Dopo il record di quattordici lanci riusciti e un solo fallimento lo scorso anno, Vega riparte portando in orbita 53 satelliti.
Dopo aver ottenuto il primato dei primi quattordici lanci portati a termine, questa notte il razzo vettore Vega ha compiuto un’altra missione importante: sono stati immessi in orbita 53 satelliti, utili per servizi di telecomunicazioni, didattica, osservazioni scientifiche della Terra. Nonostante il fallimento dello scorso anno e i rinvii dovuti a condizioni meteorologiche non favorevoli, ieri sera è finalmente avvenuto il sedicesimo lancio, che riapre anche l’attività italiana nello spazio e nella ricerca scientifica.
Vega, il razzo che ieri notte ha portato in orbita 53 satelliti, è stato ideato e realizzato a Colleferro dalla società ELV (di cui fanno parte Avio per il 70% e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) per il 30%), per l’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Deve il suo nome all’omonima stella appartenente alla costellazione Lyra ed è un vettore a corpo unico, alto circa 30 m, costituito da quattro stadi; i primi tre stadi, chiamati nell’ordine P80 (il più grande costruito al mondo e realizzato in blocco unico), Zefiro 23 e Zefiro 9, sono a propellente solido, il quarto, AVUM, invece è a propellente liquido e, realizzato in collaborazione con aziende ucraine e spagnole, contiene il motore responsabile dell’inserimento in orbita finale del carico.
Il razzo parte da Kourou, nella Guyana Francese, dalla stessa area di lancio da cui partì il primo razzo, Ariane, quaranta anni fa.
Alle 3.51, ora italiana (20.51 ora locale), il razzo Vega è stato lanciato, trasportando i 53 satelliti che serviranno per la ricerca scientifica, oltre che per scopi di telecomunicazioni. Grazie alla potenza dei motori e alla leggerezza dovuta agli stadi costruiti in fibra di carbonio, è uno tra i più rapidi dei razzi attualmente in servizio. Secondo il programma fatto dai rappresentanti di Avio a Colleferro, i primi tre stadi si sono separati uno dopo l’altro.
I primi sette satelliti, più corposi e utilizzati per le telecomunicazioni, le trasmissioni, il rilancio di Internet, sono stati messi in orbita un’ora dopo il lancio; in seguito, sono stati rilasciati tutti gli altri, completando l’operazione sulle varie orbite previste in circa due ore.
Il sistema utilizzato per l’immissione in orbita dei satelliti è chiamato Small Spacecraft Mission Service (SSMS) ed è stato realizzato da SAB Aerospace, con il contributo di Avio: si tratta di una struttura modulare leggera, in fibra di carbonio, che può essere configurata a ridosso della data del lancio, permettendo, quindi, di portare diverse quantità e misure di satelliti. Il lancio di ieri rappresenta, oltre che il ritorno in volo di Vega, anche l’esordio per questo sistema di distribuzione di satelliti.
I 53 satelliti messi in orbita questa notte sono satelliti di piccole dimensioni, ma altamente tecnologici: il loro peso varia da 1 kg a 400 kg e al loro lancio hanno partecipato anche aziende italiane. Con l’ASI è stato posto in orbita un mini satellite cubico, chiamato DIDO-3, che contiene un laboratorio per effettuare esperimenti in microgravità a controllo remoto. Tra i satelliti messi in orbita sono compresi anche i cubesat, dei veri e propri “cubetti” di 10 cm per lato e dal peso di circa 1 kg, messi a punto anche da studenti universitari italiani.
Le aziende che hanno affidato a Vega il lancio dei satelliti appartengono a tredici Paesi diversi, otto dei quali sono europei e tra i quali è presente anche l’Italia, con esperimenti riguardanti la microgravità.
Il lancio di Vega era già stato posticipato a causa della pandemia, in primavera sono seguiti altri rinvii dovuti a condizioni meteorologiche non favorevoli. È facile immaginare quanto fossero alte l’attesa e le aspettative per questa missione. Il ritorno nello spazio di Vega rappresenta la ripresa operativa della base spaziale, inoltre sono in preparazione i lanci previsti per il 2021, tra cui quello inaugurale di Vega-C, e sono in fase di studio le versioni Vega-E e Vega-L.
Articolo a cura di Caterina Triaca