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Luna: la NASA conferma la scoperta di acqua accessibile!

La NASA ha annunciato la scoperta di acqua nella regolite (l’insieme dei minerali che compongono la superficie) della Luna! Grazie all’utilizzo del telescopio SOFIA è stata confermata la presenza di acqua sulla Luna. In particolare l’acqua allo stato ghiacciato sarebbe stata individuata in zone molto più accessibili di quelle in cui già sapevamo di poterne trovare (finora era stata confermata la presenza d’acqua nei crateri del Polo Sud lunare). Anche le zone nei pressi dell’equatore lunare ed illuminate dal Sole (dove sono atterrate alcune delle missioni Apollo) presenterebbero acqua nella regolite.

La scoperta della NASA

L’acqua sarebbe intrappolata nella superficie lunare già per il primo metro di profondità. Il luogo di questa prima osservazione è il Cratere Clavius, nell’emisfero sud della Luna. Non dobbiamo immaginare bacini d’acqua ghiacciati ma molecole intrappolate nella regolite lunare (100/400 parti per milione). Si tratta di 340g di acqua per metro cubo di “terreno” nel primo metro di superficie. Dalle prime evidenze si sospetta che l’acqua sia stata portata sul nostro satellite da i micrometeoriti che hanno impattato la Luna in passato.

Gli impatti dei micrometeoriti hanno anche garantito la conservazione dell’acqua. Infatti in un ambiente ostile come quello lunare (senza atmosfera) è necessario che l’acqua sia “protetta” da qualcosa che le impedisca di evaporare e disperdersi. In questo caso gli impatti hanno permesso all’acqua di rimanere intrappolata in alcuni “granelli” che l’hanno protetta dalle radiazioni.

In questa illustrazione è rappresentato come l’acqua sia “conservata” nei granelli di regolite

Potenzialmente l’acqua potrebbe essere estratta dalla regolite lunare ed utilizzata per future missioni umane. Qualora si trovasse il sistema di estrarre l’acqua si potrebbe utilizzare sia per il sostentamento degli astronauti sia per generare combustibile e ossigeno utili alle future spedizioni.

Come è stata scoperta l’acqua dalla NASA?

Lo strumento che ha permesso questa sensazionale scoperta è il telescopio volante SOFIA (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy). Questa meraviglia tecnologica solca i nostri cieli a bordo di un Boeing 747 appositamente modificato con un buco nella fusoliera che permette al telescopio alloggiato al suo interno di osservare l’universo. Questa scelta permette allo strumento, nonostante non si trovi in orbita, di osservare il cielo senza il pesante filtro di gran parte dell’atmosfera (la radiazione infrarossa che giunge alla quota operativa di 43000 piedi è pari circa al 90 percento di quella in orbita). Il progetto è costato circa 350 milioni di dollari ma dopo questa incredibile scoperta sembra proprio ne sia valsa la pena.

Il telescopio SOFIA effettuerà ulteriori voli per confermare la scoperta ed ottenere ulteriori dettagli utili alle future missioni ed ad individuare con precisione i siti più ricchi di acqua.

Il Boeing 747 con a bordo il telescopio SOFIA

Impatti sull’esplorazione della NASA sulla Luna

La scoperta di acqua accessibile avrà un grosso impatto sulle missioni del programma Artemis della NASA che conta di riportare l’uomo sulla Luna già nel 2024. Per riuscirci, l’agenzia spaziale statunitense si sta servendo del supporto di tutte le principali agenzie spaziali internazionali (ESA, JAXA, CSA) oltre che dei privati come SpaceX, Boeing e Blue Origin. Il primo lancio del programma dovrebbe avvenire alla fine del 2021 e sarà il primo lancio del sistema di lancio SLS che sarà protagonista del programma. L’obbiettivo alla fine del decennio è quello di avere delle basi sia sulla superficie che in orbita intorno al satellite per poter svolgere esperimenti e servire da basi per le future missioni su Marte.