Long March 5B: il razzo cinese fuori controllo pronto a cadere sulla Terra!
É di pochi giorni fa la notizia del lancio del primo modulo della futura stazione spaziale cinese chiamata Tiangong. Dopo aver rilasciato il modulo Tianhe, il razzo Long March 5B ha concluso la sua vita operativa ed è stato lasciato in “balia dello spazio”. Ora si appresta a tornare sulla Terra sottoforma di detriti. Vediamo di fare chiarezza su dove e quando avverrà il rientro.
Long March 5B: dalle aspirazioni verso lo spazio alla caduta incontrollata
Costruire una stazione spaziale che concorra alla ISS: ecco l’obiettivo del Governo cinese. Per questo motivo nei prossimi mesi sono programmati diversi lanci che dovrebbero portare in orbita moduli e materiali. Il risultato finale sarà l’assemblaggio del palazzo del cielo, Tiangong, che permetterebbe alla nazione asiatica la permanenza di astronauti in orbita.
Il lancio in questione è avvenuto il 29 aprile dalla base spaziale di Wenchang con il potente razzo Long March 5B. Lo stadio centrale del razzo si sarebbe dovuto separare dal payload (il modulo Tianhe) per poi ricadere in modo controllato verso Terra: proprio in questa fase sembra che qualcosa sia andato storto, tanto da far perdere il controllo dello stadio del vettore.
Il risultato collaterale è che abbiamo un “pezzo” di circa 22.5 tonnellate che orbita intorno al nostro pianeta a più di 20.000 km/h! Le più recenti stime su Aerospace.com indicano che i detriti cadranno verosimilmente il 9 maggio alle 02:34 UTC (con una finestra in avanti o all’indietro di 21 ore). É bene subito ribadire che ci sono basse probabilità che i detriti possano colpire luoghi abitati.
Dobbiamo preoccuparci dei detriti del razzo Long March 5B?
Stando alle leggi della probabilità, la possibilità di essere colpiti da un detrito spaziale si aggira intorno a 1 su alcuni trilioni: quindi in linea di massima possiamo stare tranquilli. Infatti, circa il 70% della superficie terrestre non è popolata oppure è occupata dalle acque di mari e oceani. Quindi, anche se si tratta di uno dei detriti più grandi che toccheranno terra, possiamo dormire sonni tranquilli.
Ma è possibile sapere l’area dove cadranno i detriti? Ancora è presto: ci sono molte variabili in gioco che non permettono di determinare nemmeno la zona in cui termineranno la corsa i resti del razzo. La zona dovrebbe comunque comprendere la fascia di globo nella figura, ecco il motivo di tanto clamore mediatico. L’incertezza deriva soprattutto dall’atmosfera che esercita un’azione frenante su qualsiasi oggetto che la attraversa.
Non esiste un confine dell’atmosfera, infatti l’attrito che esercitano le molecole dipende dalla loro concentrazione: se la quantità è maggiore, l’azione frenante è più forte e viceversa. L’attività solare influenza fortemente la fisica dell’atmosfera per cui è difficilissimo tracciare la traiettoria effettiva. Altra variabile incerta è l’assetto: essendo totalmente fuori controllo non si può determinare la posizione relativa del corpo.
Infine, non sappiamo quanta parte della struttura sopravvivrà al rocambolesco rientro sulla Terra. Le altissime velocità di rientro producono un calore che non lascia scampo alla maggior parte degli oggetti che giungono sulla Terra. Ma sappiamo bene che qualcosa riesce comunque ad arrivare: è il caso dei meteoriti. É molto probabile che anche in questo caso qualche detrito del razzo riesca a superare la nostra difesa naturale.
Detriti spaziali: stiamo inquinando anche lo spazio
L’attività umana di esplorazione ha compartato nel tempo l’accumularsi di spazzatura spaziale tanto che oggi siamo arrivati ad accumulare più di 9300 tonnellate. Un bel quantitativo cosiderando che solamente da 60 anni abbiamo avuto accesso allo spazio e, negli ultimi anni, il quantitativo di “oggetti antropici” è aumentato enormemente.
I dati riportano come circa il 24% degli oggetti individuati siano satelliti (dei quali 1/3 operativi) e circal’11% sono residui di stadi superiori di lanciatori; la maggior parte, invece, sono detriti causati da collisioni ed esplosioni direttamente o indirettamente causate dall’uomo. Un esempio deriva dalla collisione del 2009 tra un satellite della costellazione Iridium e un satellite militare russo Kosmos2251 che ha prodotto più di 2300 frammenti tracciabili.
L’obiettivo è quello di evitare di incorrere nella sindrome di Kessler: non ricorrendo a misure mitigative, nel prossimo decennio le collissioni generate dai detriti aumenteranno esponenzialmente fin quando si raggiungeranno numeri critici. A questo punto il rischio di collisione sarà 4 volte maggiore rispetto a oggi. Per questo motivo negli ultimi anni sembra cresciuta la sensibilità internazionale verso questo tema, sperando che anche la Cina segua questa filosofia.