In questi giorni il web è stato sovraccaricato di un’immagine, in particolare, rappresentante l’Australia in fiamme; tale “fotografia” è stata presentata come una ripresa originale proveniente direttamente dallo spazio.
L’immagine, ormai divenuta virale, è in realtà una simulazione in 3D elaborata grazie alle informazioni reperite dal servizio FIRMS (Fire Information for Resource Management System) della NASA, utilizzato anche lo scorso agosto per comprendere la vastità degli incendi che colpirono l’Amazzonia; il sistema, nel dettaglio, mostra il numero di incendi che ha colpito l’Australia sin dallo scorso autunno (Settembre 2019).
Come esposto anche dall’articolo di Energycue.it, la risposta è: Ni. Per chiarire meglio, l’immagine non è scattata dallo spazio come viene detto dalla maggior parte del popolo del web; tuttavia, non è definibile neanche come “falsa”, in quanto proviene da una sovrapposizione di dati direttamente dallo spazio. Se vi trovate a commentare in qualche parte di Facebook, fate presente che è una veritiera simulazione tridimensionale della situazione che sta patendo l’Australia da diversi mesi a questa parte.
Iniziamo la risposta esponendo un’ovvietà: l’attività dell’essere umano, sin dagli inizi della sua presenza, ha un altissimo impatto sul pianeta Terra. Un esempio molto significativo di tale cambiamento è costituito dalla diffusione degli incendi, un fenomeno di proporzioni così vaste che interessa tutti gli ecosistemi vegetali: dalle foreste boreali alle zone temperate, dalle savane tropicali alle foreste equatoriali (ne abbiamo ricevuto un esempio con l’Amazzonia e, ora, con l’Australia).
Il Premio Nobel Paul Crutzen fu uno dei primi a indicare come le emissioni di anidride carbonica e di altri gas serra, dovute agli incendi nelle aree tropicali, influenzassero la chimica della troposfera; secondo alcuni studi compiuti dal CNR, della quantità di anidride carbonica (CO2) immessa in atmosfera per le attività umane, il 40% è imputabile alle emissioni dovute agli incendi nei diversi ecosistemi del globo.
Date queste premesse, era solo questione di tempo prima che le principali agenzie spaziali si muovessero in tal senso. Il Telerilevamento satellitare, attualmente, rappresenta il metodo migliore, e sotto molti aspetti unico, per fornire informazioni del fenomeno su scala globale; in particolare, attraverso le immagini fornite dai satelliti geostazionari (Meteosat, Japanese Geostationary Meteorological Satellite) ed eliosincroni (NOAA, Landsat, SPOT, MODIS), e utilizzando la radiazione elettromagnetica dello spettro ottico (visibile, infrarosso vicino, medio e lontano), è possibile ottenere dallo spazio una “fotografia” degli incendi e studiarne gli effetti e i danni provocati all’ambiente.
Lo studio degli incendi, in questo caso degli “incendi boschivi”, è molto complesso perché comprende una serie di aspetti connessi alle caratteristiche della vegetazione, alla morfologia del territorio, ai fattori meteorologici, ai fattoriantropici, etc; attualmente, sono molti i satelliti che monitorano l’intero pianeta per questo problema ed esistono molti sistemi atti ad aiutare i corpi di emergenza, come i Vigili del fuoco: ne è un esempio FIRE-SAT, che fornisce un monitoraggio sistematico, dinamico ed integrato degli incendi boschivi.
Per tornare al caso Australia, le due principali agenzie spaziali del mondo, NASA ed ESA si sono mosse e fatte valere per il monitoraggio del continente in difficoltà; nel dettaglio, la NASA utilizza il già menzionato FIRMS (immagine a sinistra) e l’ESA si avvale dei suoi satelliti guardiani Sentinel (Immagine a destra).
Il sistema FIRMS distribuisce i dati di incendio attivo Near Real-Time (NRT) entro 3 ore dall’osservazione satellitare sia dallo spettroradiometro per immagini a risoluzione moderata (MODIS) sia dalla suite di radiometri per visione a infrarossi visibili (VIIRS); il programma Copernicus, grazie ai satelliti Sentinel 2 e Sentinel 3, fornisce immagini ad alta risoluzione e aggiornate degli incendi in Australia: nel dettaglio, dalla foto possiamo osservare l’evoluzione da Ottobre a Dicembre 2019. Troviamo, insomma, una combinazione di satelliti geostazionari e di satelliti con orbite più basse che riescono a fornirci immagini aggiornate ogni 5-15 minuti mostrando, così, l’evoluzione degli incendi.
Tutta la nostra solidarietà per il continente australiano.