Secondo quanto comunicato dal British Antarctic Survey (BAS), un iceberg gigantesco si sarebbe distaccato dalla piattaforma del Brunt in Antartide. Il distacco del ghiacciaio è avvenuto lo scorso 26 febbraio 2021 dopo che la prima cricca si era generata nel Novembre del 2020.
Si tratta di un iceberg dalle dimensioni da record, si stima una grandezza almeno 20 volte superiore all’estensione di Manhattan. La frattura originaria era conosciuta come la “North Rift“, ovvero la terza voragine più grande a tagliare completamente la piattaforma del Brunt. E’ uno dei blocchi di ghiaccio più grandi mai distaccati dal Circolo Polare Antartico, secondo solo al blocco A68 che è migrato verso l’Atlantico meridionale.
L’iceberg è stato nominato come “A74” dagli esperti e costituisce un ulteriore campanello di allarme in ottica riscaldamento globale. La rilevazione del blocco da circa 1290 kilometri quadrati è avvenuta grazie al lavoro dei satelliti Sentinel-1 (Agenzia Spaziale Europea) e di TerraSAR-X (Agenzia Spaziale Tedesca).
I preziosi dati raccolti dalle sentinelle e dai radar hanno mostrato con chiarezza l’iceberg distaccarsi velocemente dal Brunt Ice Shelf, la sua piattaforma di ghiaccio originaria. Come accennato, si tratta di uno dei blocchi di ghiaccio più grandi mai distaccati dal Circolo Polare Antartico, sebbene più piccolo di A68. Ovvero, il blocco di ghiaccio gigante staccatosi dal Polo Sud nel luglio 2017, il quale aveva una superficie iniziale di circa 5800 kilometri quadrati, per poi ridursi causa la frammentazione in varie porzioni determinate dalla sua navigazione nell’Atlantico meridionale.
Questo tipo di avvenimenti danno dei chiari segnali circa lo sviluppo del cambiamento climatico, e dell’innalzamento delle temperature anche nelle zone polari. Tuttavia, in questo caso il distacco della piattaforma ha destato anche preoccupazioni di altro genere. In particolare, a soli 20 km dalla posizione della frattura avvenuta nel Brunt Ice Shelf, si trova la stazione polare di ricerche scientifiche della Gran Bretagna. La stazione, nota come Halley, risale al 1950 e conduce diverse attività di ricerca e divulgazione scientifica.
Per fortuna, il professor Oliver Marsh della British Antarctic Survey, l’organizzazione britannica che si occupa della ricerca sull’Antartide, ha tranquillizzato tutti. Infatti, il glaciologo britannico ha dichiarato dopo l’avvenimento di separazione: “Non ci aspettavamo una reazione perché, dal punto di vista glaciale, il ghiaccio attorno alla stazione scientifica è leggermente separato dall’area che ha prodotto il frammento A74.
Sostanzialmente, non c’è modo di trasmettere lo stress provocato dal distacco dell’iceberg fino al ghiaccio sotto la stazione”. Gli scienziati della stazione Halley possono dunque tirare un sospiro di sollievo. Non c’è pericolo che anche la stazione polare si ritrovi su un cubo di ghiaccio alla deriva in mare aperto, o che addirittura un giorno sprofondi in acqua in seguito allo scioglimento del ghiaccio.