Ormai in tutto il mondo è cominciata la corsa frenetica al vaccino. Tutte le nazioni stanno organizzando la logistica che dovrà gestire la distribuzione del vaccino. Anche l’agenzia Europea EASA ha contribuito alla causa. Sono state pubblicate recentemente le linee guida per consentire il trasporto del vaccino anti-Covid-19 sui velivoli dei vari operatori. La battaglia al virus, ora, può essere combattuta anche per via aerea.
Le recenti immagine dell’arrivo di questi primi “scatolotti” di vaccini sono ancora stampate nelle nostre menti. Le foto del furgone che valicava le Alpi, scortato dalle auto delle forze dell’ordine, entreranno nella storia. La novità è che ora anche i giganti del cielo possono contribuire alla distribuzione del vaccino.
L’EASA, l’ente regolatore europeo, ha emanato le linee guida per il trasporto del vaccino sugli aerei. I vari operatori possono predisporre le loro flotte per contribuire alla diffusione del vaccino. Parliamo del vaccino Pfizer-BioNTech, l’unico attualmente validato dall’EMA. Sappiamo che deve essere conservato ad una temperatura di circa 70°C. Tutto ciò rende la logistica dietro al trasferimento complessa da gestire.
Purtroppo, le condizione di conservazione di questo vaccino contrastano con la sicurezza necessaria sugli aerei. Attualmente avviene già il trasporto di dispositivi farmaceutici via aria. Si stima che questi rappresentino circa il 2% del volume totale trasportato in tutto il mondo. Inoltre, in questo modo si può facilitare e accelerare l’approvvigionamento in luoghi poco accessibili.
“La catena del freddo” deve essere garantita attraverso l’utilizzo della CO2, il cosiddetto ghiaccio secco. Il trasporto su un aereo della quantità necessaria di CO2 per consentire la conservazione del vaccino risulta complesso. La CO2 è considerata merce pericolsa per la sicurezza del volo. Sono, quindi, necessarie azioni che mitighino il rischio di incidenti.
La normativa ammette una concentrazione di CO2 massima dello 0.5%. Trasportare grandi quantità di questo gas incolore e inodore eccede sicuramente i limiti consentiti. Valori che superano il 5% provocano problemi respiratori. Concentrazioni superiori al 10% causano convulsioni, coma e infine la morte.
Il rischio è levato non solo per i piloti ma anche per addetti alle operazioni di carico. Il problema non è, infatti, rappresentato dalla CO2 allo stato solido, ma dal gas che ne può scaturire. La temperatura all’interno di un aereo oscilla tra i 18°C e i 25°C. C’è quindi il rischio serio che la CO2 possa sublimare e passare allo stato aeriforme.
Gli operatori dovranno implementare alcune strategie per mitigare eventuali incidenti. L’EASA riporta alcune linee guida:
L’agenzia apre alla possibilità di trasportare i vaccini nella cabina passeggeri. In questo caso non è possibile ospitare passeggeri paganti. Sono, invece, previsti operatori addetti al cargo per prevenire incendi. Le operazioni di supporto a terra devono prevedere ogni possibile eventualità. L’obiettivo è minimizzare il tempo a contatto con i contenitori in luoghi chiusi.
Altro potenziale problema è l’incremento di pressione provocato dagli impianti di aerazione operanti ad alti regimi. L’apertura delle porte, infatti, può comportare dei rischi per gli operatori che si interfacciano tra due ambienti a diversa pressione. Viene consigliato di effettuare queste operazioni con l’ausilio di un operatore esterno, che possa eventualmente intervenire in caso di emergenza.
La grave crisi scaturita dalla diffusione del Covid sta interessando anche il settore aereo. Il trasporto via aria del vaccino può rappresentare quindi un valido aiuto logistico a tutto il settore farmaceutico. I benefici vanno in entrambe le direzioni. Queste indicazioni costruttive fornite da EASA sono sintomo che ogni settore può avere un ruolo in questa guerra. Far fronte comune è la migliore risorsa per un mondo che ha voglia di superare al più presto questa pandemia.