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Tempest(a) in alta quota, verso il caccia di sesta generazione

A cura di Michele Fragnelli

Sono stati fatti importanti passi in avanti nella programmazione del lavoro trilaterale che prevede la progettazione e la successiva realizzazione del nuovo caccia europeo da rendere operativo a partire dal 2035: si parla del Tempest, il caccia di sesta generazione. La pianificazione di un velivolo, i cui servizi non sono richiesti per un arco temporale così ampio, potrebbe apparire come una preoccupazione prematura.

Tuttavia, il processo di sviluppo e di immissione in servizio degli aerei da combattimento è particolarmente lungo e richiede decenni. Al giorno d’oggi, peraltro, non vi è certezza su chi sarà il successore dei tre caccia progettati e costruiti in territorio europeo, ovvero: il multiruolo Eurofighter Typhoon, il francese Rafale della Dassault Aviation e il grifone svedese Saab JAS 39.

Per queste ragioni, già dal 2018 il Regno Unito ha mostrato l’ambizione di voler sviluppare un nuovo velivolo da combattimento aereo. Nel caso britannico, il nuovo caccia andrebbe ad affiancare l’americano Lockheed Martin F-35 Lightning ed il Typhoon (prima della sua dismissione), costituendo la strategia di combattimento aereo principale per il futuro della Royal Air Force.

Tempest, il caccia di sesta generazione e il cambio generazionale

Per garantire la sicurezza in ambito internazionale e per poter mantenere il passo nella competizione strategica fra le varie potenze globali, i paesi occidentali più avanzati sono chiamati a pianificare per tempo il futuro della propria flotta aerea. Il cosiddetto Future Combat Air System europeo su cui si sta discutendo, viene ormai descritto come velivolo da combattimento di sesta generazione, rispecchiando quindi tutti gli sviluppi più recenti della tecnologia. Il cambio generazionale è necessario e inevitabile per diverse ragioni. Innanzitutto poiché con il presentarsi di nuove tecnologie o di nuovi requisiti operativi, i mezzi aerei esistenti possono diventare obsoleti. Tale rinnovamento tecnologico è certamente accelerato dalla competizione esistente tra le maggiori potenze mondiali data dal voler mantenere o guadagnare un vantaggio strategico per le proprie forze armate.

Volendo fare una panoramica sulla tecnologia caratteristica delle diverse generazioni, riguardo alla prima possiamo affermare che comprendeva velivoli prettamente subsonici con sistemi avionici basilari. Dalla metà degli anni ’50 si hanno i primi esemplari di range radar, post-combustori, missili e velivoli supersonici (come l’americano Starfighter F-104 ed il sovietico MiG-21) tipici della seconda generazione. Subito dopo, dai primi anni ’60 si utilizzano i primi dispositivi radar a impulsi in grado di rilevare il nemico e permettere di attaccarlo, come nel giapponese F-1 di terza generazione.

Dagli anni ’70 si verifica un notevole e ulteriore miglioramento dei sistemi radar con la versione doppler, si introducono tecnologie digitalmente avanzate quali il fly-by-wire e il display head-up, dispositivi che contraddistinguono la quarta generazione di F-16. Due decenni più tardi abbiamo la famiglia avanzata (generazione 4.5) di Typhoon, Rafale, Gripen, Sukhoi 35, i quali godono di manovrabilità nettamente superiore, buona fusione ed elaborazione delle informazioni derivanti dai sensori, tecnologia stealth di base. Con il nuovo millennio si arriva alla quinta generazione (F-35 Lightning, F-22 Raptor, Sukhoi 57, J-20) dotata di radar active electronically scanned array, ottima fusione sensoristica, funzione stealth avanzata, e capacità di crociera supersonica.

Per quanto riguarda la sesta generazione, si prevede che i velivoli possano essere caratterizzati da un livello avanzato di tecnologia stealth, sensori avanzati, tecnologia directed-energy weapons, sistemi propulsivi ipersonici, e dalla capacità di controllare l’aereo senza ausilio di equipaggio (UAV). Tuttavia, queste peculiarità non costituiscono delle certezze in quanto si tratta di progetti in via di sviluppo, conseguentemente i particolari tecnici non vengono resi noti. Ad esempio, la Airbus Defence appoggia una concezione di sesta generazione basata sull’utilizzo di intelligenza artificiale e sensor data fusion. Sfruttando tali tecniche sarebbe possibile sviluppare un fighter innovativo che abbia le capacità tipiche della 5° generazione, ed allo stesso tempo l’abilità di dirigere e governare una moltitudine di UAVs opportunamente collegati ad esso, i cosiddetti robot wingmans (visibili nella figura seguente).

