Finalmente la mappa dell’acqua sulla Luna che farà da guida ai prossimi astronauti che atterreranno sulla Luna alla ricerca dell’acqua è completa. È il risultato di una ricerca pubblicata sulla rivista The Planetary Science Journal che si è basata sui dati di SOFIA (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy), uno strumento ora in pensione.
L’acqua è uno strumento fondamentale per la vita dell’uomo, soprattutto in ambienti ostili come quello della superficie lunare, e sarà una preziosa alleata in vista dei futuri insediamenti. Trasportarla dalla Terra alla Luna, però, era piuttosto costoso e difficile, per questo la scoperta della sua presenza sul satellite semplificherà di molto le future missioni.
Ovviamente l’acqua non si trova nel medesimo stato in cui possiamo vederla sulla Terra. L’ambiente e la gravità della Luna non permettono, infatti, al vapore di accumularsi; per questo gli astronauti dovranno, in futuro, estrarre quella, sotto forma di ghiaccio, intrappolata nel sottosuolo e nelle zone più in ombra di alcuni crateri.
Il nuovo studio fornisce suggerimenti su come l’acqua potrebbe muoversi sulla superficie della Luna, evidenziando come la maggior concentrazione si trovi nel Polo Sud (contrassegnato come possibile punto di atterraggio per le future missioni).
La nuova mappa copre circa un quarto del lato della superficie lunare rivolto verso la Terra al di sotto dei 60 gradi di latitudine e si estende fino al Polo Sud della Luna. Grazie alla vasta area ricoperta, quindi, i ricercatori sono riusciti a capire facilmente in che modo l’acqua si relaziona con l’ambiente circostante, evitando la luce solare e prediligendo le zone fredde del satellite.
“Osservando i dati sull’acqua, possiamo effettivamente vedere i bordi dei crateri, vediamo le singole montagne e possiamo persino vedere le differenze tra i lati diurni e notturni delle montagne, grazie alla maggiore concentrazione di acqua in questi luoghi.”
Bill Reach, direttore del SOFIA Science Center presso l’Ames Research Center della NASA e autore principale dello studio
Partendo da questi dati possiamo capire perché, alla fine del 2024, VIPER (il Volatiles Investigating Polar Exploration Rover della NASA) atterrerà proprio nella zona oggetto degli studi di SOFIA. Sarà quindi proprio in cima a Mons Mouton, la montagna lunare dalla cima piatta, che condurrà la sua prima missione di mappatura delle risorse oltre la Terra.
L’acqua, come già detto, è stata trovata in concentrazioni maggiori sui lati in ombra dei crateri e delle montagne, ma è presente nel suolo e potrebbe essere trovata come cristalli di ghiaccio o come molecole d’acqua legate chimicamente ad altri materiali; questo suggerisce che la geografia locale della Luna ricopre un ruolo fondamentale nella quantità di acqua presente sul satellite.
La NASA ha così identificato ben 13 regioni candidate all’atterraggio dei futuri astronauti, tutte vicine al Polo Sud lunare. La mappatura dell’acqua sarà, quindi, una risorsa fondamentale per la prima donna che camminerà sulla Luna, insieme ai suoi compagni di viaggio del progetto Artemis. Le future missioni della NASA, però, mireranno sia alle regioni polari che alle altre: le osservazioni di SOFIA, oltre alla regione meridionale oggetto dello studio, infatti, riguardano anche altri siti rilevanti per le altre missioni e sono in fase di analisi.
“Con questa mappa dei dati SOFIA, e altri a venire, stiamo osservando come l’acqua è concentrata in diverse condizioni ambientali lunari. Questa mappa fornirà informazioni preziose per il programma Artemis su potenziali aree di prospezione, ma fornisce anche un contesto regionale per future missioni scientifiche, come VIPER”.
Casey Honniball, ricercatore assistente e membro del team scientifico VIPER presso il Goddard Space Flight Center della NASA
Esistono molte ipotesi sulla provenienza dell’acqua presente sulla Luna. La sua “firma” è presente quasi ovunque sulla superficie lunare, non solo nelle regioni polari come si credeva in un primo momento. Aumenta verso i poli ma non ci sono differenze significative a seconda delle composizioni dei terreni; la concentrazione massima trovata, però, si ha alle latitudini più alte, anche se è minore di quella dei deserti più aridi del nostro Pianeta.
È proprio dal modo in cui è distribuita che si può ricavare qualche indizio sulla sua origine. Essendo distribuita in modo abbastanza uniforme, con concentrazioni decrescenti man mano che si avvicina all’equatore, si capisce che potrebbe essere stata trasportata dal vento solare; con il suo costante flusso di protoni, infatti, può contribuire a formare idrossile e molecole d’acqua sul satellite.
Non tutta l’acqua mappata, però, si può attribuire allo schema seguito dal vento solare. Le concentrazioni sopra la media presenti in alcuni depositi vulcanici vicino l’equatore lunare, dove l’acqua generalmente scarseggia, suggeriscono una sua origine “aliena” (attraverso l’impatto con qualche asteroide) oppure potrebbe arrivare direttamente dal mantello della Luna, grazie alle fuoriuscite del magma in superficie.
Questo, ovviamente, ci suggerisce che il processo di formazione dell’acqua sulla Luna è attivo tutt’oggi. È chiaro, quindi, che il nostro satellite naturale contenga molta più acqua di quanto si pensasse; la nostra conoscenza comune, infatti, era che la Luna fosse completamente asciutta. Ora sappiamo che ci sbagliavamo, dobbiamo solo capire di quanto.