Allenamento e aerodinamica, i segreti dietro l’oro Olimpico di Jacobs
Nella giornata di Domenica 1 Agosto è stata scritta una delle pagine più belle per lo sport italiano. Nel corso dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020, il team italiano è riuscito a vincere due medaglie d’oro importanti. Si tratta del salto in alto di Gianmarco Tamberi, che supera i 2 metri e 37 centimetri condividendo l’oro con Barshim, e dei cento metri piani corsi da Marcell Jacobs in 9 secondi e 8 decimi. Per raggiungere questo tipo di prestazioni e salire sul gradino più alto del podio Olimpico c’è bisogno di curare tanti aspetti, il primo tra tutti è sicuramente l’allenamento.
Oro, il risultato del duro allenamento
Entrambe le medaglie hanno una storia speciale, quasi romantica. Il primo posto di Tamberi arriva dopo anni di allenamenti, sacrificio e dedizione. Infatti, il saltatore italiano è stato in grado di superare la grande delusione dell’infortunio occorso poche settimane prima delle Olimpiadi di Rio 2016, riscattandosi come meglio non poteva a distanza di 4 anni. Invece, l’oro di Jacobs è stato ancor di più inaspettato, almeno per gran parte di tifosi e spettatori. Il corridore di origini texane, alla sua prima partecipazione olimpica, è stato in grado di scrivere un nuovo record europeo e vincere la prima storica medaglia nei 100 metri piani per l’Italia. Scopriamo insieme cosa c’è dietro al meraviglioso successo di Marcell, tutti i segreti dietro aerodinamica e allenamento del centometrista.
Gli allenamenti senza freno del centometrista Jacobs
Tutti abbiamo visto i famosi video che riprendono Marcell Jacobs durante uno dei suoi tipici allenamenti di velocità. Si tratta di una delle tecniche particolari utilizzate dai centometristi, un allenamento particolare che ha fatto il giro dei social network dopo l’oro Olimpico conquistato dall’italiano. Jacobs ha avuto modo di ripetere l’impresa qualche giorno dopo, meritando nuovamente la medaglia più prestigiosa nella staffetta 4×100 insieme a Filippo Tortu, Lorenzo Patta, e Eseosa Fostine Desalu. I 4 corridori hanno registrato un tempo di 37 secondi e 5 decimi arrivando al traguardo qualche istante prima di Gran Bretagna e Canada. Ma cosa c’è dietro il successo dei nostri incredibili velocisti?
Tornado al famoso allenamento di Jacobs (video instagram allenamento), è possibile osservare l’atleta che corre in pista inseguendo una sorta di gabbia movimentata da un auto. Si tratta del cosiddetto scudo aerodinamico sviluppato dall’Istituto di Scienza dello Sport, strumento utilizzato per garantire e monitorare la correttezza esecutiva del gesto tecnico. La gabbia agisce riducendo drasticamente la resistenza aerodinamica all’avanzamento permettendo agli atleti di correre sfruttando la scia dell’autovettura.
In questa maniera l’atleta può correre, a parità di potenza impiegata, raggiungendo velocità superiori a quelle tipiche di gara, incidendo sulla sovra stimolazione neuro muscolare. Dunque, lo scudo aerodinamico è uno strumento utile per potenziare il corridore nel modo più specifico possibile e per addestrarlo ad un assetto tecnico adatto per lo sviluppo di elevate velocità. Non per caso, infatti, questa tipologia di allenamento viene anche denominata di super-velocità.
L’ingegneria dietro lo scudo dell’allenamento di Jacobs
Non è finita qui. Lo scudo aerodinamico utilizzato da Jacobs integra nella sua struttura degli strumenti tecnologici che permettono di analizzare la tecnica del corridore e migliorarne tutti i dettagli. Si tratta della tecnologia OptoJump Next, sistema di rilevamento ottico utilizzato dallo staff del nostro velocista, il quale nasce dall’idea di un ex studente di ingegneria aerospaziale del Politecnico di Milano, Federico Gori.
Federico Gori, ingegnere aerospaziale, si è espresso sul suo progetto:
Si tratta di un sistema di rilevamento ottico composto da una barra trasmittente e una ricevente. Ciascuna di essa contiene 96 led che su una frequenza di luce infrarossa comunicano con altrettanti led sulla barra opposta. Il sistema rileva le interruzioni della comunicazione tra le barre, generate dal movimento dell’atleta e ne calcola durata e posizione. Questo permette la misurazione, con una precisione di un millesimo di secondo, dei tempi di contatto e di volo, e con una risoluzione spaziale di un centimetro, della posizione dei led interrotti
Insomma, uno strumento altamente tecnologico che permette di mettere sotto la lente di ingrandimento i secondi di super-velocità a cui viene sottoposto il corridore. Nel caso di Jacobs, il sistema appena descritto è stato appositamente personalizzato con delle modifiche software, potendo così sfruttare al meglio tutte le informazioni derivanti dai sensori. Un sistema che aiuta ad ampliare i margini di miglioramento dell’atleta, come confermato dall’allenatore del campione Olimpico, Paolo Camossi.
Paolo Camossi, allenatore di Marcell Jacobs, si è espresso così:
Lo utilizziamo almeno una volta a settimana. In una gara come quella dei 100 metri che termina dopo soli 45 appoggi, vince chi non ne sbaglia neppure uno.