SpaceMix

Cosa succede se viaggi fuori dalla cabina pressurizzata di un aereo?

L’unico motivo per cui si può respirare su un aereo è perché l’equipaggio tiene la cabina pressurizzata. Un volo della compagnia Ryanair, partito da Dublino, era diretto alla città di Zara. L’aereo è stato costretto ad affrontare un atterraggio di emergenza nella città di Francoforte a causa della depressurizzazione della cabina dell’aereo. A causa di ciò, 33 dei 189 passeggeri dell’aereo hanno presentato malessere e sanguinamento dalle orecchie.

Inoltre, i casi in cui delle persone cercano di prendere un volo attraverso il carrello dell’aereo non sono per nulla rari: la BBC cita che dal 1947 ci sono stati 105 casi. Tra questi 105, 80 sono finiti con la morte del soggetto. Alcune volte, invece, le persone riescono a sopravvivere grazie al calore diffuso dagli impianti elettrici e accumulato dagli pneumatici. La rapida ascesa può inoltre causare un’affaticamento maggiore del sistema nervoso e, quindi, una richiesta da parte del cervello di meno ossigeno.

Cosa significa esattamente cabina pressurizzata?

Durante un volo normale, un aereo vola a circa 10.000 metri dal suolo, un’altitudine superiore a quella dell’Everest stesso. A questa altezza è quasi impossibile respirare, l’aria è troppo rarefatta e, quindi, le particelle di ossigeno presenti, sono troppo distanziate fra di loro.

Piccoli aerei ed elicotteri non volano molto in alto e, quindi, non hanno bisogno di pressurizzazione. Nel momento in cui devono raggiungere distanze molto lunghe, i grandi aerei risparmiano molto tempo negli spostamenti viaggiando molto più in alto della soglia dei 3000 metri. In questo modo consumano meno carburante, dato che la resistenza dell’aria è notevolmente inferiore. Inoltre, a quelle altezze si evitano turbolenze e condizioni meteorologiche avverse. Oltre la quota dei 3000 metri, la pressurizzazione della cabina diventa obbligatoria.

Come si pressurizza una cabina?

La fusoliera di un aereo è un “tubo” in grado di reggere una grande differenza di pressione tra l’interno e l’esterno del veicolo. I sistemi di pressurizzazione sono attivi durante tutto il volo e, controllano la pressione attraverso valvole di deflusso che si trovano di solito nell’area della coda.

La pressione all’interno della cabina non è quella che percepiamo a livello del mare. Una differenza di pressione così elevata farebbe esplodere la fusoliera. La pressione in cabina pressurizzata durante il volo a 10.000 metri è quella che troveremo a circa 2000 metri.

L’aria che proviene dai motori è probabilmente più pulita di quella presente nelle nostre case. All’inizio viene pulita attraverso un sistema di filtraggio, poi viene raffreddata e, infine, viene rimossa tutta l’umidità presente prima di arrivare in cabina. Un computer gestisce autonomamente la pressione dell’aria all’interno della fusoliera quindi, tutto il processo è automatico.

Cosa succederebbe se la cabina non fosse pressurizzata e, cos’è l’ipossia?

Respirare sarebbe difficoltoso, cerchereste di portare aria ai polmoni, ma non avreste abbastanza ossigeno. Dai polmoni il sangue trasferisce l’ossigeno a tutti gli organi interni, come muscoli, cellule e, la cosa più importante, il tuo cervello. Esso ha estremamente bisogno di ossigeno per mantenerti cosciente. Se il corpo non riceve abbastanza ossigeno, si può arrivare alla condizione chiamata “ipossia” che, come primo effetto, ti porta allo svenimento.

L’ipossia porta il corpo umano ad avere nausea, vertigini, fiato corto, sudore e disorientamento. Un’altro sintomo comune, facile da notare anche nei compagni di viaggio, è lo sbadiglio continuo. Se la cabina pressurizzata dovesse improvvisamente perdere pressione, le maschere di ossigeno scenderanno dal soffitto. In questo momento tutti i passeggeri devono indossare le maschere e respirare nel modo più normale possibile.

Come funziona l’impianto di pressurizzazione?

Prima di partire, l’aereo tiene aperte le valvole di scarico. Una volta che tutti i passeggeri sono saliti a bordo, i piloti impostano nel computer il profilo di volo tra i due aeroporti e, quindi, nel regolatore di pressione dell’aria. Mentre l’aereo sta salendo durante il decollo, quelle valvole di scarico si chiudono automaticamente. In questo frangente è consigliabile utilizzare una gomma da masticare che aiuterà a limitare i fastidi che si possono presentare ai timpani.

Per l’aereo servono circa 20 minuti per raggiungere i 10.000 metri quindi, la pressione dell’aria sale costantemente con lui e, all’atterraggio, il procedimento varrà all’inverso: quando è il momento di iniziare a scendere, i piloti impostano l’altitudine dell’aeroporto e, la pressione in cabina scenderà ad un ritmo controllato.

Come sono stati affrontati i primi voli con la pressurizzazione?
I piloti ed i passeggeri di allora soffrivano di ipossia. Gli ingegneri dell’epoca avevano difficoltà a trovare una soluzione. Sono stati sperimentati metodi bizzarri: indossavano maschere con un tubo di gomma per la respirazione con bombola di ossigeno. Inutile dire che non era un metodo efficace. Di conseguenza i sistemi di pressurizzazione furono i prodotti negli anni 30. I finestrini sono stati rinforzati, mentre la cabina fu sigillata. Il sistema aveva bisogno di una messa a punto, ma pian piano, abbiamo abbattuto questo ostacolo.