Turismo spaziale e Space Economy: cosa ci riserverà il futuro?
Quando capita di osservare il cielo di notte, chi non si è mai chiesto quando potrà raggiungere una stazione di rifornimento presso un satellite naturale strategicamente favorevole per raggiungere la destinazione prefissata presso la nuova galassia sulla bocca di tutti? Domanda più anziana di molti pensionati, è vero, ma ai giorni nostri il turismo spaziale, nonostante i primi gattoni, è più reale di quello che non sembrerebbe. Romanzi, videogiochi e opere cinematografiche ci hanno deliziato per decenni, da Jules Verne a Kubrick, da Star Wars a Lem; e il futuro potrebbe riservarci nuove possibilità e nuovi modi di intendere il ruolo assunto oggi dal settore aerospaziale; sia pubblico che privato si stanno adoperando a marcare il perimetro della Space Economy, puntando sulle potenzialità derivanti dall’impiego delle risorse a nostra disposizione.
Turismo spaziale: i primi sprazzi di come ‘riosservare’ lo spazio
Il turismo spaziale, riferendoci alla parte privata di questa tendenza ancora agli albori, ha ufficialmente preso piede nell’immaginario collettivo grazie ad un trittico di visionari dei nostri tempi; Bezos, Branson e Musk, rispettivamente con le loro Blue Origin, Virgin Galactic e SpaceX. Ma esperienze di voli suborbitali per cittadini privati ce ne sono state diverse, già a partire dagli anni ’90.
In soldoni, cosa differenzia un volo collaudato da parte di agenzie spaziali dal turismo interplanetario? I componenti.
Il turismo spaziale permette a normali cittadini, appassionati o semplici curiosi che possono permettersi il biglietto di accedere a un volo principalmente delimitato all’orbita terreste. L’ultima missione ufficiale di Space X, denominata Ispiration4, non ha previsto astronauti in volo ed è durata tre giorni. Preparazione fisica e psicologica permettendo, dei normali cittadini autorizzati e paganti hanno avuto modo di osservare la curvatura terrestre e il vuoto che la circonda: impressionante, no?
L’idea è proprio quella di creare un futuro mercato con un ampio margine di fruibilità. E secondo diversi esperti del settore si sta percorrendo la giusta direzione per renderlo possibile.
Settore sostenibile?
Ma come per tutti gli aspetti che circondano la vita, ci si chiede quali siano i costi e i benefici individuali e sociali che un settore come questo potrebbe apportare. In un precedente articolo, si ha avuto modo di analizzare quali fossero i ritorni economici pubblici investendo nel settore aerospaziale e di come garantissero – al netto degli esosi costi d’impianto e produzione – un non indifferente grado di utilità, specie nell’ambito della ricerca, quest’ultima posta a beneficio di comparti multisettoriali, dalla medicina alla biologia.
Quando sarà possibile accedere a voli suborbitali, a prezzi non così esorbitanti e aperti a qualunque interessato? Domanda che lascia il tempo che trova ma a cui è stata dato un primo assaggio lo scorso 15 settembre grazie ad Ispiration4. C’è da chiedersi innanzitutto se gli attuali livelli di sviluppo possano compensare un’ipotetica domanda, posto che un grossa fetta della popolazione mondiale non sarebbe reticente a rifiutare un volo direzione luna vinto grazie a un coupon. D’altra parte il settore spaziale, negli ultimi anni, di certo non è rimasto in stasi.
L’Unione Europea rincorre gli States nella ‘nuova’ corsa allo spazio
Una recente relazione dell’EUSPA (European Union Agency for the Space Programm) ha stimato che entro il 2025 vi sarà un aumento di mezzo milione di nuovi occupati nel settore aerospaziale, grazie anche al sostegno degli organi sovranazionali, sempre pià consapevoli del ruolo dello spacetech nel prossimo futuro.