I due progetti Europei e il ruolo dell’Italia

Lo sviluppo di un progetto di tale portata è ovviamente influenzato da ragioni politico-economiche. In particolare, a livello europeo sono stati dichiarati due progetti distinti per quanto riguarda il cosiddetto Future Combat Air System. Da un lato vi è la volontà della Francia di dirigere un progetto nel quale controllare le partnerships e garantire la sostenibilità economica. Dall’altro vi è il progetto targato UK, il Regno Unito è infatti intento a mantenere l’autonomia strategica e confermare la forza nei campi aerospazio e difesa.

Vi sono diverse ragioni per cui non vi è un solo progetto con la collaborazione franco-britannica. In primo luogo, tale binomio si è già mostrato inefficiente pur potendo lavorare nelle condizioni favorevoli dettate dal trattato di Lancaster House, a maggior ragione non c’è motivo di immaginare una collaborazione vincente con le difficoltà date dalla Brexit. In secondo luogo, a complicare il matrimonio ci sarebbe in gioco una rivalità importante tra la BAE Systems e la Dassault Aviation.

Dunque, abbiamo da una parte il progetto FCAS supportato da Francia, Germania e Spagna. Dall’altra parte vi è il progetto Tempest a cui collaborano Gran Bretagna, Italia e Svezia. La scelta dell’Italia, schieratasi sul “fronte” UK, è data principalmente da motivazioni industriali legate ai rapporti preesistenti tra le parti. In particolare, Italia e Regno Unito possiedono le stesse necessità e godono delle stesse esperienze in termini di flotte aeree militari. Infatti, esse hanno entrambe partecipato e operato significativamente nell’ambito dei programmi Tornado Panavia e Eurofighter Tyhphoon.

Inoltre, grazie alla partecipazione attiva nel programma F-35 Lightning (nel caso italiano: produzione semiali e sezione centrale fusoliera, assemblaggio velivolo presso Cameri, Final Assembly and Check Out), entrambe possiedono una buona conoscenza della tecnologia di 5° generazione, potendo così più facilmente guardare verso la generazione successiva. Un altro vantaggio del progetto UK, rispetto a quello franco-tedesco, è dato dal ruolo cruciale che andrebbero a ricoprire le industrie italiane, con conseguente miglioramento della conoscenza di un gran numero di tecnologie chiave e componenti complessi.

Nello specifico, il valore aggiunto del programma Tempest giace nella partecipazione di Leonardo che si troverebbe a gestire in prima persona dispositivi elettronici quali avionica, sensori, radar, sistemi di integrazione, sistemi di rilascio armi e tanto altro. Nel programma FCAS, invece, l’Italia si troverebbe in una posizione nettamente secondaria, oscurata dalla presenza della grande Thales Space.

Il Team Tempest per il caccia di sesta generazione

Si stima che il progetto del nuovo jet da combattimento guidato dalla Royal Air Force e supportato da Italia e Svezia, richiederà un investimento di almeno 2 miliardi di sterline. Lo sviluppo del nuovo caccia di 6° generazione sarà affidato a una joint venture che prende il nome di Team Tempest, essa è composta da: BAE Systems (sistemi avanzati per il combattimento aereo), Rolls Royce (sistemi propulsivi e di potenza), MBDA (produzione missili e armamenti avanzati), Leonardo (reti sensoristiche, elettronica e avionica), Avio Aero (progettazione, produzione e manutenzione aeronautica), le industrie aerospaziali Saab e GKN Aerospace.

La prima rivelazione sul velivolo è stata fatta al salone aerospaziale di Farnborough del 2018, dove è stato svelato un modello in scala reale di un velivolo bi-motore e monoposto. Tuttavia, non si tratta di un modello dimostrativo quindi occorre mantenere una certa distanza da quanto mostrato al suddetto evento e da quanto visibile nella figura seguente.

La configurazione del Tempest, come detto da BAE Systems, si basa su cinque punti cardine:

  • Connected and Cooperative, sistemi di comunicazione riconfigurabili e autonomia regolabile.
  • Affordable, sistemi propulsivi avanzati, opzioni di supporto automatizzate, processi e strumenti digitali avanzati.
  • Capable, Flight Control System di ultima generazione, sensori radio frequenza avanzati, sensori elettro-ottici avanzati, sensori integrati e sensori multispettrali distribuiti.
  • Upgradable, architettura progettata per essere aggiornata.
  • Flexible, design virtuale del cockpit e configurazione del payload flessibile.
Dettagli configurativi del Tempest, fonte BAE Systems.

In definitiva, il progetto per lo sviluppo di Tempest risulta ambizioso e promettente, con diverse tecnologie innovative che porterebbero notevoli benefici alle industrie coinvolte. I principali attori in gioco hanno fissato al 2035 la deadline entro cui consegnare i primi esemplari del velivolo. Ciò nonostante, permane una domanda a cui sarà in grado di rispondere il tempo, ovvero: riusciranno le nazioni europee a portare avanti, industrialmente e finanziariamente, due progetti differenti di velivoli così altamente avanzati?

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Redazione