra. Il vantaggio di iniziare i lanci dalla Luna sarebbe quello di servirsi di una quantità molto minore di propellente.
Purtroppo, al momento il problema rimane: il propellente dovrebbe comunque essere trasportato dalla Terra alla Luna, annullando il vantaggio della gravità lunare. Se però si trovassero dei bacini lunari con un’ingente quantità degli elementi che servono a creare i propellenti, la situazione sarebbe già molto diversa.
Infatti, si potrebbe creare i propellenti già finiti sulla Luna senza dover passare attraverso un lancio terrestre. Questo potrebbe essere il futuro dei viaggi spaziali. Forse il futuro dell’umanità sta a poche migliaia di chilometri da noi!