Questa sempre maggiore consapevolezza ha spinto l’EU a programmare gli anni a venire, predisponendo nel mese di luglio un piano di medio termine per il supporto e la valorizzazione del settore spaziale; un programma dal valore di 14 miliardi firmato in sede di Commissione Europea, il Financial Framework Partnership Agreement (FFPA), di concerto con l’ESA. L’accordo prevederà una piano d’investimenti nei settori dellanavigazione satellitare, delle telecomunicazioni e dell’Earth observation; la ricerca e l’implementazione delle tecnologie spaziali sarà il punto focale del programma, le cui capacità di riutilizzo saranno pane quotidiano per settori complementari, anch’essi consci dell’opportunità di investire in un mercato in piena esplosione.
Sebbene i leader mondiali nel settore, gli Stati Uniti, rappresentino oltre il 50% delle compagnie space tech esistenti e detengano l’ammontare d’investimenti tra pubblico e privato maggiori, nuovi competitor, nuove IPO’s e nuove realtà stanno prendendo piede in tutto il globo, in prospettiva di un’espansione verticale.
E l’impatto ambientale?
Un altro punto interessante da attenzionare è quello che negli ultimi tempi si è dimostrato un tema caldo: l’impatto ambientale. Quante emissioni e scarti si originano in fase di produzione, messa in pratica, realizzazione e lancio, ad esempio, di un razzo? Si è in grado di riutilizzare materiali di scarto per la produzione di nuove unità? I livelli di emissioni sono in linea con le ultime politiche in tema ambientale? Ingegneri spaziali e scienziati hanno già individuato alcune alternative; un’ipotesi consiste nel riutilizzare i razzi come elevators, sulla carta fondamentali per diverse attività collaterali, remunerative econonomicamente, oltreché turistiche. E’ necessario considerare che se si vorrà parlare di turismo spaziale come parte di un mercato funzionale, non dovrà essere messa in secondo piano questa tematica.
Settore Aerospaziale: una veloce occhiata a un mercato in forte crescita
Stante gli odierni livelli di progresso tecnologico, i livelli di mercato del settore aerospaziale dal 2015 sono cresciuti a dismisura. Secondo l’ultima survey della Spacetech, attualmente sono impiegate circa 10000 compagnie in tutto il globo, di cui il 51,2% localizzate negli States; USA che primeggiano tra l’altro anche per ammontare di investimenti annui, con circa 100 miliardi di dollari. Gli ambiti di specializzazione sono molteplici, così come le finalità e gli obiettivi di lungo termine.
L’R&S del settore spacetech diventa funzionale e vitale per tantissimi comparti esterni, sempre più consapevoli di investire in un mercato che fornisce ampi ritorni economici; gli impieghi di know-how del settore occupano circa il 20% nel settore ingegneristico e scientifico, seguiti dall’hardware development e dal manufacturing, giusto per citarne alcuni.
Nel 2020 il mercato aerospaziale viene valutato 380 miliardi di dollari, con prospettive di crescita nel 2030 fino a 10 trilioni. La maggior presa di coscienza delle potenzialità date dai legami intersettoriali sarà la punta di diamante per decretare l’importanza sociale dei nuovi livelli di produttività raggiungibili e verso cui saremo inevitabilmente proiettati.
Siamo o non siamo pronti per il salto di qualità? Il turismo spaziale sarà il banco di prova in futuro
E’ chiaro che mediaticamente parlando quest’ultimo lancio è stato sensazionale; pensare di puntare per le prossime decadi ad incrementare risorse e tecnologie innovative per garantire tragitti extra-orbitali sia per fini di studio che a scopo commerciale assume sempre maggiore fattibilità.
La Space Economy sarà argomento di dibattito tra i tavoli del G20 tra il 30 e 31 ottobre, a Roma. Iniziativa tutta italiana in questo caso, che fa quindi pensare come anche gli organi istituzionali e sovranazionali siano sulla stessa lunghezza d’onda delle agenzie private. Benefici e costi attuali sono chiari e misurabili; sarà necessario in futuro allineare obiettivi e risorse a disposizione, sempre che le ultime siano ricalcolate in funzione dei risultati ottenuti nel tempo.