Domenica 9 maggio 2021, alle ore 8:42 italiane, SpaceX tornerà a lanciare dalla base di Cape Canaveral, nell’ambito della missione Starlink, e impiegando l’ormai celebre vettore Falcon 9, utilizzando un booster in un decimo lancio. Si tratta della 126esima missione per la compagnia spaziale fondata da Elon Musk e della 118esima operata con il Falcon 9. Il lancio prevede la messa in orbita bassa terrestre di 60 piccoli satelliti, per una massa complessiva di 15600 Kg, e rappresenta un ulteriore step nel programma di estensione, a livello globale, dell’accesso alla connessione internet satellitare, in banda larga e a bassa latenza.
Ma ormai a più di un anno dai primi lanci di Starlink, domenica ad attirare particolarmente la nostra attenzione sarà proprio la fase di lancio e, in particolare, il primo stadio del Falcon 9: se tutto andrà bene, infatti, verrà riutilizzato per la decima volta lo stesso primo stadio del lanciatore, ovvero il booster B1051!
Il Falcon 9 è un lanciatore parzialmente riutilizzabile a due stadi progettato per portare in orbita bassa terrestre payloads fino a 22800 kg di massa e sviluppato da SpaceX. Entrambi gli stadi sono spinti da motori Merlin a ossigeno liquido con propellente RP-1 (un tipo di kerosene). Nel corso degli anni sono state sviluppate tre differenti versioni (Block 3, Block 4 e Block 5), ma attualmente solo l’ultima è in uso. Le principali differenze della Block 5 rispetto alle precedenti risiedono principalmente nei significativi miglioramenti apportati al sistema di atterraggio del primo stadio.
Proprio il primo stadio rappresenta la parte più innovativa del lanciatore: esso rappresenta circa il 60% del costo di un singolo lancio del Falcon 9 ed è stato progettato per poter garantire 10 voli con una manutenzione minima e fino a 100 nell’intera vita operativa. Dopo numerosi tentativi, alcuni dei quali svolti addirittura prima del 2010, il 22 dicembre 2015 SpaceX ha portato a termine il primo rientro controllato a terra del primo stadio. Da lì in avanti, su 93 tentativi – contando tutti i vettori impiegati – si sono registrati 82 atterraggi conclusi con successo.
Complessivamente, 26 differenti booster sono stati impiegati in più di una missione, ma nel corso degli anni l’azienda spaziale ha ulteriormente migliorato il proprio target. Se infatti le prime versioni (Block 3 e Block 4) potevano compiere al massimo 2 voli e solo dopo una significativa manutenzione, la versione attualmente in uso (Block 5) prevede – come già detto – la possibilità di svolgere fino a 10 lanci con minima revisione del vettore.
In vista del suo decimo utilizzo, andiamo a ripercorrere la “carriera” dello stadio B10151 che, da domenica, potrebbe andare a riscrivere la storia dei lanciatori per le missioni spaziali.
Impiegato per la prima volta il 3 marzo 2019 in un lancio di prova della missione Crew Dragon, esegue con successo il proprio primo rientro controllato in atmosfera. Poco più di 3 mesi dopo (a 102 giorni dal primo lancio) il B10151 è pronto per eseguire il lancio della missione canadese RADARSAT. Il 20 gennaio 2020 viene utilizzato per la prima volta nel programma Starlink: sarà il primo di quattro lanci consecutivi per questa missione. Nel dicembre 2020 viene usato per la missione SXM 7, mentre nel 2021 conta all’attivo altri due nuovi lanci per Starlink.
L’ultimo volo, effettuato il 14 marzo 2021, porta il B10151 a toccare il record di 9 voli per uno stesso primo stadio del Falcon 9 (valore poi raggiunto anche dallo stadio B10149 il 4 maggio 2021). Infine, a 56 giorni dall’ultima volta, risulta programmato per il decimo lancio e – si spera – per un nuovo appuntamento con la storia.
Nonostante sia forse il più celebre esempio di veicolo spaziale riutilizzabile, il primo stadio del Falcon 9 è solo uno dei sempre più diffusi veicoli in grado di effettuare un rientro controllato. Sempre opera di SpaceX è la navicella Crew Dragon, impiegata attualmente dalla Nasa per raggiungere la Stazione Spaziale internazionale e anch’essa in gran parte riutilizzabile. Ma anche l’Europa si sta incamminando sulle stesse orme: tra gli altri, ricordiamo il progetto di Space Rider, il nuovo veicolo spaziale di ESA che anch’esso si presuppone in grado di effettuare un rientro controllato in atmosfera. E gli esempi potrebbero continuare ancora a lungo…
Insomma, la ricerca spaziale corre e mira a raggiungere nuovi ambiziosi traguardi, con l’obiettivo dichiarato di poter raggiungere, tra non troppi anni, Marte. Per farlo occorrerà disporre di una tecnologia affidabile e in grado di essere riutilizzata più volte: anche per questo motivo, domenica prossima sarà una data a suo modo storica per la corsa allo spazio.
A cura di Alessandro Aimasso