Il telescopio Webb di Nasa ed Esa ha permesso di catturare l’immagine del più giovane e lontano protoammasso dell’Universo, che è stato chiamato A2744-z7p9OD. Grazie alla tecnica della lente gravitazionale e all’avanzata tecnologia del telescopio, è stato possibile osservare ciò che fino ad ora era inaccessibile per gli studiosi.
Un protoammasso è una regione di spazio in cui si sta verificando la formazione di un ammasso di galassie. In altre parole, si tratta di una zona in cui l’attrazione gravitazionale sta iniziando a radunare insieme un gran numero di galassie. Durante il processo di formazione, le galassie si avvicinano sempre di più. Nel farlo, interagiscono tra loro attraverso l’attrazione gravitazionale, fino a formare un ammasso di galassie ben definito. I protoammassi possono essere individuati grazie alla loro distribuzione di materia oscura e alla presenza di galassie in movimento all’interno della regione.
Il telescopio spaziale James Webb è un telescopio spaziale progettato per osservare l’Universo in lontananza. Esso ha individuato di recente il più giovane e lontano protoammasso dell’Universo. Esso è stato progettato per esplorare i primi momenti dell’Universo e indagare i processi di formazione delle galassie, delle stelle e dei pianeti. Il JWST è nato dalla collaborazione tra la NASA, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’Agenzia Spaziale Canadese (CSA). Il telescopio ha un’apertura primaria di 6,5 metri, più grande di quella del telescopio spaziale Hubble, ed è progettato per operare principalmente nell’infrarosso, consentendo di vedere attraverso le polveri e le nebulose che oscurano le osservazioni ottiche.
Gli astronomi hanno dovuto affrontare per anni la sfida di immaginare come si siano formate le strutture cosmiche più grandi, come gli ammassi di galassie, senza poterne vedere direttamente i progenitori. Ma oggi, grazie al telescopio James Webb di Nasa ed Esa e all’aiuto della lente gravitazionale di un ammasso di galassie vicino, gli astronomi sono stati in grado di osservare il protoammasso più lontano e più giovane di sempre. Si tratta di una struttura destinata a diventare un enorme ammasso di galassie, osservata a 650 milioni di anni dopo il Big Bang.
Il telescopio spaziale James Webb ha permesso di confermare che almeno sette galassie sono legate gravitazionalmente all’interno del protoammasso, grazie alle osservazioni di spettroscopia infrarossa. Il telescopio Webb ha individuato il protoammasso grazie a un effetto di relatività generale noto come lensing gravitazionale. In questo caso, l’ammasso di Pandora o Abell 2744, si è comportato come una lente ottica, permettendo di ingrandire gli oggetti situati dietro di esso e di renderli visibili nonostante la distanza.
Il protoammasso in questione ha un raggio di circa 195mila anni luce, approssimativamente la stessa distanza che ci separa dalla Grande Nube di Magellano. Nonostante questo, il suo raggio è relativamente compatto se confrontato con gli ammassi presenti nell’universo locale, che possono essere fino a 20 volte più grandi. Stabilire la massa del protoammasso non è stato semplice per gli scienziati. Infatti sono stato necessari diversi approcci per giungere a una stima. Il valore stimato, di circa 400 miliardi di masse solari, è quello considerato conservativo. Grazie alle simulazioni gli scienziati hanno osservato che questa struttura, evolvendosi nel tempo, potrebbe raggiungere una massa simile a quella dell’ammasso di Coma, il più grande ammasso noto.
Le sette galassie che lo compongono erano già state individuate. Ma non era possibile osservare i dettagli di queste strutture a causa della luce ottica emessa. Tuttavia, con l’aiuto dello spettrografo nel vicino infrarosso NirSpec del telescopio spaziale Webb, è stato possibile confermare la distanza delle sette galassie.
Il risultato ottenuto suggerisce che le galassie ad alto redshift, che possono essere fisicamente distanti e non ancora integrate in una struttura, tenderanno poi ad unirsi in un ammasso. Si tratta di galassie che mostrano una formazione stellare simile nel corso del tempo. Esse hanno un’evoluzione più rapida rispetto alle altre galassie isolate che vivono nella stessa epoca cosmica.