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Scoperto possibile esopianeta extragalattico fuori dalla Via Lattea

L’esopianeta extragalattico scoperto sarebbe tra i primi pianeti fuori dalla nostra galassia ad essere stati individuatoi. Possiede dimensioni simili a quelle di Saturno ed è situato sulla galassia Messer 51 a 28 milioni di anni luce dalla Via Lattea. La sua scoperta appartiene ad un gruppo di scienziati guidato da Rosanne De Stefano del Centro per l’Astrofisica di Harvard-Smithsonian, di Cambridge, negli USA. I ricercatori hanno utilizzato un metodo innovativo che studia i raggi X osservati dal telescopio spaziale della Nasa.

esopianeta extragalattico
Telescopio Chandra. Credits: NASA

La scoperta di questa galassia si deve a Charles Messier e risale al lontano ottobre del 1973. La galassia Messier 51 è una tra le più famose galassie a spirale conosciute fino ad oggi. Tra le galassie osservabili conquista il primato anche per la sua luminosità, con un’ampiezza compresa tra i 50000 e i 100000 anni luce. La sua conformazione è caratterizzata da un bulge centrale circondato da un disco. Il bulge centrale è popolato da stelle vecchie, mentre il disco è caratterizzato da nuovi ammassi di stelle o nubi di gas.

Nel 2020 il gruppo di scienziati osservando le eclissi di una stella binaria a raggi X si rese conto che erano presenti delle eclissi minori dovute proprio alla presenza dell’esopianeta. La vastità di questa scoperta risiede nel fatto che questo è il primo esopianeta extragalattico confermato (o quasi) che orbita attorno ad una stella fuori dalla nostra galassia. Basta pensare che fino al 2016 non esisteva nessun pianeta a cui era possibile attribuire l’aggettivo extragalattico per la loro difficile individuazione. Ad oggi esistono oltre 5000 esopianeti appartenenti alla Via Lattea ad una distanza pari e non superiore a 3000 anni luce dalla Terra.

Come hanno individuato l’esopianeta extragalattico?

La tecnologia che ha portato alla scoperta di questo pianeta si basa sul metodo del transito la quale definizione non è molto lontana dalla famosa “eclissi di Sole” del nostro sistema solare. La definizione del metodo è la seguente: ogni volta che il pianeta si interpone tra l’osservatore e la stella che lo ospita, provoca un abbassamento della luminosità di quest’ultima. Infatti come dichiarato dallo studio pubblicato su Nature Astronomy, il telescopio Chandra ha mostrato un calo del flusso di luce misurato a raggi X. La figura a mostra l’eclissi durata circa 20 ks (circa 334 minuti). Essa è un ingrandimento della figura b la quale mostra lo spettro per l’intera durata dell’osservazione.

esopianeta extragalattico
Curve di luce a raggi X dello Chandra. Credits: Natureastronomy

Confrontando la distribuzione del raggio prodotto dall’esopianeta con quella di altri oggetti planetari, è stato possibile ricondurre la natura dell’oggetto in transito ad un pianeta. In particolare la probabilità che tale oggetto abbia massa minore rispetto a quella del pianeta Giove è molto alta.

La scoperta ha bisogno di conferme: potrebbe anche trattarsi di un ammasso di polveri e gas. Quest’ultima ipotesi ha poca certezza di esistere, come dichiarato da Julia Berndtsson della Princeton University. Le conferme, però, potrebbero arrivare soltanto tra 70 anni, quando il nuovo Saturno ritornerà a transitare davanti la sua stella. Inoltre anche se la classifica pone il nuovo pianeta sullo stesso piano rispetto a Saturno, in termini di dimensioni, il primo ha un periodo di rivoluzione molto lungo trovandosi ad una distanza doppia rispetto alla posizione relativa tra Saturno e la nostra stella, il Sole.

Il metodo usato dagli scienziati

Lo spettrometro CCD (ACIS) del telescopio Chandra dal 2000 a l 2018 ha prodotto 16 osservazioni, due di esse sono state trascurate perchè relative ad un intervallo temporale troppo piccolo rispetto alla durata dell’intera osservazione. Per ogni osservazione si è calcolato il tasso di conteggio del presunto pianeta, tenendo conto della sensibilità decrescente del rilevatore ACIS-S.

L’esopianeta extragalattico ha un compagno

Nel 2009 un gruppo di ricercatori dell’Università del Salento e di Zurigo avevano già identificato il primo pianeta extragalattico, situato nella galassia di Andromeda a circa 2538 milioni di anni luce dalla nostra galassia. Per lo studio venne realizzata una simulazione al computer che trattava matematicamente i diversi effetti registrati durante l’osservazione di Andromeda con le microlenti gravitazionali. Questo è un compagno di dimensioni inferiori rispetto all’esopianeta in esame, avente una massa pari a 6 o 7 volte quella di Giove.

La ricerca degli esopianeti è cominciata circa 25 anni fa e solo ora si sono raggiunte le tecnologie adeguate per la loro individuazione. La scoperta dell’esopianeta extragalattico, infatti, potrebbe risultare il punto di partenza. Inoltre lo studio ha richiesto non solo l’utilizzo di tecnologia avanzate per l’osservazione ma anche la collaborazione tra gli esperti nel settore dei raggi X e astronomi esperti di stelle binarie e pianeti.