Da sempre ci siamo spinti oltre i confini della nostra terra natia, del nostro continente e del nostro pianeta. Da anni vediamo il cielo come una opportunità, vogliamo conoscere la nostra galassia e cosa ci sia oltre. Gli astronomi, grazie all’utilizzo dei dati raccolti dai telescopi della NASA e dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), hanno pubblicato una nuova mappa della regione più esterna della Via Lattea: possibili sviluppi nella ricerca dell’eterna latitante: la materia oscura.
Conosciuta come alone galattico, essa rappresenta una regione di spazio che circonda le galassie a spirale, come la Via Lattea. Gli aloni galattici sono composti principalmente da stelle rade, ammassi globulari, gas, e si ipotizza, anche da materia oscura. I dati per la nuova mappa, provengono dalla missione Gaia dell’ESA e dal Near Earth Object Wide Field Infrared Survey Explorer della NASA, raccolti tra il 2009 e il 2018.
La nuova mappa rivela come una galassia nana chiamata Grande Nube di Magellano o LMC – così chiamata perché è la più grande delle due galassie nane in orbita attorno alla Via Lattea – ha navigato attraverso l’alone galattico della Via Lattea creando, grazie alla sua gravità, una “scia” dietro di essa. La Grande Nube si trova ad una distanza di circa 160.000 anni luce dalla Terra.
Sebbene le parti interne all’alone siano state mappate con un alto livello di precisione, questa è la prima mappa a fornire un’immagine simile sulle regione esterne dell’alone, dove si trova la scia. Studi avevano predetto l’esistenza di questa scia, ma la mappa fornisce una visione dettagliata della sua forma, dimensione e posizione.
Questo disturbo nell’alone, causato dal passaggio della Nube, offre agli astronomi l’opportunità di studiare qualcosa che non può essere osservata direttamente: la materia oscura. Sebbene non emette, riflette o assorbe la luce, l’influenza gravitazionale della materia oscura è stata osservata in tutto l’universo. Si stima che la materia oscura sia cinque volte più comune nell’universo di tutta la materia che, invece, interagisce con la luce, dalle stelle ai pianeti alle nuvole di gas.
Sebbene ci siano più teorie sulla natura della materia oscura, tutte indicano che dovrebbe essere presente nell’alone della Via Lattea. Se è cosi, allora mentre l’LMC naviga attraverso questa regione, dovrebbe lasciare una scia anche nella materia oscura. Si pensa che la scia osservata nella nuova mappa stellare, sia il contorno di questa scia di materia oscura, e dato che essa esercita una forza gravitazionale la posizione della stelle cambia con essa.
L’interazione tra la materia oscura e la Grande Nube di Magellano ha grandi implicazioni per la nostra galassia. Mentre l’LMC orbita attorno alla Via Lattea, la gravità della materia oscura trascina l’LMC e lo rallenta. Ciò farà sì che l’orbita della galassia nana diventi sempre più piccola, fino a quando si scontrerà con la Via Lattea in circa 2 miliardi di anni. Questi tipi di fusioni potrebbero essere un fattore chiave nella crescita di enormi galassie in tutto l’universo.
Charlie Conroy, professore di astronomia presso l’Università di Harvard, descrive la scia precedentemente descritta come se una barca dovesse navigare nell’acqua o nel miele, in base alla teoria che si applica per lo studio della materia oscura. Conroy e i suoi colleghi sono stati ispirati a cercare la scia della Grande Nube di Magellano, dopo aver appreso, da un team di astrofisici dell’Università dell’Arizona, che realizzazione di modelli computerizzati possono prevedere quale dovrebbe essere la materia oscura nell’alone galattico.
Una volta che i dati hanno confermato che il modello era corretto, il team potrebbe confermare ciò a cui anche altre indagini hanno accennato: che l’LMC è probabilmente sulla sua prima orbita attorno alla Via Lattea.
Insomma, la nuova mappa offre agli astronomi una rara opportunità di testare le proprietà della materia oscura nella nostra galassia. È stato osservato che la teoria sulla materia oscura, chiamata materia oscura fredda, si adatta relativamente bene alla mappa stellare osservata. Ora il team dell’Università dell’Arizona sta eseguendo simulazioni che utilizzano diverse teorie sulla misteriosa materia oscura, per vedere quale corrisponde meglio alla scia osservata nell’alone.