L’esigenza di trovare materiali sostenibili e adatti per l’ambiente marziano sta diventando sempre più forte. Il Pianeta Rosso è una tra le mete spaziali più ambite e il progetto della sua colonizzazione è da anni al centro dell’attenzione. Grazie a un recente studio dell’Università di Singapore, si è scoperto che la strumentazione e gli habitat marziani potrebbero essere costruiti con la chitina, un polimero organico facilmente reperibile.
Colonizzare il Pianeta Rosso è uno degli ambiziosi obiettivi nel mondo spaziale. A tal proposito, hanno avuto luogo numerosi esperimenti e studi per analizzare i problemi che questo progetto presenta e si è arrivati ad elaborate diverse soluzioni. Ad esempio, il Rover Perseverance, lanciato nel luglio 2020, avrà lo scopo di studiare il territorio marziano raccogliendo campioni di roccia. Per quanto riguarda, invece, il problema dell’ossigeno, necessario per la sopravvivenza umana su Marte, sono stati condotti due esperimenti di tipo chimico. Ulteriori progetti che riguardano la colonizzazione di Marte interessano le abitazioni che dovranno ospitare i futuri ospiti del Pianeta Rosso. Nella ricerca dei migliori materiali per la costruzione degli habitat e degli strumenti necessari, la chitina, al momento, sembra essere la sostanza più adatta.
La chitina è un polimero organico facilmente reperibile, dal momento che è uno dei principali componenti dell’esoscheletro degli insetti e di altri tipi di artropodi. Inoltre, si trova anche nella parete cellulare dei funghi e nella cuticola epidermica di molti invertebrati. La sua produzione è legata all’attività metabolica degli organismi presenti sulla Terra ed è il polimero più abbondante in natura, subito dopo la cellulosa. Grazie ai legami a idrogeno presenti tra le sue molecole, la chitina è una sostanza che presenta una notevole durezza e flessibilità e il suo utilizzo ha già avuto successo, ad esempio in ambito alimentare per lo sviluppo di film commestibili e addensanti.
L’Università di Singapore ha portato avanti lo studio dell’impiego della chitina per la colonizzazione di Marte e, in seguito, lo ha pubblicato sulla rivista Plos One. Per poter utilizzare la chitina e sfruttarne le proprietà, il primo passo è stato quello di estrarre il chitosano. Quest’ultimo è stato successivamente combinato con la regolite, un minerale progettato in modo tale da imitare le proprietà del suolo marziano. Il progetto per la fabbricazione di strumenti e habitat su Marte prevede di mettere i depositi rocciosi in una soluzione a base di chitina e acqua (facilmente ottenibile dal ghiaccio sciolto). In seguito all’evaporazione dell’acqua, si ha la cristallizzazione del chitosano che riduce il suo volume e in questo modo riunisce le particelle di regolite. In questo modo la chitina può formare degli oggetti trasparenti che somigliano, sia per quanto riguarda l’aspetto che per quanto riguarda le caratteristiche, alla plastica prodotta sulla Terra.
Il materiale prodotto seguendo questo procedimento ha permesso di costruire una chiave inglese e un primo modello di habitat marziano. I risultati ottenuti hanno mostrato i vantaggi ottenibili con la chitina nella costruzione di strumenti e abitazioni su Marte. Infatti, oltre ad essere presente in abbondanza in natura, la sua produzione non richiede né un’eccessiva quantità di energia, né un’attrezzatura particolare. Grazie a questo recente studio, la colonizzazione di Marte diventa un progetto sempre più concreto: gli habitat marziani potranno essere costruiti con la chitina. Javier Fernandez, autore della ricerca, afferma:
“La produzione ispirata al bio e ai materiali sostenibili non intende sostituire i polimeri sintetici, ma è al contrario una tecnologia abilitante che definisce un nuovo paradigma nella produzione e consente di realizzare oggetti che non potrebbero essere prodotti dalle controparti sintetiche. Si tratta di materiali fondamentali per preservare l’ecosistema terrestre e per eventualmente raggiungere una nuova fase dell’evoluzione umana: la trasformazione in specie interplanetaria”.