Dopo i rinvii a causa di alcune sostituzioni nel motore del Falcon 9 e delle condizioni meteorologiche non favorevoli, finalmente il 16 novembre 2020 è partita la missione SpaceX Crew 1. Si tratta del secondo lancio in nove anni che avviene dal suolo statunitense e segna l’inaugurazione di un nuovo ciclo di viaggi verso la Stazione Spaziale Internazionale, gestiti completamente dagli Stati Uniti. A differenza della missione Demo-2 della scorsa primavera, la missione Crew 1 è una missione ufficiale, e non di test. Inoltre l’equipaggio comprende quattro astronauti, anziché due.
La missione SpaceX Crew 1, chiamata anche con l’acronimo USCV-1 (United States Crew Vehicle mission 1, è la prima missione operativa del Commercial Crew Program. Inoltre, è anche la prima missione di lunga durata di una capsula Dragon, che in questo caso ha ricevuto il nome Resilience. Il lancio, rinviato più volte, è finalmente avvenuto il 16 novembre alle ore 1:27 (ora italiana), dal Launch Complex 39A del Kennedy Space Center in Florida. Trattandosi del secondo lancio che parte dal suolo statunitense, segna l’inizio dell’indipendenza degli Stati Uniti per quanto riguarda le missioni nello spazio.
Nonostante un piccolo ritardo, dovuto alla presenza di un detrito nel portellone che non permetteva una perfetta chiusura ermetica, dopo la mezzanotte è arrivata la conferma che le condizioni per la partenza erano sicure. Il lancio è avvenuto con successo, anche i successivi problemi, relativi al sistema di controllo termico e al sistema di mantenimento di temperatura del propellente, hanno trovato una rapida risoluzione. Dopo circa 9 minuti dal lancio, il Falcon 9 è atterrato sulla piattaforma situata nell’oceano Atlantico, chiamata Just Read the Instructions (JRTI). Il primo stadio è stato quindi recuperato e verrà riutilizzato per la prossima missione. Lo scopo della NASA, infatti, è quello di ridurre significativamente i costi operativi delle missioni. SpaceX, invece, intende dimostrare l’efficienza dei suoi sistemi per quanto riguarda la riusabilità. La capsula impiegherà 27 ore per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale, dove l’equipaggio resterà per i prossimi 180 giorni.
A differenza della precedente missione Demo-2 di questa primavera, che ha avuto una durata di due mesi, la missione Crew 1 rappresenta una missione a lunga durata. Inoltre, a bordo della capsula Resilience sono presenti non due, ma ben quattro astronauti. Il comandante Michael Hopkins, il pilota Victor Glover, Shannon Walker e Soichi Noguchi. La responsabilità di tutte le fasi del volo è nelle mani del comandante Michael Hopkins. Quest’ultimo, una volta raggiunta la Stazione Spaziale Internazionale assumerà il ruolo di ingegnere di volo. Il pilota, Victor Glover, è invece responsabile dei sistemi del veicolo e delle loro prestazioni generali e questa missione rappresenta il suo primo volo spaziale. Shannon Walker e Soichi Noguchi sono gli specialisti di missione e contribuiscono al controllo dello stato della capsula durante le varie fasi di volo.
Durante la loro permanenza sulla Stazione Spaziale internazionale, i quattro astronauti si uniranno agli altri già presenti. Insieme, dedicheranno le loro ore di lavoro soprattutto alla ricerca scientifica, per la quale si sono preparati da diversi mesi. La missione operativa Crew 1 è particolarmente importante per gli Stati Uniti. Rappresenta, infatti, l’indipendenza in ambito spaziale. Da questo momento, grazie alla collaborazione con SpaceX, la NASA non dovrà più affidarsi alle navicelle russe Soyuz per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale.