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Space Mining: il secondo step per la colonizzazione spaziale

È di pochi giorni fa la notizia dell’atterraggio riuscito della sonda Osiris-Rex sull’asteroide Bennu, il cui obiettivo principale di missione era la raccolta di materiale dallo stesso per riportarlo indietro sulla Terra. Le analisi da compiere su tali campioni sono estremamente vitali, in quanto permetterebbero di chiarire la composizione di oggetti cosmici vaganti come gli asteroidi, formatisi agli albori della nascita del nostro Sistema Solare. Molti li hanno definiti “scarti di pianeti” non assorbiti dalla gravità dei nostri mondi rocciosi e dei loro satelliti durante le epoche proto-stellari del Sole, in cui l’intero sistema solare era in formazione.

Lo Space Mining per la colonizzazione spaziale

La missione è un piccolo passo all’interno di un progetto più grande per l’umanità intera. Per farvelo capire, vi riporto un esempio che sicuramente avrete avuto modo di vedere sul grande schermo. Durante questo lockdown di marzo, ho avuto il piacere di riprendere letture lasciate in sospeso, così come anche tante serie tv mai iniziate ma semplicemente messe sulla lista “Da Guardare”. Una tra queste era Expanse, su Amazon Prime Video. Le prime avventure di questa serie si ambientano su Cerere, avamposto terrestre orbitante nella fascia degli asteroidi, agganciata ad uno dei più grandi, dove gli abitanti estraggono materiali utili alla civiltà e li trasportano verso i pianeti Terra e Marte. Tralasciando la serie tv, l’idea dietro a questo tipo di science-fiction è molto vecchia, radicata già nei primi pionieri ed espletata in grandi romanzi fantascientifici come il Ciclo della Fondazioni, di Isaac Asimov.

Con le attuali tecniche di propulsione, l’umanità ha bisogno di avamposti non planetari, in cui fare rifornimento e proseguire il proprio viaggio. Distributori spaziali di benzina che nei primi sognatori erano sostanzialmente impianti di produzione di idrogeno in orbita. Da tempo ingegneri, imprenditori e agenzie governative progettano missioni che possano portare l’umanità verso nuove forme di civiltà e di impresa. In particolare, lo Space Mining è il business del futuro. Creare stazioni di estrazioni di metalli rari e carburanti è il nuovo filone petrolifero.

Credits: ft.com

L’importanza dell’utilizzo delle risorse del territorio

L’umanità ha sempre usato risorse di nuovi territori per espandersi e crescere ulteriormente. Basti pensare agli stessi States. Una delle economie e nazioni più potenti del mondo nacque dalla colonizzazione degli Europei nelle Nuove Americhe, dove trovarono ingenti risorse, che poi hanno reso florida e potente una nazione intera.

E mentre qualcuno pensa a costruire le caravelle del domani (la Santa Maria di Elon Musk, la Pinta di Bezos con Blue Origin e la Nina di Virgin Galactic), c’è chi guarda già oltre e pensa allo sviluppo del nuovo ambiente in cui l’umanità andrà ad operare e dunque le infrastrutture necessarie per servire meglio i marinai spaziali del domani.

Se guardiamo alle prime esplorazioni in fondo vediamo che la nostra civiltà ha sempre agito così per una base logica: quasi tutti i marinai facevo scali in isolette o porti noti per fare rifornimento e riprendere il viaggio. Non fu forse il prode Odisseo che dopo nove giorni di tempesta si fermò nel paese dei Lotofagi dove fare rifornimento e fu immischiato in beghe non semplici da risolvere? Ed Enea non fece sosta nella potente Cartagine dove amoreggiò con la regina Didone? Mi dispiace, ma dubito che troverete regine pronte a gettarsi tra le vostre braccia quando, un giorno, vi avventurerete tra le fredde rocce della fascia di asteroidi. Di sicuro non sarà una passeggiata.

