Helica: mezza macchina mezzo aeroplano
Era il 1913 quando l’ingegnere Francese Marcel Leyat mise da parte le autovetture convenzionali per costruire il primo prototipo di Helica, una microvettura caratterizzata dalla propulsione di un’elica posta sulla parte anteriore; oggi, potrebbe sembrare una scelta alquanto bizzarra, ma all’epoca diversi inventori e ingegneri decisero di montare un’elica sulle proprie vetture. Leyat fu l’unico che riuscì ad avviare una produzione in serie ben 30 esemplari dal 1913 al 1926.
Ma cosa spinse tutte queste persone a costruire simili macchine?
Il meccanismo propulsivo permetteva di semplificare molto la riparazione, in quanto non vi era trasmissione alle ruote, non c’erano cambi né frizione; tale struttura rendeva l’avviamento molto più semplice, con i conseguenti contro di poca stabilità ed elevata pericolosità dovuta all’oggetto rotante che poteva ferire chiunque si fosse avvicinato troppo; non a caso, i primi due prototipi di Helica causarono diversi incidenti, che spinsero Leyat a distruggerli in favore delle 4 ruote come vetture future.
Furono costruiti diversi modelli nel tempo, ognuno con proprie caratteristiche: il primo prototipo non aveva alcuna protezione all’elica, aumentando il rischio di incidenti, per poi risolvere tramite una protezione con corona rigida e cavi; dal 1921 nacquero 2 diversi modelli: uno a carrozzeria aperta (“sport”) e uno a cabina chiusa (“conduite intérieure”) che permetteva ai passeggeri di non risentire del forte flusso d’aria causato dalla propulsione.
Record di velocità di Helica
Il materiale principale era legno compensato, che rendeva le Helica molto economiche, leggere e anche veloci, tanto che, nel 1927, uno degli ultimi modelli riuscì a raggiungere a Montlhéry la velocità di 171 km/h, molto alta se si considera che le autovetture commerciali dell’epoca raggiungevano a stento una velocità di poco superiore superiore ai 100 – 110 km/h.
Dopo un iniziale successo, il record dei 171 km/h non riuscì ad attirare nuovi acquirenti e le auto ad elica passarono sempre più di moda nel tempo, spingendo il loro inventore a lasciare questo campo e a dedicarsi alla musica e all’aviazione.
A oggi, non sono rimasti molti esemplari: esistono tre repliche funzionanti, mentre di originali ne sono rimasti soltanto due. Uno dei sopravvissuti del 1922 a carrozzeria chiusa ancora funzionante, appartiene a un collezionista privato ed è valutato a quasi 17.9 milioni di euro; l’altro del 1921, con due posti in tandem e a carrozzeria scoperta, è attualmente conservato al Museo delle Arti e dei Mestieri di Parigi.
In conclusione, quello delle macchine a elica è stato un curioso esperimento di unione tra il mondo dell’aeronautica e delle autovetture che è riuscito a sopravvivere fino alla seconda metà del 900 con scarsi risultati. Altri tipi di unioni, invece, ci hanno regalato dei piccoli gioielli della tecnologia: infatti la propulsione a getto applicata alle automobili ha permesso, nel 1997, alla Thrust SCC di superare per la prima volta il muro del suono, raggiungendo ben 1228 km/h.
A CURA DI FABRIZIO MEDUGNO