Acqua liquida su Marte: arriva la conferma definitiva
Nel 2018 uno studio pubblicato da un team di ricercatori italiani, coordinati da Roberto Orosei dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, confermava finalmente la presenza di acqua liquida salata su Marte. Dopo il susseguirsi di diversi dibattiti e smentite siamo forse arrivati ad una conferma di quanto emerso ormai quattro anni fa.
Dov’è finita l’acqua di Marte?
Una delle poche certezze, dovuta soprattutto alla presenza di delta e letti fluviali solcati sulla superficie marziana, è che in passato Marte fosse un pianeta azzurro, con una quantità d’acqua forse addirittura superiore a quella della Terra. Dov’è finita quindi? Le ipotesi sono diverse e probabilmente si sovrappongono. La causa più accreditata sembra dovuta alle radiazioni solari, che agendo su un’atmosfera molto più sottile di quella terrestre e ulteriormente indebolita dalle frequenti tempeste di sabbia verificatisi negli anni, hanno portato all’evaporazione della stessa.
Gli studi sono però concordi sul fatto che la quantità evaporata sia solo una parte di quella totale, tant’è che un modello proposto da un gruppo di ricercatori del California Institute of Technology, basato su numerosi dati raccolti da radar e sonde, prevede una stima tra il 30% e il 90% di acqua rimasta intrappolata nei minerali della crosta del pianeta.
Acqua liquida su Marte: studi del 2018
Risalgono al luglio 2018 i primi risultati pubblicati sulla rivista Science e ottenuti da studiosi appartenenti all’Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica) e ad altri centri di ricerca e università italiane. Le indagini sono state condotte mediante MARSIS (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding), radar sounder italiano multifrequenza montato a bordo della sonda europea Mars Express in grado di identificare l’acqua, sia liquida che ghiacciata, fino ad una profondità di 5 km.
Il suo funzionamento, basato sul rilascio di impulsi a bassa frequenza (1.5-5.5 Hz), permette di mappare la superficie analizzata a partire dalla diversa intensità di riflessione degli stessi da parte dei materiali incrociati lungo il cammino. Il bacino d’acqua, che si estende per circa 20 km quadrati, è collocato ad 1.5 km di profondità sotto i ghiacci del Polo sud del pianeta rosso. L’elevata salinità permetterebbe all’acqua di mantenersi liquida nonostante le temperature ben al di sotto dei -20° C, agendo di fatto come antigelo naturale.
Pubblicazioni successive
Alcuni dei ricercatori italiani sopra citati hanno poi dato seguito allo studio del 2018, rilevando altri cinque bacini nelle vicinanze del primo e pubblicando i risultati su Nature Astronomy. Tutto ciò ha dato ovviamente nuovi impulsi alla ricerca, trovando ulteriori conferme verso la fine del 2021, quando un team di ricerca internazionale composto da scienziati dell’ESA e di Roscomos (Istituto di ricerca spaziale russo) ha affidato alla rivista Icarus le osservazioni raccolte tra maggio 2018 e febbraio 2021 dal Trace Gas Orbiter nell’ambito della missione ExoMars. L’annuncio riporta la scoperta di un’enorme deposito d’acqua localizzato sotto la superficie di Valles Marineris, un sistema di canyon poco più a sud dell’equatore di Marte.
Nonostante ciò…
Come spesso accade in ambito scientifico, non sono di certo mancati i detrattori e i dubbiosi degli studi pubblicati. Nel corso degli anni si sono quindi succeduti diversi articoli, alcuni dei quali pubblicati su Geophysical Research Letters. Uno di questi, redatto da Aditya R. Khuller e Jeffrey J. Plaut, ricercatori del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, sottolinea come estendendo l’area e la profondità analizzate dallo stesso MARSIS nel corso di 15 anni, emergano riflessi radar analoghi a quelli del 2018 anche in aree dove, viste le temperature estremamente basse, la presenza di acqua liquida è teoricamente impossibile anche tenendo in considerazione la presenza di perclorati.
Questo significherebbe che l’acqua liquida è particolarmente comune in corrispondenza del polo sud marziano, oppure, tesi avvalorata dai due autori, le firme radar intercettate sono in realtà indicative di qualcosa diverso dall’acqua, come per esempio argilla o addirittura rocce vulcaniche secondo quanto proposto da altri studiosi sulla stessa rivista.
Acqua liquida su Marte: nuovi aggiornamenti
Un’ultima e apparentemente decisiva conferma è arrivata solo qualche giorno fa da alcuni ricercatori dell’università di Cambridge, che hanno di fatto confermato gli studi effettuati dai ricercatori italiani nel 2018 pur utilizzando un metodo completamente differente. I risultati, nuovamente affidati ad un articolo su Nature Astronomy, sono frutto della combinazione tra i dati radar raccolti negli anni precedenti e le nuove prove topografiche fornite dall’altimetro laser MOLA, montato a bordo della sonda Mars Global Surveyor.
I dati, poi confrontati con un modello computerizzato sviluppato dal team capitanato da Neil Arnold, hanno di fatto mostrato delle anomalie altimetriche nella zona di interesse, ossia delle ondulazioni analoghe a quelle che si verificano nel ghiaccio che sovrasta i laghi subglaciali terrestri, confermando quindi la presenza di serbatoi d’acqua sotto gli strati ghiacciati. Lo studio è stato ovviamente accolto con grande entusiasmo da Enrico Flamini, uno dei responsabili della scoperta del 2018, che coglie l’opportunità per togliersi qualche sassolino dalla scarpa:
A nome di tutti i miei colleghi posso dire che siamo estremamente felici che un metodo indipendente confermi la plausibilità dell’esistenza di acqua liquida su Marte. Il nuovo studio, con un metodo completamente differente, arriva oggi alle stesse conclusioni, sconfessando così studi approssimativi fatti da altri, che contestavano il nostro lavoro.
Vita su Marte
Quindi esiste la vita sul pianeta rosso? Purtroppo è ancora troppo presto per dirlo e, in attesa di essere in grado di trivellare la superficie di un altro pianeta per prelevare un campione d’acqua, dobbiamo accontentarci delle ipotesi. Di certo c’è che tale scoperta implica che Marte sia ancora geotermicamente molto attivo, condizione necessaria per mantenere l’acqua allo stato liquido sotto la calotta glaciale e chissà, magari anche ad ospitare la vita. Abbiamo però già citato due aspetti tutt’altro che trascurabili: acqua con temperature molto basse e livelli di salinità estremamente alti, probabilmente più di quanto sia tollerabile per un organismo terrestre.
Nonostante le probabilità che si sia formata nicchia biologica sia bassa, studi condotti in condizioni altrettanto proibitive come nei laghi subglaciali dell’Antartide hanno rilevato tracce di batteri sopravvissuti per migliaia di anni. Se ci sono riusciti sulla Terra, perché non potrebbero fare lo stesso su Marte? Non ci resta che aspettare!
A cura di Antonio Lerose
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