A cura di Caterina Triaca
Un team di astronomi dell’European Southern Observatory (ESO), in collaborazione con altri osservatori, ha localizzato il buco nero più vicino al Sistema Solare. Distante “solo” mille anni luce dalla Terra, questo fa parte di un sistema triplo, insieme a due stelle visibili anche a occhio nudo. Proprio dallo studio delle orbite di queste due stelle si è arrivati a scoprire l’esistenza di un buco nero.
Il buco nero individuato, distante un migliaio di anni luce dalla Terra, fa parte del sistema triplo HR 6819, situato nella Costellazione del Telescopio. Si tratta del sistema stellare più vicino alla Terra, a tal punto che, nelle notti particolarmente serene e libere da inquinamento luminoso, dall’emisfero australe è possibile vederne le stelle anche a occhio nudo.
La massa del buco nero appena scoperto sarebbe di almeno quattro volte quella solare, ma a differenza della maggior parte dei buchi neri di massa stellare, quest’ultimo non ha interazioni violente con l’ambiente circostante. Ciò significa che non vengono prodotte emissioni di raggi X e il buco nero considerato è completamente scuro poiché la sua presenza non è rivelata dalle radiazioni.
Nella nostra galassia erano già stati individuati circa una ventina di buchi neri grazie alle radiazioni emesse interagendo con l’ambiente, la presenza di questo corpo celeste invece è stata intuita studiando il moto delle altre due stelle. Le osservazioni astronomiche che hanno portato alla scoperta del buco nero sono state fatte con il telescopio ottico da 2,2 metri dell’MPG/ESO presso l’osservatorio di La Silla, in Cile.
Il sistema HR 6819 inizialmente era stato osservato nell’ambito di uno studio sui sistemi stellari doppi. Tuttavia, i risultati mostravano che una delle due stelle orbitava intorno a un corpo invisibile ogni 40 giorni, mentre la seconda stella rimaneva a grande distanza da questa coppia più interna.
L’orbita della stella più interna è stata studiata da un gruppo di ricercatori dell’Eso, guidati da Thomas Rivinius, e i dati ottenuti hanno permesso di risalire alla massa del corpo celeste. Poiché questa è risultata essere di almeno quattro volte quella solare, si è arrivati alla conclusione che un buco nero poteva essere l’unico oggetto invisibile in grado di esercitare una tale forza gravitazionale.
Si stima che nel passato molte stelle della Via Lattea siano collassate e abbiano formato dei buchi neri al termine della loro vita. Grazie allo studio del sistema HR 6819, ora sarà più facile individuare anche questi altri buchi neri nascosti. Dietrich Baade, astronomo e coautore dello studio pubblicato su Astronomy & Astrophysics, afferma infatti che «Devono esserci centinaia di milioni di buchi neri là fuori, ma ne conosciamo solo pochissimi. Sapere cosa cercare dovrebbe metterci in una posizione avvantaggiata per trovarli».
Gli astronomi pensano già a un secondo sistema stellare, chiamato LB-1, che potrebbe essere un sistema triplo. La sua distanza dalla Terra è superiore rispetto a quella di HR 6819, ma è considerato vicino dal punto di vista astronomico.
Gli scienziati sono convinti che esistano molti altri sistemi di questo tipo e trovandoli si otterrebbero risultati scientifici di notevole importanza. Il loro studio potrebbe essere un punto di partenza per arrivare a comprendere fenomeni come le violente fusioni cosmiche e le potenti onde gravitazionali che vengono rilasciate.