Inspiration4, donazione di 200 milioni di dollari per l’ospedale St. Jude
Nella notte dello scorso 19 settembre, circa alle 2 orario italiano, si è conclusa con successo la missione Inspiration4. La capsula Crew Dragon Resilience è tornata sul pianeta Terra tramite ammaraggio nell’Oceano Atlantico a qualche kilometro dalle coste della Florida. L’agenzia spaziale americana SpaceX è riuscita nello scrivere una ulteriore pagina fondamentale della storia dell’esplorazione spaziale. Per la prima volta nella storia, infatti, 4 civili hanno condotto e portato a termine in autonomia una missione in orbita terrestre bassa. La missione è riuscita a raggiungere l’importante obiettivo prefissato inizialmente, è stata superata la cifra di 200 milioni di dollari per la donazione all’ospedale St. Jude.
Messaggio e donazione di Inspiration4
L’iniziativa nasce da una idea folle di Jared Isaacman, direttore esecutivo di Shift4 Payments, appassionato di aeronautica nonché esperto pilota. L’avventuriero statunitense di 38 anni ha voluto infatti dare vita a una vera e propria missione umanitaria. Qualcosa che potesse lanciare un messaggio di speranza, generosità e prosperità per l’intera specie umana. Quale modo migliore per realizzare un progetto di tale potenza, se non tramite una missione in orbita terrestre? Proprio mentre i quattro membri di Inspiration4 si trovavano a ruotare intorno alla Terra, la missione si proponeva di costruire una importante donazione per l’ospedale St. Jude, raccogliendo donazioni dai più generosi del pianeta.
Indubbimente, la missione Inspiration4 è passata alla storia grazie all’invio in orbita di ben 4 civili. Tuttavia, il significato della missione diviene ancor più chiaro se si guarda alla composizione dell’equipaggio. Oltre al comandante Isaacman, troviamo infatti Chris Sembroski, Sian Proctor e Hayley Arceneaux. Tutti gli aspiranti astronauti sono stati scelti per una ragione precisa e per ricoprire un ruolo davvero significativo a più di 500 km dalla superficie terrestre.
Basti pensare, ad esempio, alla favola di Hayley Arceneaux, colpita da osteosarcoma all’età di 10 anni e uscita vincitrice dalla battaglia. Sicuramente non avrebbe mai immaginato di poter salire un giorno su una navicella spaziale, per poi rimanere in orbita per 3 giorni. Anche la storia del pilota di missione, Sian Proctor, ha dell’incredibile. La geoscienziata nasce infatti nell’isola di Guam del Pacifico Settentrionale, in Micronesia. Non sembrerebbe, ma questo particolare luogo di nascita ha molto in comune con l’esplorazione spaziale. Il papà della Dott.ssa Proctor. infatti, lavorava presso una stazione di tracking di terra della NASA proprio in quell’isola. Peraltro, quella precisa stazione svolse un ruolo fondamentale durante il rientro dell’Apollo 11 di Neil Armstrong nel 1969.
L’aiuto per il St. Jude Children’s Research Hospital
Oltre a dare un messaggio di speranza e prosperità per l’intero genere umano, la missione Inspiration4 ha come obiettivo quello di dare un grande aiuto economico per la ricerca contro il cancro. Il target iniziale fissato dal comandante Isaacman era pari a 200 milioni di dollari. L’obiettivo è stato facilitato già prima del lancio della missione grazie a una donazione di 100 milioni proprio da parte del direttore di Shift4 Payments.
Ai primi 100 milioni versati dal comandante, si sono aggiunti più di 60 milioni di dollari raccolti durante lo svolgimento della missione in orbita. grazie alle donazioni di numerosi benefattori. A completare la donazione è poi arrivato l’aiuto di Elon Musk, il quale ha annunciato il suo contributo per 50 milioni di dollari. La notizia è stata resa pubblica subito dopo il rientro della Dragon, potendo così garantire il raggiungimento dell’obiettivo prefissato inizialmente.
L’ospedale St. Jude Children’s Research (Memphis, Tennessee) nasce nel 1962, proprio mentre Alan Shepard diviene il primo americano a raggiungere lo spazio. L’ospedale nasce proponendosi di dare aiuto nella ricerca per le cure contro il cancro infantile. Attraverso gli anni il St. Jude è riuscito a migliorare notevolmente il tasso di sopravvivenza contro questa terribile malattia. Con il completamento della prima missione spaziale civile, l’ospedale potrà contare su nuove risorse economiche importanti per continuare la battaglia.