Home » Transporter 2 e il Rideshare di SpaceX

Se leggi le notizie di Space CuE sicuramente ne saprai tanto sulla SpaceX e sui suoi contributi rivoluzionari al settore aerospaziale. Scopriamo insieme l’ultima missione Rideshare, la Transporter 2, e le sue varie particolarità

Viaggiare in compagnia col servizio Rideshare di SpaceX

La miniaturizzazione dell’elettronica ha permesso negli ultimi decenni la possibilità di realizzare satelliti sempre più piccoli. Ciò ha comportato un forte cambiamento nel modo con cui si progetta una missione spaziale. Le modalità e tecnologie degli scorsi decenni permettevano costruzione di satelliti ingombranti e pesanti, dunque costosi e data la stazza, un singolo lancio poteva portare con sé un solo satellite.

La riduzione delle dimensioni e dei costi di produzioni dei satelliti associata alla nascita di agenzie spaziali private ha permesso lo sviluppo di dinamiche differenti e la possibilità di lanciare con un singolo razzo svariati satelliti. Con la missione Transporter-2 la SpaceX si è spinta ancora oltre, conquistando ancora una volta il mercato, sbaragliando la concorrenza.

Rideshare SpaceX
Transporter SpaceX Mission Patch
Rideshare SpaceX
Transporter-2 Spaceflight Mission Patch

Transporter 2: il Rideshare che non ti aspetti

Ieri sera (30 giugno 2021) a bordo di un Falcon9 al suo ottavo riutilizzo è partita da Cape Canaveral, Florida, USA la seconda missione dedicata al Rideshare, a bordo 88 satelliti.

Diversi fattori rendono speciale questa missione:

  • Era presente per la seconda volta un terzo stadio e per la prima anche un quarto stadio! Solitamente assenti nelle missioni lanciate con i Falcon9 servono a rilasciare parte dei satelliti in orbite differenti.
  • È la seconda, per SpaceX, nel formato Rideshare. Ovvero, i satelliti a bordo sono proprietà di costruttori/aziende differenti e hanno scopi differenti.
  • Il primo stadio del Falcon9 aveva già alle spalle ben 7 lanci e 7 rientri con successo ma stavolta non è atterrato a largo sulle solite drone ship. Il rientro prevede 3 riaccensioni dei suoi Merlin-1D (i motori di cui è provvisto) per ritornare sulla terra ferma e atterrare dolcemente nella Landing Zone 1, a Cape Canaveral.

Il vantaggio di viaggiare in gruppo

L’affidabilità raggiunta e il recupero del primo stadio e dei fairing (ogive protettive poste in cima), permette all’azienda di Musk la riduzione del costo dei lanci. Il prezzo del biglietto è di $50 milioni per un razzo già utilizzato e circa $62 milioni se al suo primo volo.

Nel caso delle missioni Rideshare il payload viene condiviso tra diverse aziende, anche decine, e ciò permette a un piccolo cliente con poco budget di poter usufruire di un passaggio in orbita. Il prezzo di poche centinaia di dollari è comunque concorrenziale.

Transporter 2: more stage on board

Gli 88 satelliti sono ripartiti tra secondo, terzo e quarto stadio e verranno rilasciati in momenti differenti durante la percorrenza dell’orbita. Tra questi troviamo satelliti facenti parte di costellazioni per osservazione terrestre, nanosatelliti per servizi internet, dimostratori per nuove generazioni di satelliti e altri con servizi rivolti alla sicurezza e trasmissione dati.

Rideshare SpaceX Transporter 2
Elenco satelliti a bordo, NASA Spaceflight.com

Per terzo e quarto stadio si intendono degli elementi che hanno la possibilità di rilasciare autonomamente anch’essi dei satelliti, ma a distanza di sicurezza. Questi due “stadi”, più propriamente distributore satellitare, sono forniti da Spaceflight Industries, scopriamone i dettagli: 

  • SHERPA-FX : Il primo che verrà sganciato si chiama SHERPA-FX ed è già stato usato nella precedente missione Transporter-1 (missione con il record del maggior numero di satelliti lanciati in orbita in un singolo lancio, 143). È sprovvisto di propulsione propria e il suo scopo è quello di rilasciare dei Nanosat e dei Microsat a lui collegati a distanza di sicurezza dagli altri, per evitare interferenze durante le comunicazioni a terra.
  • SHERPA-LTE1: Il secondo dei due, SHERPA-LTE1, invece è la prima volta che sale a bordo di un Falcon9 e possiede un propulsore a ioni di Xenon che porterà parte del payload in un’orbita differente rispetto a quella raggiunta dal secondo stadio del Falcon9.

Smallsat e Nanosat

Al giorno d’oggi la maggior parte della produzione dei satelliti è concentrata sotto la soglia dei 500 kg. Negli ultimi tempi quelli che si sono rivelati di maggior successo sono i Nanosat, dispositivi sotto i 50kg con i più famosi CubeSat. Le dimensioni di questi ultimi sono standard e spesso si adotta il formato da 10 cm per lato.

Il loro punto di forza è la personalizzazione e permettono di svolgere ricerche ed esperimenti senza dover affrontare costi estremi. Possono essere lanciati anche a gruppi da qualsiasi lanciatore date le dimensioni e il peso. In alcune occasioni per lanciarli in orbita sono stati portati sulla ISS e sono stati distribuiti da un dispenser o addirittura lanciati a mano dagli astronauti durante delle passeggiate spaziali. Qui sotto il video dell’intera missione. Il decollo lo trovate al minuto 14:45