Ma quali sono le maggiori difficoltà in progetti di questo tipo? E soprattutto quali aziende al momento si sono lanciate in questo campo?

La risorsa maggiore da dover portare nello spazio al momento è l’acqua. Essa serve da supporto alle attività umane. Portare acqua, o in genere liquidi, nello spazio costa. Immaginare di dover affrontare una missione di lungo raggio, portandosi dietro tutto da casa, è come pensare di fare il giro dell’America attraverso la Route 66 in motocicletta portandosi tutto il carburante da casa in delle taniche. Dove le si mette?  Per fare i primi 300 km in orbita intorno alla Terra serve più energia che per fare i restanti 300 milioni di chilometri. Quindi l’idea di partenza è di estrarre risorse nello spazio per usarle nello spazio.

Per il primo step, l’estrazione, la società che più si è attivata è stata la Planetary Resources, oggi acquisita dalla Consensys Space. Come si legge dalla timeline della società, Planetary Resources si è posta l’obiettivo di identificare, estrarre e trasformare le risorse dagli asteroidi vicini alla Terra. Il primo dimostratore della società è stato il satellite Arkyd-3, lanciato da Cape Canaveral nel 2015 e dispiegato dalla ISS. Allo stesso tempo, la compagnia battagliava legalmente al Congresso affinché fosse approvato lo U.S. Commercial Space Launch Competitiveness Act (H.R. 2262) che riconosce il diritto ai cittadini americani di possedere le risorse di un asteroide che conquistano e che quindi incoraggia e sostiene l’esplorazione e l’utilizzazione di risorse dagli asteroide. Già tutti pronti con bandierina e piccone per conquistare un asteroide? Si noti bene che la legge americana stabilisce che si possono possedere le risorse estratte dall’asteroide, ma non l’asteroide stesso! 

Le risorse dagli asteroidi ci permettono di creare strumenti nello spazio, magari grazie alla stampa 3-D e l’Additive Manufacturing.

I progetti per lo Space Mining nella colonizzazione spaziale

Nel 2016 la compagnia avviò una trattazione con il governo del Lussemburgo per far progredire l’industria mineraria spaziale. La Camera dei Deputati del Lussemburgo fece passare una legge che affermava il principio di proprietà sulle risorse spaziali. Nel 2018 Arkyd-6 fu lanciato in orbita con lo scopo di trovare tracce di acqua all’interno degli asteroidi. Questo è forse il punto chiave: l’acqua è quanto di più importante ci sia, da essa è possibile estrarre due carburanti fondamentali: idrogeno e ossigeno. Permette di supportare le attività umane e tecnologiche, come la lavorazione dei metalli. Portarla dalla Terra è dispendioso, quindi è fondamentale trovarne giacimenti o modi per estrarla nello spazio.

Questo nuovo e, sicuramente nel giro di qualche decennio, emergente mercato già viene valutato nell’ordine del triliardo di dollari. Eppure, il primo passo fisico non si era compiuto fino ad oggi. È stata Osiris a trivellare per prima una roccia aliena estraendone risorse importanti. Ma in fondo la Luna non è considerabile come un enorme gigantesco asteroide da cui estrarre risorse? La risposta è sì e ci sta già pensando una società privata, iSpace, capitanata da Hakuto, uno dei team finalisti del Google Lunar Xprize Tournament. Privatamente sono riusciti a finanziare una missione in cui hanno fatto atterrare un robot sulla Luna, l’hanno fatto camminare 500m e fatto rinviare immagini ad altissima risoluzione. 

Perché la Luna?

È ricca di minerali rari: uranio, ferro, potassio, fosforo, alluminio, calcio, silicio e magnesio. Inoltre è possibile trovare acqua in forma di permafrost ai due poli. È questo il motivo della folle corsa alla colonizzazione della Luna.  Ma questa è solo un primo passo verso un lungo percorso che porterà l’umanità ad uscire dalla propria culla per sempre. 

A cura di Antonio Tramontano.